La UE serve a imporre la dittatura gender?

LO VUOLE L’EUROPA: Convenzione di Istanbul, il credo gender imposto

La Convenzione del Consiglio d’Europa (CoE) sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come Convenzione di Istanbul, è stata approvata  dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile del 2011. La Convenzione è stata poi firmata dall’Unione Europea nel 2017 e da 32 Paesi, tra cui l’Italia nel 2013, sebbene con riserva.

La Convenzione, stando alla lettera della stessa, mirerebbe a prevenire e punire tutti gli atti di violenza contro le donne e ad assistere le vittime di tali atti di violenza.
La Convenzione non riguarda solo le donne, ma anche le persone omosessuali e transessuali.
Infatti, più volte nel testo gli atti di violenza e di discriminazione vengono riferiti al “genere”.
La lettera c. dell’art 3 della Convenzione chiarisce che «con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini». Ciò a dire, come predica la teoria del gender, che essere uomini e donne non è prima di tutto un dato biologico, genetico, bensì un costrutto sociale.

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Il Comune di Forlì dà l’esempio a tutto il paese: “Non adottiamo politiche LGBTQ”

Eroi di Forlì, foto di gruppo, da sinistra a destra: Andrea Liverani consigliere regionale (LN Faenza) – Andrea CINTORINO Assessora alle pari opportunità di Forlì (LN) – On. Elena Raffaelli, deputato e assessore alle attività economiche di Riccione (LN) – Daniele Marchetti (Bologna) consigliere regionale e miglior difensore della vita e la famiglia della Lega per Salvini in Regione Emilia-Romagna – Massimiliano Pompignoli consigliere regionale (LN Forlì) – On. Jacopo Morrone (Forlì) deputato e segretario della Lega per Salvini – Romagna.

Bloccati i fondi che foraggiano l’attivismo LGBTQ: «Il nostro modello è la famiglia tradizionale».
Parla Andra Cintorino, la coraggiosa assessora alle Pari opportunità: «Non adottiamo politiche Lgbt»

La giunta di centrodestra che guida la città di Forlì ha bloccato i fondi provenienti dalla Regione per un progetto di formazione psicologica e giuridica, rivolta agli operatori del Comune di Forlì e alle associazioni interessate, che sotto il solito pretesto della «prevenzione e contrasto alle violazioni dei diritti umani» ha come scopo la diffusione dell’ideologia gender, il confondere i giovani sull’orientamento sessuale e la distruzione della famiglia emiliano-romagnola.

Si tratta di fondi che erano già stati destinati a questo scopo dalla precedente amministrazione – ovviamente di centrosinistra  – e naturalmente deliberati dalla Regione a guida PD.

La decisione segue la bella presa di posizione in difesa della vita umana nascente, di cui abbiamo parlato qui: https://www.fattisentire.org/elezioni-emilia-romagna-la-lotta-contro-laborto-del-sindaco-di-forli-sia-desempio/

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Duro confronto a Ferrara: si nasconde lo scopo di Famiglie Arcobaleno!

Violenta polemica per una sala negata alle lobbies LGBT. Che però nascondono i loro scopi, complici il centro-sinistra e i mass-media locali.
Fermissimo intervento del Segretario locale di Fratelli d’Italia in difesa della famiglia naturale: PD con le spalle al muro.
Riceviamo e volentieri diffondiamo.

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La vicenda dell’Associazione ‘Famiglie arcobaleno’ a cui il Comune ha negato la sala merita un approfondimento.
Lo statuto di Famiglie Arcobaleno recita: «Lo scopo principale dell’associazione è quello di difendere e promuovere tutti i tipi di genitorialità», precisando «in particolare agire per far sì che la genitorialità gay e lesbica sia presente nella realtà giuridica e sociale del nostro Paese».

Viene subito in mente il “caso Bibbiano”, per cui su richiesta di Fratelli d’Italia si è appena costituita una commissione di indagine anche a Ferrara, ma non è di questo che si tratta.

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Lobbies-LGBTQ: solo un gioco da tavolo?

Come mai l’Arcigay produce un gioco? «La lobby gay esiste, anzi ce n’è più di una!» è il motto di Lobbies, il gioco da tavolo ideato e appena pubblicizzato dal Cassero-Arcigay di Bologna (1).
I giocatori devono conquistare la città organizzando eventi e sfruttando le proprie risorse, tramite strategie e alleanze di comodo, per aumentare la propria influenza sulla società.

Uno scopo geniale: E’ chiaro che non si tratta solo di un gioco, ma si vogliono sensibilizzare gli attivisti LGBTQ. Il gioco, infatti, favorisce la

  • consapevolezza di essere una lobby, ossia una minoranza che deve incidere sulla politica;
  • conoscenza degli strumenti di base del lobbying: «denaro, consenso, militanti e propaganda»;
  • dovere di «collaborare per obiettivi comuni», nonostante le diversità dei gruppi (2).

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L’Emilia-Romagna “esporta” gender nelle Marche

da: Unità n. 3

“W l’amore”, il progetto per la diffusione dell’ideologia gender realizzato dalla “regione rossa” approda nell’assemblea legislativa delle Marche.
Il centro-destra reagisce: l’on. Giorgia Latini (Lega) presenta un atto ispettivo (1), quindi il 21 ottobre il consigliere regionale Marconi (centro-destra) un’interrogazione a risposta immediata (2).
Ma la protesta inizia già da prima, grazie alla consigliera regionale Marzia Malaigia (Lega): «questo progetto è una forzatura sull’indicazione di scelte intime e relazionali che, nel caso di adolescenti di 13 e 14 anni, dovrebbero al contrario essere libere da condizionamenti e affidate esclusivamente alla sfera familiare» (3).

L’Emilia-Romagna si conferma “punta di diamante” e laboratorio per la diffusione del gender a livello nazionale.

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Ferrara. Il Comune prosegue nei patrocini omosessualisti?

Provoca nuovo disagio all’interno della maggioranza il patrocinio dato a una conferenza su «Corporeità, orientamenti affettivi, identità di genere negli adolescenti» (1).

Ad alimentare i dubbi non è solo l’espressione «identità di genere» al posto della più precisa “identità sessuale”, ma una serie di indizi che devono far riflettere:

  1. la laicista Enciclopedia Treccani (2), spiega che la scelta del termine “genere” è «il risultato di una scelta culturale dell’individuo, distinta dalla propria corporeità»: insomma, è proprio l’ideologia gender di cui le sinistre negano l’esistenza;
  2. se i sessi sono due, i “generi” – secondo fonti autorevoli (3) – sono almeno 23: trans, transgender, intersex, androgini, crossdresser, i drag king, pansessuali, ecc.;
  3. l’evento ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna (oltre a quello del Comune), nota per essere la punta di diamante della diffusione dell’ideologia gender in Italia;
  4. la relatrice, Elena Buday, è autrice di un volume (vedi foto in alto) sul sostegno psicologico alle coppie omosessuali che “desiderano” un figlio (omogenitorialità); (altro…)

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“Gender school”: una nuova e potente iniziativa per inoculare l’ideologia omosessualista?

1. Un piano nazionale di formazione degli insegnanti sui temi che riguardano la violenza di genere, che si vuol far credere sia dovuta alle differenze (nella propaganda chiamate “stereotipi”) tra maschio e femmina.
E’ questo uno degli scopi del Progetto “Gender School, docenti in prima linea” (1) che è già fruibile su un ambiente online dedicato, pieno di “lezioni” (sic!) e di materiali costantemente a disposizione degli iscritti.
NO, non si tratta della solita iniziativa delle lobbies LGBT, ma è invece una iniziativa del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri attraverso Indire.

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Bologna: il festival gender e il sistema di potere della regione rossa

Immagine del V.a.k.k.a. party, uno degli eventi centrali del Gender Bender 2019. V.a.k.k.a. sta per “Very Antiestetike Kagne Kon Attitude” ed è la festa delle inversioni e delle invertite, l’apocalisse del gender e l’anarchia.

In una recente intervista a La Verità, Umberto La Morgia (consigliere comunale Lega a Casalecchio – Bologna) ha spiegato con quali pretesti viene diffusa l’ideologia gender nell’ambito del  festival “Gender Bender” (1) nei numerosissimi spettacoli previsti:
«Maschio e femmina non sono più sessi, e nemmeno generi, ma solo goffi stereotipi discriminatori da annacquare e magari ridicolizzare. Spettacolo rivolto ad un target di età a partire dai 12 anni… Questi estremismi non vanno di certo a favore dell’immagine e dell’inclusione delle persone libere e di buon senso, di qualunque orientamento affettivo».

Nello stesso articolo, l’On. Bignami (Fratelli d’Italia) segnala che la Regione Emilia-Romagna ha versato 100.000 € all’Arcigay per il festival Gender Bender.

Non contento, La Morgia ha voluto scavare ancora più a fondo: ha fatto una richiesta di accesso agli atti amministrativi relativamente al Teatro Laura Betti di Casalecchio, uno dei circa 20 immobili pubblici messi a disposizione del Festival.

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Invasione gender. Consiglieri comunali in difesa dei bambini

Forlì, Minutillo (FdI): “Contenuti gender ai bambini della scuola elementare”
Todi,
libri ‘gender’: la bibliotecaria comunale rimossa
Ferrara
, Mosso (LN): al festival social-comunista “favole per famiglie non ordinarie” 
Modena
, Platis (FI) libri gender per bambini nelle biblioteche modenesi

Tuttavia la setta LGBT ormai permea gli orientamenti culturali del paese: una rivista per addetti alla scuola ospita una specialista di propaganda gender:
ci poniamo l’obiettivo di contrastare una cultura che prevede ex ante […] delle caratteristiche ascritte alle persone e dobbiamo intraprendere un lavoro culturale che è necessario improntare fin dall’infanzia […]
insegnare una qualsiasi disciplina con un’ottica di genere, dalle materie umanistiche a quelle scientifiche
(https://www.orizzontescuola.it/educare-alle-differenze-di-genere-stiamo-attenti-al-curricolo-nascosto-intervista/)

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Pavia: abile azione della nuova Giunta rallenta la corruzione di bambini

Dopo il terribile gay pride per bambini di Catania (ospitato dalla CGIL), una buona notizia: la nuova amministrazione di centro-destra toglie spazi e soldi a un’iniziativa LGBT intesa a confondere i bambini.
Il Sindaco leghista di Ferrara, che è andato al gay pride, prenda nota e impari.
Accontentato il vescovo, esultano i cattolici, consolidato il proprio consenso elettorale.

Fracassi dice no a “Giocanda” nelle piazze:
«Fiabe gender? le raccontino nel castello»

Un anno fa 2mila persone erano state attirate in luoghi del centro: ma fortunatamente quest’anno la giunta di centro-destra toglie patrocinio e contributo

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