A proposito del secondo comandamento…



VIETATO DIRE “SIGNORE” PARLANDO DI DIO


Donne e gay potrebbero offendersi


Chiesa d’Inghilterra nella bufera: attribuire il genere maschile a Dio incoraggia maschilismo e abusi…

Non pronunciare il nome di Dio invano, ma soprattutto non chiamarlo “Signore” o nemmeno “Lui”: è questo l’ultimo avvertimento della Chiesa d’Inghilterra preoccupata del fatto che attribuire il genere maschile a Dio incoraggi il maschilismo e gli abusi contro le donne. In una serie di linee guida distribuite a vescovi e pastori, gli ecclesiastici affermano che «un uso acritico dell’immaginario maschile» è uno dei fattori che contribuiscono alla violenza domestica nei confronti delle donne.


Il rapporto (“Responding to Domestic Abuse”), che ha ricevuto l’appoggio del vescovo di Canterbury Rowan Williams, avverte inoltre che i sacerdoti dovrebbero rivedere il linguaggio che utilizzano nei loro sermoni e negli inni durante la Messa ed eliminare quelle parole che indicano un atteggiamento di oppressione nei confronti delle donne.


«La violenza domestica è fondamentalmente un abuso di potere e molte definizioni di Dio derivate dalla Bibbia e dalla tradizione cristiana lo hanno rappresentato in maniera non giusta e potenzialmente oppressiva», si legge nel rapporto che, parafrasando uno scritto femminista, fa notare: «Se Dio è maschio, allora il maschio è Dio». Per questo motivo, conclude, la Chiesa «dovrebbe cercare di correggere questo profondo squilibrio» utilizzando «immaginazione e sensibilità», ad esempio evitando di utilizzare l’idea di «Dio come Signore, in maniera dura e dispotica». Frasi che hanno sollevato una bufera di polemiche, nonché una serie di interrogativi: cosa succederà al Padre Nostro, la più importante preghiera della fede cristiana? Che ne sarà di inni e liturgie consolidate da secoli? In un passo ancora più assurdo, il rapporto afferma che la violenza domestica è comune nei matrimoni, in quanto il matrimonio incoraggia gli uomini a credere che le mogli siano di loro proprietà. «Sembra che stiano seriamente suggerendo di buttar via secoli di insegnamenti giudaico-cristiani a causa di qualche mezza teoria femminista», ha dichiarato Simon Calvert del think tank evangelico Christian institute.


«Il pericolo è che questo documento si sia eccessivamente concentrato sul politically correct. La Bibbia dice che Dio ha caratteristiche sia maschili che femminili ma non ha nessun problema a riferirsi a Dio come se fosse di genere maschile», ha precisato Rod Thomas, un vicario di Plymouth membro dell’Evangelical Reform Movement.


Silvia Guidi – LIBERO 4 ott. 06