Alla ricerca di voti lacerando la famiglia

Le recenti dichiarazioni del leader dell’Unione sulle coppie di fatto


© L’OSSERVATORE ROMANO, 13/09/2005

ROMA, 12. Dai convegni, dagli incontri, dai confronti tenuti in questo scorcio di fine estate, si è assistito a dichiarazioni di numerosi leader politici su temi diversi.


Alcuni di questi pronunciamenti sono, occorre credere, frutto di riflessioni articolate e complesse che hanno costituito la base per preparare quella che si preannuncia come una campagna elettorale orientata al procacciamento di tutti i voti rastrellabili sul territorio.


L’ultima dichiarazione in ordine di tempo è quella a fatta dal leader dell’Unione Romano Prodi, il quale ha di suo pugno scritto una lettera al leader dell’Arcigay Franco Grillini, il quale ne ha dato lettura in occasione della riunione della Consulta dei Gay DS.
“Carissimo Franco – ha scritto Prodi – apprendo di aver provocato delusione tra quanti, nell’Arcigay, si attendevano uno specifico riferimento ai Pacs già nel breve testo che riassume solo linee generali del mio programma per le primarie. Voglio perciò rassicurare te e quanti, eventualmente, avessero condiviso un sentimento di tal genere. Da parte mia, come tu stesso ricordi, il problema non è stato affatto cestinato. Ma, al contrario, troverà certamente soluzione nel programma finale dell’Unione”.


“Come ho detto più volte nei mesi scorsi, e come sai – ha aggiunto – condivido con gli altri leader dei partiti dell’Unione l’ipotesi di una proposta universalistica che affronti, regolamenti e risolva il tema dei diritti delle coppie di fatto basate su un vincolo diverso da quello del matrimonio. Una proposta avanzata già in Parlamento da 61 parlamentari dell’Unione e che trova la mia condivisione”.


E’ una dichiarazione che chiama direttamente in causa nella competizione politica la famiglia, la realtà naturale alla quale sono naturalmente inclini l’uomo e la donna.


Una realtà fondata, come la stessa Costituzione italiana ammonisce, sul matrimonio.


Un tentativo, dunque, di relativizzare e ideologizzare la realtà della famiglia.


Una lacerazione inaccettabile.