Merola, la Commissione per le fake news e… il tribunale della verità?

Il Sindaco di Bergamo diffonde la notizia per la quale la pandemia è “un pregiudizio” (clicca per ingrandire)

Quando il Sindaco di Bologna – Virginio Merola del Partito Democratico – promette qualcosa, c’è sempre da preoccuparsi.
Infatti, non siamo di fronte solo a un amministratore incapace, ma anche al campione della lotta contro i valori non negoziabili: vita umana, famiglia naturale, libertà di educazione sono costantemente oggetto delle sue politiche.

Così, quando a Merola è stato chiesto «Nella fase due ci sarà spazio anche per la famosa app con cui controllare che i cittadini, positivi o no al virus, rispettino le normative?», ha risposto in modo da far gelare il sangue: «Mi sembra inevitabile utilizzarla […] la democrazia ha dimostrato quale sia la sua forza» (qui).

La “democrazia” che intende Merola è quella dei regimi socialisti, quella in cui lo Stato controlla e decide tutto della vita delle persone, “dalla culla alla bara”.
L’uso delle app nella Cina socialista è stato recentemente descritto dal settimanale Tempi.it così: «Con le app anti-coronavirus, la repressione in Cina diventa preventiva» (qui).

Come sarà possibile? Prosegue Tempi.it: «A Wuhan, epicentro dell’epidemia, come anche a Pechino, Tianjin, Shanghai, Chongqing e tutte le città cinesi più importanti, un codice verde è indispensabile per salire sulla metro, prendere il treno o l’aereo, entrare in banca, al supermercato, nei bar, nei ristoranti, in ufficio, a scuola o addirittura per entrare in alcuni quartieri delle città. Chi ha un codice verde è libero, chi non ce l’ha, anche se non ritiene di essere malato o un pericolo per la salute altrui, non può fare letteralmente nulla».

Dalla sua pagina facebook, il segretario nazionale del Partito Democratico diffonde la notizia secondo cui è bene uscire e a stare in compagnia (clicca per ingrandire).

Non basta: l’iniziativa del “Sindaco rosso” si inquadra perfettamente in un più ampio tentativo di condizionare l’Italia.
Infatti, lo scorso 3 aprile 2020, su iniziativa del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, è stata costituita l’Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al Covid-19 sul web e sui social network (qui).

E’ vero che, al momento, per tale “Unità” non sono previsti compiti di vigilanza o sanzionatori. Ma cosa pensare delle dichiarazioni di Riccardo Luna (uno degli otto “esperti dell’unità”) secondo il quale «la squadra di Palazzo Chigi dovrebbe poter fare debunking e bloccare la diffusione di informazioni “che creano danno alla salute pubblica. E’ quello che hanno fatto Twitter e Facebook, sia nel caso di Maduro sia nel caso di Bolsonaro, quando hanno cancellato loro post che parlavano di rimedi miracolistici”» (qui).

I rimedi giuridici contro le fake news già esistono: polizia postale, giustizia ordinaria e Agcom intervengono per bloccare e sanzionare la circolazione di notizie false, che ledono i diritti della personalità altrui o generano allarmi ingiustificati.
Ma allora a cosa serve questa “unità”? Che notizie si vogliono bloccare?

Ad esempio, perché

  • etichettare come fake news quanto detto da Trump sul “virus cinese”? Lo spiega l’insospettabile rivista Internazionale: il Presidente USA ha inquadrato «il virus evidenziandone la provenienza, e quindi attribuendone la responsabilità» (qui);
  • solo La Stampa ha svelato che tra i medici russi inviati in Italia vi sono anche agenti dei servizi segreti esperti della guerra batteriologica? (qui);
  • a parte la serissima “Analisi difesa” (Gaiani), nessuno ricorda che «pochi anni fa un team internazionale di scienziati, sia cinesi sia occidentali, aveva pubblicato un’ampia ricerca su un coronavirus modificato proprio nei laboratori di Wuhan»? (qui).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità diffonde la notizia secondo cui il coronavirus “è solo un’influenza” (clicca per ingrandire)

Se questi fatti sono fakes e non hanno diritto ad essere diffusi, perché

  • si è permesso a ministri, esponenti dell’attuale Governo e addirittura all’Organizzazione Mondiale della Sanità di dire per intere settimane che “è solo un’influenza”? (qui);
  • si continuano a diffondere notizie dalla Cina totalitaria, quando «nessuno sa quali siano i dati reali in Cina» (Trump, qui) e addirittura il Sole24Ore rivela: «che la Cina abbia mentito sui numeri di questa pandemia sembrano esserci ormai pochi dubbi» (qui).

A noi pare che le fake news siano, piuttosto, propinateci dai mass-media definiti “seri” (non solo RAI e SKY, anche Mediaset) e, pertanto, condividiamo la chiusa di Tempi.it:

«Il governo ha spiegato che la tecnologia è indispensabile per arginare il ritorno dell’epidemia, ma è evidente che il codice sanitario è un’arma potentissima nelle mani di un regime che è già in grado di sorvegliare le città e sanzionare i comportamenti delle persone con la censura e attraverso telecamere onnipresenti a ogni angolo di strada.
Per la prima volta il governo potrà, attraverso le app, impedire a chiunque perfino di comprare da mangiare o di muoversi con i mezzi pubblici.
Per farlo non avrà bisogno di assoldare qualcuno per controllare le persone, basterà far apparire sui loro telefoni un codice rosso.
Così la repressione diventa addirittura preventiva: un livello mai raggiunto prima da nessun regime al mondo
».

FattiSentire.org
Bologna, 12/4/2020

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