Allarme dall’America: le coppie sposate sono in minoranza

Le famiglie «regolari» scese al 49,7%. Nel 1930 erano l’84%


Le coppie sposate sono meno del 50 per cento: 49,7, ovvero 55,2 milioni su 111,1. La convivenza è diventata un punto fisso: la maggioranza assoluta delle unioni…



La differenza è la fede. Il resto non cambia: insieme. L’unione è di fatto, però: conviventi, compagni, gay. Sposati no. Cioè: di meno. L’America cambia famiglia: per la prima volta nella sua storia le coppie sposate sono in minoranza. Sono meno del 50 per cento: 49,7, ovvero 55,2 milioni su 111,1. Numeri e dietro i numeri la storia: i conviventi hanno messo la freccia a sinistra e hanno sorpassato. Sono la tendenza che è diventata un punto fisso: la maggioranza assoluta delle unioni. Uomo-donna, uomo-uomo, donna-donna. Non conta il sesso, ma la sostanza: ci si sposa meno. Vuoi tu prendere il qui presente tizio come tuo sposo? No. L’America sceglie la famiglia irregolare nel nome della modernità e di un processo inarrestabile: era cominciato anni fa ed era destinato ad arrivare al capolinea vincente. La tendenza
Chiese e Municipi s’arrendono al futuro: nel 1930 le famiglie americane con coniugi erano l’84 per cento del totale. Da allora la curva è sempre stata in discesa. Sessant’anni dopo, 1990, la percentuale era scesa al 56 per cento. Sedici anni ancora e quel sei per cento che faceva da barriera è stato abbattuto. La svolta arriva nel momento in cui gli Stati Uniti si apprestano a raggiungere un’altra pietra miliare statistica. Domani mattina, quando saranno le 7.46 sulla costa orientale degli Stati Uniti (le 13.46 in Italia), la popolazione americana raggiungerà quota 300 milioni, 39 anni dopo aver toccato i 200 milioni di abitanti. L’ora esatta l’ha calcolata il Census Bureau incrociando i dati di reparti maternità di tutto il Paese: si sa anche che con molta probabilità il trecentomilionesimo americano sarà una femmina, di origine ispanica e nata in California.
A questo punto è possibile che sia figlia di genitori non sposati. Perché l’ufficio federale del Censimento ha detto anche questo: in mezzo ai 300 milioni di residenti, gli sposati sono sempre meno in percentuale, ma secondo gli esperti non significa che l’istituzione del matrimonio sia necessariamente in crisi. Il numero totale delle coppie sposate è sempre più alto, ma è aumentata la concorrenza da parte di altre forme di convivenza. È cresciuto il numero di coloro che decidono di restare single più a lungo – se vivono da soli, vengono considerati comunque un nucleo familiare – e sono aumentate le coppie che scelgono di convivere o nelle quali uno o entrambi i membri sono reduci da un divorzio e non hanno nessuna fretta di «riprovarci».
Il record di New York
La capitale americana dei conviventi senza l’anello al dito è Manhattan, dove solo il 26 per cento dei nuclei familiari conta su coppie sposate. Il record opposto (69 per cento) spetta invece a Provo, nello Utah, uno Stato conservatore e profondamente segnato dai valori della religione mormone. In aumento, anche se ancora sono solo una percentuale minima del totale, sono le coppie composte da membri dello stesso sesso: i nuclei familiari con conviventi gay sono 413mila, mentre quelli con lesbiche sono 363mila. L’incremento, secondo Matt Foreman, direttore della National Gay and Lesbian Task Force, è dovuto al fatto che gli omosessuali «si sentono più a loro agio che in passato nel dichiarare che vivono con un partner». La città col maggior numero di coppie gay è San Francisco.
Che cosa cambia
I cambiamenti nella struttura delle famiglie, secondo gli esperti, avranno conseguenze profonde sia sul piano dei rapporti sociali, sia su quello economico. «È una realtà – ha detto al New York Times Stephanie Coontz, direttore centro studi Council on Contemporary Families – che cambia il peso sociale del matrimonio nell’economia, nella forza lavoro, nelle vendite e affitti di case e nelle modalità in cui i pubblicitari promuovono i prodotti. Cambierà senza dubbio la modalità con cui decidiamo le nostre politiche del lavoro».
Secondo altri analisti, la svolta demografica è la conseguenza degli stili di vita portati avanti dai «baby boomers», la generazione cresciuta attraverso il ’68 e gli anni Settanta. «Questa è l’eredità dei boomers», commenta William Frey, demografo della Brookings Institution. «Le generazioni successive hanno senza dubbio seguito i passi di quelli del baby boom, con alti livelli di convivenza prematrimoniale e stili di vita più flessibili. Ma sono stati i boomers, ancora una volta, ad aver aperto la strada con la loro rivolta contro la consuetudine che era incarnata dai loro genitori».


di Giuseppe De Bellis
Il Giornale  16 ottobre 2006