ITALIA e SCRISTIANIZZAZIONE. Le statistiche dell’Osservatorio laico

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DATI CHE FANNO RIFLETTERE…


Bambini senza battesimo. Un fenomeno in crescita

Nel 1994 i battesimi furono amministrati all’89,41% dei bambini nati in quell’anno. Nel 2004, al 76,46%. Un calo del 12% in dieci anni. E anche tutti gli altri sacramenti mostrano una tendenza alla diminuzione. Una rivista laica presenta i risultati di un’inchiesta sulla secolarizzazione…

Gli analisti laici di Critica liberale hanno messo all’Indice la secolarizzazione. L’Indice, in questo caso, è una linea spezzata che sale come il profilo stilizzato di un’erta montana tra due assi ortogonali: è il grafico che campeggia sulla prima pagina dell’ultimo numero (vol. XIV, n. 135-137) del mensile diretto da Enzo Marzo, Critica liberale, appunto, la rivista dell’omonima Fondazione che ebbe come presidente Norberto Bobbio. Circa un quarto delle più di cento pagine di cui è composto il fascicolo è dedicato al «terzo Rapporto sulla secolarizzazione» in Italia, e quel grafico in salita dà naturalmente l’idea di una realtà in crescita. Il Rapporto si propone «di giustapporre e reinterpretare, dal punto di vista del fenomeno religioso cattolico, indicatori prodotti da enti o istituzioni che li pubblicano per i loro scopi (la Chiesa cattolica nel suo Annuario statistico, la Cei, l’Istat, il Miur, il Ministero della Salute)» e di «esaminare […] alcuni tra gli aspetti che caratterizzano il fenomeno e che, nel loro insieme, sono riconducibili a due tematiche: l’appartenenza religiosa e la presenza della Chiesa cattolica nella società».

In sintesi, lo studio di Critica liberale, prendendo in considerazione gli anni tra il 1991 e il 2004, presenta e analizza dati statistici relativi a quella che viene definita «pratica religiosa visibile»: battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni religiosi, ordinazioni sacerdotali. Non vengono tradotti in cifre e percentuali solamente i sacramenti. Sono oggetto di un’approfondita indagine anche i numeri riguardanti la frequenza all’ora di religione, la scelta della scuola e dell’università cattoliche, l’otto per mille e l’editoria religiosa.

I risultati di questa analisi, che per accenni qui di seguito riportiamo, si intendono ricapitolati per gli autori dell’inchiesta in quella linea spezzata che sale nel diagramma, simbolo della secolarizzazione che avanza.

BATTESIMI

«Tutti i sacramenti presentano una tendenza alla diminuzione», spiega Silvia Sansonetti, ricercatrice in Politiche sociali all’Università “La Sapienza” di Roma, che illustra sulle pagine del mensile il lavoro svolto dall’“Osservatorio laico” della Fondazione.

Il dato più significativo è quello relativo ai battesimi dei bambini fino a un anno d’età: nel 1991 ne furono battezzati 506.141; nel 2004, 424.688. Queste cifre assolute offrono un indizio ancor più chiaro di una tendenza alla decrescita quando le si rapporti ai numeri delle nascite. Se tra il ’91 e il ’98, rispetto ai bambini venuti al mondo in quegli anni si è registrata un’oscillazione percentuale di battesimi tra un massimo dell’89,93% (1991) e un minimo dell’85,81% (1996), successivamente la diminuzione appare costante. E nel decennio 1994-2004 c’è stato un calo di circa 12 punti percentuali: nel 1994 i battesimi furono amministrati all’89,41 dei bambini nati in quell’anno; nel 2004, al 77,46%. Tra le cause del fenomeno individuate dai redattori della rivista c’è l’apporto alla natalità totale del Paese degli immigrati non cattolici, ma anche «un nuovo atteggiamento dei genitori» che non «percepiscono più il battesimo come urgente e lo rimandano negli anni»: in effetti risultano in aumento i battezzati di età compresa fra 1 e 7 anni, la cui percentuale sui bambini battezzati nel 2004 incide per il 6,50% (era l’1,96% nel 1994). Alla base di questa tendenza dell’ultimo periodo, secondo la Sansonetti, c’è anche il diffondersi di una sensibilità che porta a considerare il Limbo non più una verità pacifica, ma solo un’ipotesi teologica.

COMUNIONI, CRESIME E MATRIMONI

Una costante diminuzione – benché più lieve rispetto ai battesimi – si riscontra anche nelle prime comunioni e nelle cresime. Coloro che nel 1991 ricevettero per la prima volta l’Ostia consacrata furono 553.465 (9,93 per mille cattolici); sono stati 472.469 nel 2004 (8,43 per mille cattolici). I cresimati furono 616.809 nel 1991 (11,07 per mille cattolici) e sono stati 479.613 nel 2004 (8,56 per mille cattolici).

Il matrimonio è il quarto dei sacramenti presi in considerazione nell’inchiesta. I matrimoni concordatari hanno perso un po’ della loro capacità di incidenza sul totale delle legittime unioni (concordatarie e di rito civile) passando dall’82,53% del ’91 (se ne celebrarono 257.555) al 68,83% del 2004 (172.600). Accanto a questi dati, spiegano gli estensori dell’indagine, vanno esaminati quelli riguardanti le nozze celebrate solo civilmente, la cui percentuale sul totale dei matrimoni è in crescita continua visto che è passata dal 17,5% del 1991 al 31,2% del 2004. Attraverso un’indagine campionaria si viene anche a sapere che cresce «il numero assoluto delle libere unioni (207mila nel 1993 e 556mila nel 2003)», e che queste cifre sono l’esito di un’approssimazione per difetto, innanzitutto «per l’assenza di incentivi che spingano i conviventi a dichiarare la loro condizione»; in secondo luogo, per la presenza di un indicatore eloquente, ossia il numero dei figli naturali, nati cioè da genitori non sposati: tra il ’91 e il 2004 la percentuale di questi rispetto ai figli legittimi è aumentata di dieci punti e nel 2004 si è attestata al 17,53% dei nati.

VOCAZIONI RELIGIOSE

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio laico anche le vocazioni sacerdotali tendono progressivamente a diminuire negli anni considerati: i preti ordinati per le diocesi italiane nel 1991 furono 547 (su un totale di 57.274 sacerdoti), nel 2004 sono stati 454 (su un totale di 51.635). Così pure il rapporto preti-popolazione subisce una variazione negativa: nel 1991 c’era un sacerdote ogni 996 italiani; nel 2004, uno ogni 1.127.

Oltre a snocciolare i numeri in calo dei religiosi non sacerdoti (da 4.947 a 3.553) e delle religiose (da 125.887 a 102.363), la ricerca individua una dinamica in controtendenza nei numeri relativi ai diaconi e ai catechisti. La Sansonetti spiega che «i primi in special modo sono in crescita costante in tutto il periodo considerato (nel 2004 erano quasi triplicati rispetto al migliaio del 1991). Lo stesso dicasi per i secondi, cresciuti dal 1996 (primo dato disponibile, circa 75mila) al 2004 raggiungendo una numerosità pari a quasi tre volte quella iniziale (circa 202mila)».

SCUOLE E UNIVERSITÀ CATTOLICHE, ORA DI RELIGIONE

È invece di segno positivo l’andamento generale delle iscrizioni alle università cattoliche in Italia negli ultimi anni. Secondo Critica liberale, in questo caso si deve registrare un certo successo, visto che «il numero degli studenti, pur con un andamento altalenante, tende a crescere, passando da circa 52mila nel 1999 a circa 56mila nel 2004».

Non ottengono lo stesso buon risultato gli istituti scolastici cattolici di ogni ordine e grado (che erano, complessivamente, 11.121 nel 1991 e 8.472 nel 2004): il numero delle iscrizioni diminuisce, così come pure la percentuale degli alunni rispetto al totale degli iscritti in tutte le scuole italiane: nel 1992 il rapporto era pari al 9,14%, nel 2004 al 6,87%.

Anche il rapporto fra gli iscritti alle scuole cattoliche e il totale degli iscritti alle scuole private è in diminuzione (era il 67,41% nel 1996 ed è sceso al 48,53% nel 2004). Ma crisi della scuola cattolica non significa crisi della scuola privata. Infatti, chiosa la Sansonetti, «quest’ultimo dato è ancor più interessante se si confronta con il rapporto fra gli iscritti alle scuole private e il totale degli iscritti in tutte le scuole che è invece in crescita (dal 12,51% del 1998 al 13,35% del 2004)». In sostanza, sono aumentati i genitori che per i propri figli scelgono istituti di istruzione privati, ma tra costoro sono diminuiti quelli che scelgono le scuole cattoliche. Varie le ipotesi che possano dare ragione plausibile del fenomeno. Soprattutto, secondo gli estensori dell’inchiesta, la «sfiducia nella capacità delle scuole cattoliche di preparare i giovani al futuro oppure il desiderio di ottenere il diploma a ogni costo» (e a questo proposito si citano i casi dei “diplomifici” privati attualmente oggetto d’attenzione della magistratura).

Per ciò che concerne l’ora di religione, la percentuale degli studenti che ne hanno usufruito tra il 1991 e il 2001 ha seguito un andamento oscillante tra il massimo di 94,4% del 1994 e il minimo di 92,9% del 1999, «assestandosi per il 2002 e il 2003 al 93% e raggiungendo nel 2004 il minimo assoluto di 92,7%».

OTTO PER MILLE

Naturalmente in questa doviziosa banca dati non potevano mancare le cifre relative all’otto per mille destinato alla Chiesa cattolica. Una percentuale che non scende mai sotto l’80% del valore totale, e che raggiunge il massimo nel 2004, con l’87,25%. Anche in questo caso, come per quello delle iscrizioni alle università cattoliche, un dato in controtendenza. Ma pure in tale occasione, i redattori di Critica liberale non mancano di far osservare come, a fronte di questo “successo” – dovuto, a loro avviso, principalmente «all’ampio e sapiente utilizzo della comunicazone pubblicitaria, che ha dato risalto soprattutto all’impegno sociale della Chiesa» –, si debba prendere atto della diminuzione delle «donazioni alla Chiesa cattolica»: «Tra il 1991 e il 1994, queste hanno oscillato, in termini assoluti, tra i 21 e i 24 milioni di euro e sono via via diminuite fino ai 18 milioni del 2004».


di Paolo Mattei

30GIORNI Giugno 2007