Nasce un memoriale on line delle vittime del khomeinismo

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Tutti i crimini dei Khomeinisti
Ha aperto i battenti due settimane Omid un sito web interamente dedicato alle vittime del regime nato dalla rivoluzione islamica in Iran

C’è la ragazza frustata a morte perché il vicino l’aveva vista fare il bagno in piscina in costume e la cosa gli aveva procurato «uno stato di eccitazione» e c’è il traduttore giapponese dei Versetti satanici di Salman Rushdie assassinato in base alla famosa fatwa emessa da Khomeini, c’è il praticante della religione baha’i condannato a morte per aver convertito una donna al suo credo «sporco e anti-islamico» e c’è il musulmano convertito al cristianesimo protestante delle Assemblee di Dio processato 45 anni dopo la conversione, condannato a morte, liberato dopo 10 anni di prigione e poi assassinato in circostanze misteriose.
Queste e diecimila altre storie simili sono raccontate su Omid, un sito web in inglese e in farsi che ha aperto i battenti due settimane fa, interamente dedicato alle vittime di violazioni dei diritti umani compiute dal regime nato dalla rivoluzione islamica in Iran (indirizzo:
www.abfiran.org). Omid (che in farsi significa “speranza“) è stato creato da un team presieduto dalle sorelle Boroumand, figlie dell’avvocato Abdorrahman Boroumand assassinato a Parigi all’inizio degli anni Novanta da sicari del regime di Tehran. Costui era stato un collaboratore di Shapur Bakhtiar, il premier dell’ultimo governo dei tempi dello scià. Costretto a fuggire dalla rivoluzione khomeinista, anch’egli fu assassinato a Parigi. Laureate in storia, le sorelle Boroumand hanno deciso di creare un memoriale on line di tutte le vittime del khomeinismo dal 1979 ai giorni nostri, consistente in un articolato database il cui software è stato sviluppato dallo “Human Rights Data Analysis Group“. Nella banca dati appaiono i nomi di individui delle più diverse provenienze: agenti della polizia segreta dello scià (la Savak), comunisti, democratici, mujaheddin del popolo, khomeinisti dissidenti, criminali comuni, donne accusate di prostituzione; tutti sono accomunati dal mancato rispetto dei loro diritti fondamentali: alla vita, a un giusto processo, alla libertà di espressione.
Attualmente nel database (che viene continuamente aggiornato, altre migliaia di nomi sono in attesa di essere inseriti) sono individuati almeno 53 casi di uccisioni extragiudiziali, di cui 28 avvenute negli anni Novanta. Molte di esse hanno avuto luogo in paesi europei, compresi Italia, Francia, Germania, Svizzera, Austria, Svezia e Regno Unito. Nei casi di sentenze capitali emesse da tribunali ed eseguite, i reati puniti comprendono l’adulterio (77 casi), l’omosessualità (105), stampa e diffusione di volantini (5), offese alla religione e apostasia (221), sesso pre-matrimoniale (7), prostituzione e induzione alla prostituzione (75), tossicodipendenza (24), “corruzione sulla Terra” (401), “guerra contro Dio e il suo profeta” (3.334). Al di là dei numeri agghiaccianti, Omid colpisce per la volontà di dare un nome, un volto e una storia personale a migliaia di individui ridotti a statistica o a incartamento processuale. «Gli uomini e le donne le cui storie potete leggere in questa pagina – si legge nell’introduzione al database – sono ora cittadini di una città silenziosa che si chiama Omid. In essa le vittime della persecuzione hanno trovato una vita comune la cui sostanza è la memoria».


di Casadei Rodolfo
Tempi num.6 del 02/02/2006