Il Card. Biffi e la Madonna di San Luca

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BIFFONATE


La Donna ideale – Riflessioni sulla Madre di Dio”, é la raccolta delle omelie che il Card. Biffi dedicò alla Madonna, da arcivescovo, in occasione delle festività mariane.
Storia di percorsi e visite, di porte aperte o sbattute in faccia quella che s’intreccia tra Bologna, la sua Madonna, i suoi cittadini e i suoi cardinali presenti e passati…

A voler essere un po’ ameni e paradossali potremmo dire che è la prima beatificazione ufficialmente proclamata”. Essere ameno e paradossale è sempre stata un’aggiuntiva virtù teologale del cardinale Giacomo Biffi. Essere intestataria della prima causa di beatificazione andata a buon fine della storia della chiesa è invece prerogativa della Vergine Maria – anzi proprio “la Madonna di San Luca che secondo la sua amabile consuetudine anche stavolta è venuta a visitarci” – giacché fu sua cugina Elisabetta, dall’alto della sua “molta competenza teologica” a insignirla del titolo, sull’uscio di casa e per così dire sui due piedi, prima ancora che avesse partorito l’Unigenito. Ci vuole competenza delle cose di lassù per poterne parlare con la familiarità di quelle di quaggiù; per dire “la Madonna ci raggiunge dove siamo per portarci dove lei è già felicemente arrivata”, con la stessa naturalezza con cui si distingue tra “l’ideale del paradiso iniziale, quello da cui i nostri progenitori sono stati cacciati, e l’ideale del paradiso ultimo”. Tutto si tiene, nelle omelie che Biffi dedicò alla Madonna, da arcivescovo, in occasione delle festività mariane e ora raccolte in volume, “La Donna ideale – Riflessioni sulla Madre di Dio”, dalle Edizioni studio domenicano. Del resto è anche una storia di percorsi e visite, di porte aperte o sbattute in faccia quella che s’intreccia tra Bologna, la sua Madonna, i suoi cittadini e i suoi cardinali presenti e passati. L’ultima porta chiusa è di questi giorni, quando il portale della cattedrale di San Petronio, dov’era esposta la sacra icona che di solito risiede nel santuario di San Luca, dovette essere sbarrata in fretta e furia per evitare che entrassero, con intenti poco devoti, alcuni manifestanti gay (“incivile gazzarra” ha detto il cardinale Carlo Caffarra, chiedendo riparazione). La prima porta aperta fu nel 1433, quando l’icona fu portata giù in città, dal colle della Guardia, sotto il diluvio, per chiedere la grazia che smettesse. L’accolsero alla Porta Saragozza, e su quella strada fu poi costruito un portico che sale fino al santuario, uno dei più particolari cammini della fede che si possano vedere. E ancora oggi scende giù per quella via l’antica icona, nel mese di maggio, accolta a Porta Saragozza. O meglio non sempre, perché negli ultimi decenni i rapporti tra la Madre di Dio Odighítria e una parte della sua città si sono fatti burrascosi: da quando nel 1982, proprio alla porta, fu aperta la prima storica sede dell’Arcigay, quella del Cassero, e Biffi decise che la Madonna avrebbe cambiato strada. E la cambiò finché, trasferitasi l’associazione gay nel 2002, con pompa magna lo stesso Biffi ripristinò l’antica sosta. Non fu l’unico caso a turbare la pace mariana in città. Un pandemonio accadde in occasione della festa dell’Immacolata del 1989, quando nell’omelia Biffi tuonò contro quest’epoca che esalta “una donna essenzialmente squallida, anche se esteriormente raffinata”. Ma poi la Madonna è “sempre cortese”, e se anche “la lettura dei giornali è quasi sempre deprimente”, c’è il cardinale a ricordare che “le buone notizie ci vengono dal cielo”. Il giorno dell’Assunzione.

Il Foglio 25 maggio 07