Vaticano: documento “bomba” in preparazione al Sinodo…

«È peccato votare i politici pro aborto»


La chiesa denuncia la leggerezza di fedeli e sacerdoti: molti divorziati ricevono la comunione e troppi preti non sanno il latino

ROMA Troppo lassismo all’ombra delle chiese. Tanti cattolici, che si professano osservanti, votano politici che appoggiano apertamente le pratiche abortiste. Messe a cui i fedeli partecipano con distrazione, vestiti in maniera indecente, magari in pantalonicini corti e canottiere, senza canti e musica sacra. Molti sacerdoti non conoscono più neppure il latino. E poi ci si accosta alla Comunione con troppa leggerezza: partecipano ai sacramenti anche i divorziati risposati. A questo quadro non certo rassicurante il Vaticano vuole porre rimedio, vuole togliere le numerose ombre, dando concrete indicazioni nel documento preparatorio del sinodo dei Vescovi che si terrà in Vaticano dal 2 al 23 ottobre, dedicato all’Eucaristia, il primo sinodo presieduto da Papa Benedetto XVI. Nel documento, dunque, il Vaticano ribadisce l’invito ai cattolici a non votare quei politici che appoggiano l’aborto. L’indicazione, emersa con chiarezza durante le scorse presidenziali americane a proposito del voto al candidato democratico John Kerry ( che è pro- aborto), viene ripresa nel documento, denominato ” Instrumentum laboris”. Vi si legge: « Alcuni ricevono la Comunione pur negando gli insegnamenti della Chiesa o dando pubblicamente supporto a scelte immorali, come l’aborto, senza pensare che stanno commettendo atti di grave disonestà personale e causando scandalo». «Del resto», prosegue, «esistono cattolici che non comprendono perché sia peccato sostenere politicamente un candidato apertamente favorevole all’aborto o ad altri atti gravi contro la vita, la giustizia e la pace: da tale attitudine risulta, tra l’altro, che è in crisi il senso della appartenenza alla Chiesa e che non è chiara la distinzione tra peccato veniale e mortale». Viene poi ribadito il nuovo no Vaticano per la comunione ai divorziati risposati. Una posizione in linea con la tradizione dottrinaria, ma che non mancherà di sollevare polemiche. Il documento constata «la grande sproporzione fra i tanti che fanno la Comunione e i pochi che si confessano» . Accade sempre più di frequente, «che i fedeli ricevano la Comunione senza badare allo stato di peccato grave in cui possono trovarsi». In questo senso si fa esplicito riferimento al caso dei divorziati risposati che si accostano all’Eucarestia, «un fenomeno non raro in diversi Paesi». La Messa domenicale è ormai più che altro un precetto da rispettare, un rito che sta perdendo mistero e partecipazione? Allora, più spazio ad organo e canto gregoriano, un vero e proprio «modello a cui ispirarsi». Infatti, il «repertorio essenziale» del canto gregoriano deve essere «conosciuto dal popolo», perché «è stato composto a misura dell’uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi, grazie alla sua trasparenza, alla sua discrezione, all’agilità delle sue forme e dei suoi ritmi» . Altro che i canti che si sentono oggi in tante chiese, così “somiglianti a quelli profani“. Facile veder rispecchiate, in queste “raccomandazioni“, l’interesse sincero e profondo di Papa Ratzinger per la diffusione della musica sacra, di cui è un cultore e un deciso sostenitore, insieme al recupero del latino. Non è un dettaglio di poco conto, si sottolinea, l’uso degli strumenti musicali durante la messa, in particolare dell’organo, « il cui suono è in grado di aggiungere solennità al culto e aiutare la contemplazione » . Ma ci sono molti altri atti che attentano al senso del sacro. Ad esempio: «la trascuratezza nell’uso degli ornamenti liturgici (…), la mancanza di decenza nel modo di vestire dei partecipanti alla Messa; la somiglianza di certi canti usati in chiesa a quelli profani; (…) la scadente qualità architettonica e artistica degli edifici sacri». Niente allarmismi, però: «Tutte queste realtà negative, più frequenti nella liturgia latina che in quelle orientali, non devono causare falsi allarmismi, poiché sono circoscritte». In Occidente, dunque, caduta del senso del sacro, laddove «regna un clima generale di pace e prosperità, per la maggior parte occidentali». Invece, «nei Paesi martoriati dalla guerra (…) si nota una più profonda comprensione del mistero eucaristico nella sua integralità, cioè anche nella dimensione sacrificale». Insomma, un’ennesima constatazione dell’eterna verità: quando si soffre è più facile sentirsi vicini al Mistero.


di Caterina Maniaci

Libero, 8 luglio 2005