Lobbies-LGBTQ: solo un gioco da tavolo?

Come mai l’Arcigay produce un gioco? «La lobby gay esiste, anzi ce n’è più di una!» è il motto di Lobbies, il gioco da tavolo ideato e appena pubblicizzato dal Cassero-Arcigay di Bologna (1).
I giocatori devono conquistare la città organizzando eventi e sfruttando le proprie risorse, tramite strategie e alleanze di comodo, per aumentare la propria influenza sulla società.

Uno scopo geniale: E’ chiaro che non si tratta solo di un gioco, ma si vogliono sensibilizzare gli attivisti LGBTQ. Il gioco, infatti, favorisce la

  • consapevolezza di essere una lobby, ossia una minoranza che deve incidere sulla politica;
  • conoscenza degli strumenti di base del lobbying: «denaro, consenso, militanti e propaganda»;
  • dovere di «collaborare per obiettivi comuni», nonostante le diversità dei gruppi (2).

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Gretina e le mobilitazioni “spontanee”: una fiaba per allocchi?

La piccola Gretina sponsorizza il gay pride di Stoccolma

La piccola Greta Thunberg – detta anche la “Gretina” – occupa in queste ore i mass-media di tutto il pianeta.
Se si pensa che appena un anno fa era un’emerita sconosciuta e oggi chi la critica si vede cancellato l’account Twitter (1), vien da chiedersi come sia riuscita a mobilitare ragazzi e adulti di tutto il mondo.

Certo, non tutti si bevono la fiaba (2) secondo cui il nostro pianeta è come “una casa che brucia”: il Presidente USA ha snobbato il vertice Onu sul clima, per dedicarsi invece a un tema ben più importante, la libertà religiosa e il massacro dei cristiani (3).

Tuttavia, la sponsorizzazione della piccola svedese è enorme e crescente: Gretina è stata ricevuta dal Presidente del Parlamento Europeo, alle Nazioni Unite, al Forum Economico Mondiale di Davos e ha potuto parlare con il Papa.
Si prepara addirittura un Sinodo di Vescovi che, con il pretesto di normalissimi incendi della foresta amazzonica, sembra voglia creare una “chiesa tribale”, senza dogmi né diritto.
Studenti di tutto il mondo sembrano infolliti (4): in Australia migliaia di studenti hanno intrapreso lo sciopero del venerdì. Persino per gli studenti delle scuole superiori di Bologna, il clima è divenuto la priorità assoluta!

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Nuovo Governo: le mani sui mass-media

Al PD la delega all’editoria.
Pochi giorni prima, la censura nei social.
Prime avvisaglie di un rinnovato totalitarismo nella comunicazione?

Alle prossime elezioni politiche i dem intendono arrivare corazzati e ben posizionati per poter controllare tutte le leve dell’informazione. I grillini si sono arresi ai nuovi alleati.

GRILLINI ARRESI

Editoria al Pd, la “restaurazione” è servita

 

Il repentino cambiamento dello scenario politico, con il passaggio da una maggioranza giallo-verde a una giallo-rossa, ha dato il via al festival del camaleontismo, che vede coinvolti esponenti politici di primo piano, peones, burocrati, grand commis e perfino editori e giornalisti.

Le piroette di questi ultimi fanno davvero impallidire perché confermano che al governo del cambiamento, così come si autodefiniva il precedente, è subentrato il governo della restaurazione e della normalizzazione, anche in ambito mediatico.

Per 14 mesi il primo governo Conte è stato bombardato dai media che, salvo eccezioni, gli imputavano di essere inadeguato al compito e si auguravano che cadesse al più presto.

Come per incanto, nell’ultima settimana, al sorprendente idillio tra Pd e Cinque Stelle si è affiancata un’altra inaspettata liaison, quella tra il nuovo sodalizio giallo-rosso e gran parte del circuito mediatico.

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Antonio Socci sul caso Boffo

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Il boomerang di “Repubblica” e “Giornale”

Libero, 3 settembre 2009

Ezio Mauro e Vittorio Feltri: due autogol? Cominciamo dal primo. Il caso è buffo. Mercoledì scorso Benedetto XVI ha pronunciato parole di così grande attualità che sono finite nei titoli di apertura di tutti i tg, nei siti internet e ieri su tutti i giornali. Proprio perché toccavano i temi più scottanti.

Ebbene mi pare che La Repubblica (come l’Unità) abbia totalmente “bucato” la notizia. Per quanto abbia cercato ieri non sono riuscito a trovare un titolino e nemmeno una riga. Silenzio plumbeo. Il fatto è ancor più singolare se si pensa che sempre ieri, nella stessa apertura di prima pagina, Repubblica titolava su quanto aveva dichiarato padre Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana (“Il Vaticano: Feltri crea il caos”).

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Verona, le ignobili menzogne di Dalla Bernardina

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SCOOP DURATO LO SPAZIO DI UN MATTINO.

E ORA CHI PAGA I DANNI?

I racconti di chi ha frequentato l\’istituto: «Accuse inverosimili. Quegli abusi non sarebbero passati inosservati. Tra noi ci si raccontava tutto. Avremmo saputo se fossero successe quelle cose».

1) Gli ex allievi del \”Provolo\”: \”Pedofilia? Mai visto nulla\”

2) Intervista al vescovo Zenti: \”Fantasie aberranti\”

3) L\’inferno non è al \”Provolo\”: una lezione da ricordare

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Tra Cesare e Dio: Famiglia Cristiana sceglie Cesare

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Ho voluto toccare con mano e mi sono andato a rileggere tutti gli editoriali di Famiglia Cristiana di luglio e agosto. Non solo quello famoso sul “fascismo” incombente in Italia e che tanto ha fatto discutere, ma tutti. 6 luglio: accusa al governo di “razzismo strisciante” per le impronte ai rom; 20 luglio: critica al “lodo Alfano” che copre gli interessi personali di Berlusconi; 27 luglio: sì, il governo qualcosa ha fatto però le riforme non bastano, serve un cambio di coscienza; 3 agosto: troppi tagli alla spesa pubblica; 10 agosto: Berlusconi è nelle mani di Bossi; 17 agosto: no ai sindaci-sceriffo, preludio di autoritarismo.

Una serie programmata di interventi contro il governo: su questo non c’è dubbio. E’ un problema? Di per sé no: la critica è ammessa e addirittura auspicabile. La linea di un settimanale la decide il direttore e la confermano o meno i lettori, continuando a comperarlo o disertando le edicole. E’ bene, per la democrazia, che altri criteri non intervengano. Però, nel caso di Famiglia Cristiana, ci sono due “però” che forse sarebbe bene venissero esaminati, finite le polemiche, anche dallo stesso staff della rivista dei Paolini.

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Quando “Famiglia Cristiana” sfruttava noi figli dei poveri

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Quando "Famiglia Cristiana" sfruttava noi figli dei poveri

Siccome dal 1965 al 1971 ho consegnato a domicilio ogni settimana, gratis et amore Dei, 120 copie di Famiglia Cristiana, per un totale di oltre 6.000 l’anno, penso d’essermi guadagnato d’ufficio il diritto di dire la mia sulla deriva girotondina dell’ebdomadario della Società San Paolo, in origine Pia, oggi non più.
Fossi don Antonio Sciortino, ci andrei molto cauto nel parlare, come ha fatto l’altrieri su Repubblica, di «prese di posizione autoritarie» (versione edulcorata del fascismo «sotto altre forme» denunciato dal suo notista politico Beppe Del Colle) e soprattutto di «enorme distanza dai problemi che si aggravano», di «povertà in aumento», di «famiglie che non arrivano alla fine del mese», di «impiegati alle mense della Caritas», il tutto attribuito al governo in carica, si capisce.

Avendo il settimanale paolino fondato la sua prosperità sullo sfruttamento – sia pure per interposta persona (i parroci) – della manodopera minorile, e dei figli dei poveri in particolare, il suo direttore dovrebbe disinfettare con la varechina il pavimento del pulpito dal quale pretende di fare la predica.
E visto che io ero costretto a lavorare come zelatore di Famiglia Cristiana quando lui non era neanche prete, né tantomeno giornalista, gli rinfresco la memoria.

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Perché non celebriamo Garibaldi

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di Francesco Pappalardo

Tratto da: Identità nazionale. it




Se per Risorgimento s’intende il movimento culturale che ha accompagnato l’Unità, cioè il processo di unificazione politica della penisola italiana, con l’intenzione esplicita di «modernizzare il paese», ossia «[…] di disfare il tradizionale ethos italiano radicato nel cattolicesimo per costruire un ethos nuovo, progettato a tavolino, modellato sulle presunte caratteristiche delle più avanzate nazioni protestanti europee» (1), non possiamo celebrare Giuseppe Garibaldi, autorevole esponente del «partito anti-italiano» risorgimentale (2).

Il programma «nazionale» — che Garibaldi indossa in pieno, favorendone apertamente l’ideologismo più radicale —, ispirato alla duplice intenzione di unificare l’Italia e di procedere al «rinnovamento morale e civile» degli italiani, ha rappresentato un tentativo insidioso di «rieducazione» popolare, volto a demolire la cultura dell’antica nazione italiana. «In termini polemici si potrebbe dire che Garibaldi fu tra quelli che “fecero l’Italia per ‘disfare’ gl’italiani”» (3).

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PACS: Michele Santoro vergogna della Rai

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Mastella: “Un agguato. È difficile convivere con questi comunisti”

Ecco lo spirito autentico che anima chi vuole i PACS-dico

 

Protestiamo “Con Striscia e Mediaset ho chiuso“.

L’ex collaboratore di “Servire il popolo” (periodico maoista) e dell’Unità (quotidiano comunista), oggi eurodeputato per l’Ulivo, si è segnalato per l’ennesimo gesto di violenza mediatica: stavolta ai danni di un suo collega di partito. La colpa? Essere favorevole alla famiglia.

FattiSentire.net ritiene tuttavia inutile scrivere lettere di protesta a “RAI-Kabul”.

Propone, invece, di protestare nei confronti dell’atteggiamento fazioso della ben più seguita “Striscia la notizia”, curata dal fazioso progressista Antonio Ricci e condotta dallo sporcaccione Ezio Greggio. Infatti, sull’agguato di Santoro a Mastella, Striscia non ha trovato di meglio che canzonare il Ministro, giungendo addirittura a costruire un video dove appariva con una parrucca color celeste.
Per protestare con il direttore Carlo Rossella di Canale 5 scrivere
da: http://www.mediaset.it/brand/canale5/programma/schedaprogramma_715.shtml?form_16

 

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