Venti torbidi da est tornano


I musulmani dei Balcani ci trascineranno in guerra

Stavolta con Belgrado ci sarà Putin. Si rischia lo scontro globale…

 di Renato Farina

Venti torbidi da est tornano. Il cuore musulmano dei Balcani, che solo la nostra stupidità ha reso presuntuoso e temerario, batte il tam tam delle armi. I nomi sono familiari, perennemente legati a guerre: Serbia e Kosovo. Già nel 1999 ci coinvolsero nei loro guai. Il governo D\’Alema, con la supervisione di un Kossiga più che mai con la kappa di amerikano, senza voto del Parlamento, senza consenso dell\’Onu chiamò l\’Italia a parteciparvi nelle file della Nato. Era stato Clinton a volere l\’intervento. La guerra durò tre mesi, senza truppe di terra: bombardamenti missilistici, duetremila morti. Il Kosovo ora sta per proclamare probabilmente domenica prossima – la sua indipendenza dalla Serbia, che non ne vuole sapere, e si opporrà con ogni mezzo. Si era proposto a Belgrado uno scambio: ingoiate il rospo e noi vi ammettiamo con procedura d\’urgenza nell\’Europa Unita. Hanno risposto: noi non vendiamo i nostri figli, lì ci sono le nostre radici. E hanno pure ragione. Sarebbe come dare l\’indipendenza a Roma perché col tempo la maggioranza degli abitanti è diventata musulmana-marocchina. In Kosovo-Metohija il popolo cristiano-serbo ha cercato di resistere agli ottomani. A Kosovo Polje, nel 1389, fu sconfitto. Così pure il secolo dopo. I serbi venerano quel luogo come la terra dei loro eroi. Ci hanno costruito monasteri. Con il tempo gli albanesi sono diventati maggioranza. Per come si sono messe le cose, ora ci toccherà sostenere l\’indipendenza del Kosovo. L\’America che ha già strizzato l\’occhio ai turchi, ora lo rifà con gli albanesi. Speriamo nella diplomazia, altrimenti non sarà come nel 1999. Non sarà stavolta un conflitto locale. Germania, Francia, Regno Unito e Italia riconosceranno il Kosovo per bloccare le velleità armate della Serbia. Ma se dovessero muoversi i carri armati di Belgrado l\’intervento della Nato non sarà automatico. Se accadesse questa volta si allargheranno incendi spaventosi. Infatti la Russia non è più lo Stato affranto e ancora fragile di Eltsin. Ora lo zar Putin è alla te- sta di un Paese tornato ricco, con l\’arma dell\’energia con cui ricattare l\’Europa. Sorveglia, non può permettere che il principio di autodeterminazione etnica, fatto valere dagli albanesi kosovari, contagi Abkhazia, Ossezia, Cecenia. Per far intendere che musica è pronto a suonare ha minacciato l\’uso dei missili contro Kiev se l\’Ucraina dovesse entrare a far parte della Nato. Non gli dispiace affatto poter allargare la sua sfera di influenza esplicita fino a un passo dal Mediterraneo. I serbi di recente hanno scelto leader sicuramente democratici. Ma per loro farsi tagliar via il Kosovo è impossibile, naziona- listi o no che siano i capi. Certo un Paese che perde una guerra paga pegno, e nel 1999 la sconfitta fu sonora. Ma è anche vero che i patti sono patti, e la perdita della sovranità non era prevista nelle carte. Oltretutto allora i bombardamenti della Nato furono legittimati da rapporti che a distanza di anni appaiono manipolati dalla volontà di intervento. La Serbia allora unita al Montenegro stava davvero praticando pulizia etnica nei confronti degli abitanti della sua provincia meridionale abitata in maggioranza da albanesi? Più probabile che fosse in corso una guerriglia capeggiata proprio da quell\’Hashim Thaci propenso a farsi fotografare da sempre con il kalashnikov in mano. A quel tempo tutti accettammo tranquillamente l\’idea che Milosevic, il presidente comunista, fosse l\’orco. Orco senz\’altro: ma forse non quella volta lì e non con gli albanesi. I quali erano e restano egemonizzati da una banda di guerriglieri o terroristi, l\’Uck, di stampo marxista-musulmano. Come dire: il peggio del peggio. Non a caso oggi questa regione è la Mecca infame di corrieri di droga e trafficanti di schiavi. Dove lo sport preferito è la caccia al cristiano (serbo) e la trasformazione dei monasteri ortodossi in cloache. Ora in quella terra, sotto l\’egi da dell\’Onu, ci sono i soldati italiani. Cercano di difendere i pochi serbi che hanno resistito alla vera pulizia etnica scatenatasi dopo la sconfitta militare. Su 2.400.000 abitanti kosovari i serbi sono circa 70-80mila. Càmpano rinchiusi in territori vigilati dai nostri militari. Prima erano mezzo milione, ma sono dovuti scappare. A noi toccherà dar guerra per difendere ancora una base di terrorismo internazionale islamico e mafioso a un passo da casa nostra? Aveva ragione Cossiga, preso in giro da tutti, a prevedere per questi mesi una montagna di problemi.

LIBERO 16 febbraio 2008