Contro l’inquisizione laicista una nuova crociata
L’orgoglio dell’identità cristiana ha fatto vincere il presidente Usa e perdere Buttiglione.
Cesare Cavalleri, di Studi Cattolici: “I teo-con restino un movimento trasversale.
Altrimenti la nostra cultura rischia l’annichilimento”.
“Four more years”. Alla fine Bush junior ce l’ha fatta. L’America (e di conseguenza il mondo), proseguirà con la politica impostata dall’inquilino della Casa bianca quattro anni fa, all’indomani della sconfitta su Al Gore, delfino di Bill Clinton.
“Four more years”, ancora quattro anni. A poco sono servite le sponde che il suo sfidante John Forbes Kerry, poteva vantare nel vecchio continente e nei salotti buoni di mezzo pianeta. A nulla, o quasi, è servito l’appoggio della stampa progressista e degli intellettuali radical-chic. Alla fine, contano i voti.
La differenza l’ha fatta chi, il 2 novembre scorso, è andato a votare. E ai seggi c’è andata l’America più autentica e tradizionale. Quella delle bandiere a stelle e strisce riprodotte in ogni dove, dei tacchini e delle torte di mele per il giorno del ringraziamento, dei super bowl, delle chiese piene alla domenica, dei pic nic con frittelle cosparse di succo d’acero. In una parole, il Paese del sogno americano. Questa, queste comunità, si sono riconosciute nel redento George W. Nel texano figlio di papà, che ammette di essersi salvato dall’alcolismo grazie all’incontro con Dio. Che legge la Bibbia e che pubblicamente sostiene di avere Gesù come pensatore di riferimento. Il Paese simbolo del progresso, dove a vincere, sono i valori più genuini e radicati. Tutto ciò avviene, mentre in Europa si urla allo scandalo, e si preparano i roghi, perché il candidato italiano al seggio di commissario europeo alla Giustizia, libertà civili e immigrazione, non nasconde le proprie riserve circa i matrimoni fra persone dello stesso sesso.
Anche di questo abbiamo parlato con Cesare Cavalleri, direttore della prestigiosa rivista Studi Cattolici.
Direttore, sembra che fra una sponda e l’altra dell’Atlantico le cose siano davvero diverse: in America i valori fanno rivincere le elezioni a Bush, in Europa invece, fanno perdere la poltrona a Buttiglione, creando non pochi problemi al governo.
“Dagli Stati Uniti ci arriva una grande speranza e un monito. La vittoria ottenuta da George W. Bush grazie all’impegno profuso nella difesa dei valori, ci riscalda il cuore. Ma al tempo stesso ci palesa come l’Europa, se continua nel modo che sappiamo, sia destinata solo alla deriva e all’annichilimento. Se il vecchio continente non sarà in grado di ancorarsi nuovamente ai suoi valori e alle sue radici, finirà a essere considerato un museo di rovine, pronto a farsi calpestare dai cinesi”.
C’è chi sostiene che in Europa siano attive vere e proprie lobby contrarie a certi valori. Secondo lei è vero?
“Certamente esiste la lobby degli omosessuali, numericamente non molto consistente, ma molto dotata di mezzi e risorse. A quanto si è sentito, il partito liberale e in parte anche quello socialista, ricevono da questo ambiente cospicui e generosi finanziamenti. E sulla scorta di questo, è facile capire il perché di tanto accanimento sul caso Buttiglione. Non si tratta di fare complotti, ma mi sembra evidente come al candidato italiano alla Commissione, fosse stata tesa una trappola nella quale è caduto. Davvero difficile non pensare che si sia trattato di un’operazione studiata e concordata”.
Però non è solo Buttiglione ad essere finito sul libro nero della nuova inquisizione laicista. Chiunque si erga a scudo di certi principi, viene scomunicato. È successo anche a diversi esponenti della Lega Nord, tacciati di oscurantismo, solo perché hanno difeso la famiglia tradizionale.
“Il cristiano è tenuto a proclamare e diffondere un messaggio che il mondo non vuole ascoltare. È sempre stato così e oggi lo è in maniera particolare. Da qui nascono tutte le difficoltà. Ma dobbiamo anche osservare che quando il cristiano parla di questi famosi valori, non lo fa da un punto di vista confessionale, per difendere gli interessi della sua religione, del suo gruppo o del suo clan. Il cristiano, su questi temi, parla davvero a nome del bene di tutta l’umanità. Il punto è questo: la democrazia, deve necessariamente combinarsi con il soggettivismo etico?”.
Immagino che la risposta sia negativa. Ci aiuti a capire il perché.
“Se la democrazia diventa soltanto una “procedura”, che anche su temi molto importanti si limita a registrare le varie opinioni e decidere a maggioranza. Evidentemente, questo tipo di democrazia finisce per far esplodere la società stessa. O apre la porta a derive totalitarie come quelle conosciute nel recente passato”.
O tecnocratiche, come sembra essere avviarsi ad essere la Ue…
“Esattamente. Ci sono dei valori che devono essere riconosciuti come fondamentali, intoccabili e inalienabili, perché connessi alla natura stessa dell’uomo. Ecco perché la crisi morale a cui assistiamo, si può classificare come “antropologica”. Ossia, non si sa cosa è l’uomo. O meglio, qualcuno lo sa. Ma la maggioranza, confusa, finge di non saperlo o non vuol saperlo. Tutto il dibattito cui abbiamo assistito sulla fecondazione assistita, sul diritto alla vita, sull’aborto, nascono dal non voler approfondire: chi è l’uomo”.
Chi può dare la risposta?
“Il cristiano a nome di tutti, ha le risposte giuste. Quelle che nascono da una considerazione oggettiva della natura umana. E quindi di una legge naturale, nei confronti della quale gli ordinamenti giuridici e istituzionali, non possono non uniformarsi se vogliono costruire una società entro la quale l’uomo possa autenticamente vivere”.
Questa esigenza, è stata colta da personaggi, che certo non possono essere classificati come clericali. Di giorno in giorno, si amplia il novero di chi esce allo scoperto nello schierarsi in difesa di certi principi. È stato creato persino un neologismo “teo-con”. Cosa ne pensa?
“Nel nostro linguaggio, il termine “conservatore”, normalmente viene utilizzato con un significato negativo. Ma se si tratta di conservare il vero bene dell’uomo, come famiglia, diritto alla vita, all’educazione dei giovani, ben venga anche l’etichetta di “teo-con”. L’importante, è che un movimento di questo genere possa trovare cittadinanza”.
Secondo lei, meglio un movimento d’opinione, o un nuovo partito chiaramente identificabile?
“Direi assolutamente meglio un movimento, vivo e vitale, ma trasversale. Ahimè, in Italia il peso dei partiti, rende difficile una cosa del genere. Se ne era avuta una bella dimostrazione in occasione del dibattito sulla fecondazione assistita, ma è ancora una volta il “caso Buttiglione” a doverci far riflettere. In questa occasione abbiamo visto dei deputati europei che si dicono cattolici, votare contro il candidato cattolico designato dal loro Paese, facendo prevalere logiche di tipo politico. Così non si va molto lontano”.
Forse, dopo la “lezione americana” qualcuno nella Margherita, che vuole essere il punto di riferimento dei cattolici di centrosinistra, inizierà a porsi il problema della coesistenza con le frange più massimaliste del suo schieramento. Non crede?
“Oggi i Ds sono il partito radicale di massa, che va al seguito ideologico di Pannella e Bertinotti. Io mi auguro davvero, che qualcuno capisca che da quella parte, non c’è alcuna possibilità di affermare qualsiasi valore anche lontanamente cristiano e quindi umano nel senso che abbiamo detto prima. Certo, questa presa di coscienza, richiederebbe un prezzo salato da pagare: ammettere di aver sbagliato e cambiare strada”.
I valori in America hanno portato la gente a interessarsi maggiormente alla politica. Può succedere la stessa cosa anche da noi?
“Anche nel nostro Paese, il settore da conquistare è quello dell’astensionismo. Per questo dico, che non serve un nuovo partito. La vera sfida da vincere, è motivare i cittadini al voto. Se si riuscirà a farlo, facendo perno su valori e principi, sentiti e condivisi, sarà poi la gente, all’interno delle cabine elettorali, a scegliere i partiti che meglio rappresentano e interpretano questi sentimenti”.
di Paolo Bassi
Il Federalismo Anno 8 – Numero 40 – Lunedì 15 Novembre 2004
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