Armeni: spalle girate dai politici italiani

Preferisce i turchi, Italia assente (in)giustificata

Mentre il presidente dell’Armenia arrivava in Italia, le più alte cariche del Governo erano impegnate con i loro amici turchi che, ancora, non riconoscono il genocidio di quel popolo. No comment…
 

Robert Kocharian, presidente dell’Armenia, è arrivato a Roma il 27 gennaio per firmare un importante accordo di collaborazione economico-commerciale tra le Repubbliche d’Armenia e d’Italia, accompagnato dal ministro del Commercio e dello Sviluppo economico, Karen Chshmaritian, dal ministro dell’Agricoltura, David Lokyan e dal sottosegretario al Ministero dell’Energia, Areg Galsyian.
Della nutrita delegazione facevano parte anche il presidente dell’Unione industriale armena, Arsen Khazarian, il presidente della Camera di Commercio di Armenia, Martin Sargsian, e il direttore dell’Agenzia armena di sviluppo, Vahagn Movsisian.
Accompagnato dall’ambasciatore d’Armenia in Italia, Gaghik Baghdassarian, il presidente Kocharian si è poi trasferito a Venezia dove ha incontrato numerosi rappresentanti della diaspora armena in Italia, recandosi all’isola di San Lazzaro dove tuttora i Padri mechitaristi stampano la più antica rivista scritta in lingua italiana.
Kocharian è figura leggendaria per il suo popolo: un patriota che ha resistito a tutte le pressioni dei Paesi più potenti che hanno grande interesse in questo piccolo avamposto occidentale cristiano, incistato tra Stati islamici e senza sbocco al mare, dove da poco si è conclusa la micidiale guerra del Nagorno Karabagh, martoriato dai bombardamenti delle milizie musulmane, ma ignorato completamente dalla stampa occidentale, per la quale, come purtroppo ben si sa, chi è vittima di carnefici islamici, viene cancellato dalla memoria. Rieletto il 5 marzo 2003, Kocharian guida uno Stato che si è guadagnato la fiducia del Fondo monetario internazionale e della Banca europea di ricostruzione e sviluppo per la sua stabilità monetaria, per l’alto tasso di incremento del Pil, che nel 2002 è stato del 7,5%. Non quantificato, ma ancora più alto, il tasso di crescita del Nagorno, uscito quasi distrutto dalla guerra e oggi quasi interamente ricostruito, ma che deve ancora difendere la propria indipendenza piede all’armi perché nessun Paese, sottolineo, nessun Paese al mondo, l’ha ancora riconosciuta.
Gli armeni italiani sono una comunità talmente integrata da non venir notata, totalmente priva di criminalità, e che ha dato al nostro Paese figure importanti come il critico e docente di storia dell’arte Arslan, il pneumologo Kuciukian, solo per citarne alcuni, e potrebbero essere il motore di importanti esportazioni e joint-venture nell’area del Caucaso centrale, e una testa di ponte di cultura comune verso i Paesi della Csi, ancora in bilico tra i legami con l’Occidente e l’Europa e le crescenti tensioni provocate dai missionari islamici sciiti e wahabiti inviati da Iran e Arabia Saudita.
Eppure all’Istituto per il Commercio Estero, alla firma del Trattato di cooperazione, il Governo italiano ha inviato il solo sottosegretario agli Esteri, senatore Giampaolo Bettamio, mentre il ministro Fini era occupato con un ministro turco, il ministro Antonio Marzano a letto con l’influenza, e il vice-ministro Adolfo Urso impegnato anche lui. I big di Confindustria, Confapi e i grandi industriali, forse colpiti tutti dall’epidemia, largamente assenti…
È un’ipotesi maliziosa quella che si abbia timore di farsi vedere amici degli armeni, per essere naturalmente più amici dei turchi, secondo i quali Armenia e armeni non esistono, e infatti il loro genocidio non può essere riconosciuto, perché non si può riconoscere il genocidio di chi non esiste e non è mai esistito? È forse da ricordare, con l’occasione, che quando il Papa ricevette il Katholikòs degli armeni, e insieme pregarono per le vittime del genocidio, i più importanti quotidiani turchi, e le televisioni a ruota, dissero che il Papa aveva avuto un attacco “di demenza senile”? E la stampa italiana dov’era, dov’è, e dove sarà schierata?
Ma, nonostante tutto, sono molti gli imprenditori italiani interessati all’Armenia e all’area caucasica, ed è da giurarci che sfideranno tutte le avversità, come il loro avo Marco Polo, e arriveranno nel Paese con la loro capacità di intessere rapporti e consolidare legami, mentre sta nascendo un Consiglio economico-culturale italo-armeno per gli interscambi. Intanto il miliardario armeno-argentino Eurnekian sta costruendo un gigantesco interporto per scambio merci a fianco dell’aeroporto internazionale di Erevan, capitale del Paese, al quale è interessata la FedEx americana.
 
Archimede Bontempi – Il Federalismo – Anno 9 – Numero 6 – 12/02/2005