Bioetica, Mantovano chiede a Fini un chiarimento sui contenuti

“E’ AGLI ANTIPODI DELLA NOSTRA STORIA”


Giulio Meotti
Il Foglio 15 giugno 2005


Roma. La nascita è un vecchio pallino del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano. Ha una laurea sugli aspetti giuridici della 194 e oggi dice: “Non sono ammessi paragoni tra i risultati referendari precedenti e l’ultimo sulla fecondazione artificiale. Per l’intensità dell’informazione è difficile sostenere che gli italiani non sapessero di cosa si parlasse. E’ stato un confronto aperto, con molte distorsioni e demagogie. Ma si è capita la posta in gioco”.

Mantovano è cresciuto nella demaistriana Alleanza cattolica, la centrale di elaborazione politico-culturale nata negli anni Sessanta intonata sul cattolicesimo tradizionale e conservatore. “La bioetica sarà sempre più centrale, il rapporto fra scienza e tecnica e quindi tra etica e politica. Lo dimostra l’interesse suscitato dal referendum e la fecondità del dibattito americano, dove uno dei tre confronti televisivi fra Bush e Kerry si è tenuto sulle cellule staminali e le adozione, l’embrione e le coppie omosessuali”. Sono tematiche che entusiasmano e preoccupano, trovare il punto di equilibrio è la nuova sfida politica. “Nella campagna referendaria è emersa non tanto la posizione della Chiesa. Che ha radici storiche profonde quanto la sua storia, vecchie quanto Tertulliano. E’ stata piuttosto l’ampiezza della discussione nel mondo laico, l’intervento di opinionisti come Oriana Fallaci”.



In passato c’era Norberto Bobbio, oggi il ripensamento tra le femministe storiche e le riflessioni nell’area no global. “La scienza era con noi, l’umanità del concepito si ricava dal microscopio. E’ stata l’occasione per conoscere grandi scienziati e saggisti, si sono aperte finestre che nemmeno immaginavamo. Spero che non sia un dibattito chiuso. Cinquant’anni fa ci si interrogava sull’uso di un’altra scoperta, la scissione dell’atomo. Oggi sui limiti della genetica”.



Lo scontro con Gianfranco Fini ha spinto Mantovano, insieme a Gianni Alemanno, a dimettersi dalle cariche del partito. Ma lui non si è mai sentito più a suo agio come in questo periodo. Sono nove anni che fa politica, sempre una nuova campagna elettorale, “ma è stata la prima volta che mi è capitato di svolgere un’attività in cui mi identificavo totalmente, che fosse fonte di entusiasmo e di soddisfazione interiore. Ho visto tanti giovani impegnati in un invito all’astensione che era sempre sinonimo di una spiegazione consapevole in pubblico. Ringrazio per questo i radicali”.



Commentando l’esito referendario, oltre a escludere le proprie dimissioni, Fini ha fatto sapere che i partiti politici devono interessarsi di economia e lasciar perdere l’embrione. “Il dissenso su questo punto è totale – dice Mantovano – Non può ritenere superfluo un tema simile, come non ritengo marginale quello sulla droga, e domani l’eutanasia o la prospettiva demografica dell’Italia”. Sul fronte bioetico per Mantovano Fini si sta muovendo agli antipodi di ciò che è stato scritto a Fiuggi, della Carta dei Valori, della storia dell’Msi e del comportamento parlamentare di An nel sostegno della Legge 40, serve quindi “un chiarimento sui contenuti”.



Nelle molte assemblee di partito che ha tenuto, Mantovano ha registrato una posizione unanime in totale disaccordo con Fini. “Quello che è successo in An deve spingerci a far violenza su noi stessi e a chiederci che futuro ha un partito che sceglie in modo pilatesco la libertà di coscienza, facendone un alibi. La politica giusta è quella di Bush, il suo braccio di ferro col Congresso e la comparsa in tv con ventuno ex embrioni al suo fianco, facendo toccare con mano la carnalità degli argomenti”. La libertà non è un contenitore vuoto né può essere fine a se stessa. Si chiama Zapatero l’esito della politica come volano della maggioranza. Il rischio per Mantovano c’è anche per la destra. “Aznar ha fatto tanto sul terreno economico, ma sulla bioetica ha mantenuto una legislazione totalmente lassista, confermando la prassi precedente di Gonzalez. Se vogliamo scongiurare la china zapaterista non dobbiamo avere un modello alla Aznar, ma quello repubblicano di Bush”.



Mantovano spera che il fallimento del referendum diventi motivo di riflessione per l’Unione europea. “L’unità latina sulle questioni bioetiche è stata minata da ciò che accade in Spagna da quindici mesi, mentre i congelatori anglosassoni di embrioni potrebbero essere staccati grazie alla tendenza avviata in Germania e Svezia”.



Mantovano dice che chi ha letto Aldous Huxley, 1932, ha capito qual è il pericolo. “Ho sempre considerato il Mondo Nuovo come la frontiera del totalitarismo di oggi. Orwell appartiene al passato. Benedetto XVI parla di un totalitarismo subdolo che assume forme democratiche che non tutelano i diritti di tutti”.



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