Svegliamoci, amici, fuori dalle sacrestie !

Fuori dalle sacrestie

di Amicone Luigi

Ascoltassero almeno il subcomandante Fausto Bertinotti, quei citrulli che seguitano a fasciarsi di arcobaleno e quegli altrettanto sfaccendati giornalisti di tivvì e tiggì che si fanno in quattro per rappresentarci sul piccolo schermo le manifestazioni del pilatismo (come ha ben detto Fini) che portano acqua al mulino dei massacratori di donne al mercato e ai tagliateste di adolescenti curdi.
“In ogni caso – ha scritto Bertinotti rispondendo a una lettrice di Liberazione – se si vuole perseguire nella condizione specifica la salvezza degli ostaggi, ci appare necessario distinguere il problema del loro rilascio da quello del ritiro delle truppe di occupazione”. “Confondere le due cose, avrebbe significato semplicemente fornire un riconoscimento preventivo ad ogni forma di ricatto” e “legare il rilascio degli ostaggi alla questione del ritiro delle truppe, significherebbe gettare la chiave di una loro possibile liberazione in un pozzo senza fondo”.
I francesi “collaborano” e “apprendono l’eroica testimonianza del jihad” dicono i terroristi, ecco le primizie di come finirà l’Europa se accetta il ricatto e si fascia di preghiere in moschea e drappi arcobaleno. Saremo “dhimmi”, “ospiti” collaboratori del nuovo nazismo, però avremo salva la pelle (forse).
E per i nostri figli? Ma quali figli, se tra vent’anni il continente europeo sarà a maggioranza musulmana e le nostre leggi saranno sottoposte alla più grande rivoluzione che il mondo moderno conosca.
Massì, intanto continuiamo a farci del male – non a caso ostaggi dell’approdo gaionichilista dei tanti Grillini e Capezzone andati a scuola e all’oratorio dai preti e dalle suore prima di buttare via il cristianesimo reso odioso dal clericalismo -, a correre allegri verso l’autodissoluzione con la vita fabbricata e buttata via in provetta, l’eutanasia, il matrimonio gay e la liberalizzazione delle droghe leggere e pesanti.
Siamo ventre molle, burro che si taglia con un sorriso, gente che ha deciso di rinunciare alla ragione, basta che non mi diano noia, basta che mi facciano morire in pace, basta che mi permettano ancora di collezionare farfalle, tagliare l’erba del giardino, dar da mangiare ai cani e al piccione sotto casa.
Meritiamo di sparire come i dinosauri?
Volenti o nolenti così accadrà ai popoli del Vecchio Continente se continueranno a farsi guidare da un pensiero dominante all’insegna dei buoni sentimenti. Poiché, ammoniva Karl Popper, “chi insegna che non la ragione, ma l’amore sentimentale deve governare, apre la strada a coloro che governano con l’odio”.
Anche in Italia abbiamo avuto e abbiamo delle ottime testimonianze di questo formidabile bacillo che ci porterà alla perdizione, lassù, nella politica fatta a colpi di bianche notti circensi e nei commissari europei usciti dalle sacrestie, comandanti in capo di ulivi senza fede e senza coesione, essendo l’ipocrisia l’unico cemento dell’anima grigia e del grigio potere.
Noi non nutriamo molte illusioni circa il futuro di questo nostro amato paese e continente. Tutto è contro, dalla demografia alla politica, dal conformismo dominante alla viltà di poteri forti (compreso certuni ecclesiastici) che non sembrano indaffarati in nient’altro che salvaguardare la propria ricca quanto inutile sopravvivenza.
Ma se un futuro ci sarà, diverso da quello dei dhimmi, questo futuro dipenderà dai cristiani, ultima minoranza a difesa, anche per i musulmani saggi, delle ragioni della vita contro quelle del potere. Lo aveva capito bene Giovanni Paolo II: “L’Europa, o sarà cristiana, o non sarà”.
Svegliamoci, amici, fuori dalle sacrestie, fuori dai complessi di inferiorità, fuori da una partita giocata sempre e soltanto in difesa, fuori dalla tranquillità borghese, fuori dal tempo perso a coltivare fiori, fioretti, pensioni sulla morte e assicurazioni sulla vita.
Il tempo si fa breve, e la salvezza di un popolo ( o la sua perdizione) è più vicina di quanto pensiamo.


TEMPI – Numero: 39 – 23 Settembre 2004