Dappertutto c’è bisogno di pace!

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“Dappertutto c’è bisogno di pace!”. “L’intera umanità, segnata da tante prove e difficoltà, ha bisogno di Te”.

Il senso del Natale 2004 è racchiuso in queste due frasi: due invocazioni, pronunciate da Giovanni Paolo II rispettivamente nel Messaggio Urbi et Orbi del 25 dicembre e nell’omelia della Santa Messa della Notte del 24. Ritrovando il timbro chiaro e il tono fermo dei momenti solenni e gravi, il Papa fragile ha ridato con vigore voce alle speranze e alle aspirazioni dell’umanità.

“Dappertutto c’è bisogno di pace!”.

Strenuo e disarmato difensore della pace, Giovanni Paolo II ha chiesto, in un’accorata preghiera al Bambino di Betlemme, che “cessino le tante forme di dilagante violenza” e “i numerosi focolai di tensione”. Al contempo ha invocato sostegno per “i tentativi di dialogo e di riconciliazione” e per “gli sforzi di pace che timidi, ma carichi di speranza, sono attualmente in atto per un presente e un futuro più sereno di tanti nostri fratelli e sorelle nel mondo”. Il pensiero del Papa va ai conflitti che ancora insanguinano il mondo, a partire da quello in Iraq, e alle tragedie umanitarie, a partire da quella che si sta consumando nel Darfur, in Sudan, fino alle situazioni critiche in Costa d’Avorio e nella regione dei Grandi Laghi. Senza dimenticare di “volgere uno sguardo di partecipe ansia, ma anche di inestinguibile fiducia”, alla Terra Santa, “Terra di cui Tu sei Figlio”.

“L’intera umanità, segnata da tante prove e difficoltà, ha bisogno di Te”.

Come non pensare oggi all’immane tragedia che ha colpito il Sud-Est dell’Asia. Qui il Natale di speranza si è trasformato in un Natale di dolore. Una catastrofe dinanzi alla quale la ragione si arrende, non trovando spiegazioni per quelle migliaia di vittime innocenti, spazzate via in un istante dalla furia della natura. Eppure, proprio di fronte all’insopportabile dolore e alle devastazioni, all’uomo non resta che aggrapparsi a Dio, per trovare in Lui un senso alla tragedia e la forza per andare avanti, per tornare a sperare nel futuro. Ma c’è bisogno anche degli uomini, perché il futuro va ricostruito. Per questo il Papa ha lanciato un appello alla solidarietà, auspicando “che la comunità internazionale si adoperi per portare sollievo alle popolazioni colpite”.

“Dappertutto c’è bisogno di pace!”. “L’intera umanità, segnata da tante prove e difficoltà, ha bisogno di Te”.

In queste parole sembra cogliersi l’eco di milioni di cuori che anelano ad una vita più piena, ad una umanità pacificata, ad un mondo in cui poter vivere serenamente. Ma in esse risuonano anche le grida delle vittime degli orrori che questo inizio di millennio non ci sta risparmiando. E il volto del Bambino di Betlemme si trasfigura nei volti di mille altri bimbi. In quel Bimbo tenuto teneramente in braccio dalla Vergine non possiamo non vedere anche l’infanzia offesa e uccisa. Così nella mente si accavallano immagini crude e struggenti, quelle di genitori straziati che stringono i corpi senza vita dei loro figli: gli “angeli” di Beslan, i bambini iracheni finiti sotto le bombe, i bambini del Darfur uccisi dalla fame e dalle malattie, e, oggi, i bambini risucchiati dal mare incattivito dal violento cataclisma. Eppure in quello stesso Bambino di Betlemme non possiamo non vedere la speranza che si rinnova. La pace cui l’umanità anela è un dono che viene da Dio, ma tocca all’uomo costruirla, giorno per giorno. È un impegno che viene chiesto agli “uomini di buona volontà di ogni popolo della terra”. Per questo non possiamo non fare nostra la preghiera del Papa: “Tu, che sei il Principe della pace vera, aiutaci a capire che l’unica via per costruirla è fuggire il male con orrore e perseguire sempre e con coraggio il bene”.

©L’Osservatore Romano – 27-28 Dicembre 2004
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