Cedere culturalmente al terrorismo

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C’è chi propone di trattare con Al Qaeda, chi attacca violentemente leader riformisti, pur schierati a sinistra e chi inneggia alla resistenza irakena che ha assassinato i carabinieri a Nassiriya e ha le mani grondanti del sangue di migliaia di oppositori. Ma il pericolo peggiore sta in chi, proclamandosi democratico, ha ceduto culturalmente al terrorismo.

Il ricatto di chi non ci vuole liberi


Innanzitutto i cristiani che aderiscono alle manifestazioni in cui si postula un’equidistanza tra America e terrorismo o, peggio, in cui si dimentica addirittura che esiste un terrorismo. C’è un’affermazione che certi leader ormai esprimono chiaramente: il terrorismo come esito giustificabile delle ineguaglianze economiche. è l’ignoranza della storia, dell’economia, del diritto, dello stesso concetto di uomo.


All’origine di certi movimenti fondamentalisti, c’è il diniego dei diritti della persona, c’è l’umiliazione della donna, bandita da ogni manifestazione pubblica e trattata come una schiava. C’è la distruzione di ogni cultura, come dimostrano i talebani afghani contro le statue di Buddha, c’è il perpetuarsi di un’economia tribale in cui poche famiglie come i Bin Laden si arricchiscono nei mercati occidentali impedendo lo sviluppo economico dei loro paesi. Sul piano politico, ogni possibilità di espressione viene ostacolata come nei peggiori regimi stalinisti. Sul piano giuridico l’habeas corpus della Magna Charta non è neppure considerato e si pensa che la legge coranica possa essere legge dello Stato. Perciò, non solo il terrorismo, ma anche le correnti culturali che lo tollerano sono contro lo sviluppo della persona. È giusto ricordarlo perché c’è ormai in giro una ignoranza e una confusione che fanno paura. Ma questo non basta.


Il problema grave è che non sappiamo più gustare l’esperienza della libertà: libertà religiosa, di impresa, di famiglia, di associazione. Si confondono il potere, l’imperialismo, il liberismo che dominano parte dell’Occidente con la natura dell’Occidente stesso. Si butta via il bambino con l’acqua sporca. Se noi cristiani non sappiamo rendere ragione personalmente del valore di quello che viviamo, se non partiamo dalla nostra umanità cambiata, queste conseguenze sono inevitabili. La vita che abbiamo incontrato, il sapore dell’infinito nell’amicizia quotidiana, la riscoperta della bellezza del creato, l’aiuto a chi soffre, la possibilità di attraversare quel mistero inspiegabile che è il dolore e, soprattutto, la compagnia di un Dio fatto uomo, sono la ragione dei semplici di cuore.
Strada, Rizzo, Zanotelli, Caruso, sono troppo pieni del loro furore ideologico per accorgersene.
È una storia già vista…


Giorgio Vittadini


Tempi, 26/3/04