USA: dalla pecora Dolly al super pollo

Così l\’America segue la Gran Bretagna sulla strada delle chimere

Per la Food and Drug Administration è possibile mettere in commercio carni e prodotti derivati – dal latte alle setole – di animali che sono stati sottoposti a un ritocchino genetico. Le aziende alimentari giubilano…

 

In principio era la pecora Dolly, adesso è l’ora del super pollo. In America la Fda (l’autorità competente per cibo e medicinali) ha pubblicato le sue linee guida sugli organismi geneticamente modificati, cioè tutte le piante e animali, il cui Dna viene corretto in laboratorio per migliorarne la resa. E se ben vengano i pomodori che non marciscono in frigo dopo quattro giorni e le medicine di nuova generazione, con gli animali c’è qualche problema in più. Per la Food and Drug Administration è possibile mettere in commercio carni e prodotti derivati – dal latte alle setole – di animali che sono stati sottoposti a un ritocchino genetico. Le aziende alimentari giubilano: nelle batterie ci saranno maiali che mangiano meno ma sono ugualmente grassocci e nei banchi frigo bistecche più nutrienti, per non parlare dei bovini immuni al morbo della “mucca pazza”. Avendo fantasia ci si può davvero sbizzarrire. Nel mondo della moda si parla di ovini che nascono già con il vello variopinto, così che i pull di cachemire o mohair non abbiano bisogno di essere tinti – così volgare ricorrere all’artificio chimico, meglio avere a disposizione un bell’agnellino azzurro polvere. Al momento negli Stati Uniti un animale modificato in libera circolazione c’è già: è un pesce zebra che si illumina al buio per rischiarare gli acquari più chic. Ma la sua vendita è stata autorizzata tempo fa perché a nessuno verrebbe in mente di mangiarselo.
Le linee guida dell’authority, almeno in teoria, nascono per tutelare il consumatore. Restano però parecchio vaghe: ogni autorizzazione all’immissione in commercio è subordinata alla discrezionalità della Fda. La discrezionalità comprende anche l’indicazione della provenienza del prodotto, visto che una volta ottenuta l’approvazione non è necessaria alcuna specificazione sull’etichetta. Le associazioni dei consumatori sono insorte: il rischio è quello di trovarsi nel piatto una delle dieci cosce del coniglio transgenico, senza averne la più pallida idea. L’autorità assicura che vigilerà sulla sicurezza dei prodotti, ma le indicazioni sembrano compilate soltanto per fotografare l’esistente. In America da anni sono vendute e consumate (senza particolari indicazioni) carni provenienti da bestiame clonato. O meglio, come tengono a specificare i produttori, dai discendenti di animali clonati. A gennaio di quest’anno la Fda ha assicurato in via definitiva – e ribadendo un parere espresso nel 2006 – che i derivati di animali clonati sono assolutamente sicuri. E magari lo saranno anche i merluzzi che sanno di fagiano, soltanto che fa un po’ senso immaginarli.
Il vero problema però è che gli Stati Uniti sembrano pericolosamente percorrere la stessa strada della Gran Bretagna, farwest biotecnologico per eccellenza. La patria di Dolly crea mostri senza sosta da oltre dieci anni, in nome della ricerca scientifica. Al punto da autorizzare i cosiddetti “embrioni ibridi”, l’unione di “materiale” umano e animale. Quando il governo, nel 2007, ne propose l’utilizzo nella ricerca sulle cellule staminali – e ancora quando a maggio di quest’anno il Parlamento britannico lo autorizzò – questi esperimenti crearono un rumoroso dibattito anche sul continente. I primi mix – animali soltanto allo 0,1 per cento – sono sopravvissuti soltanto tre giorni. Ma le porte ora sono aperte a sviluppi eticamente molto discutibili e praticamente, d’ora in poi, poco controllabili. Quello che sembrava l’esperimento di scienziati in preda al delirio di Dr Frankenstein è ora la più quotidiana delle realtà.
Negli Stati Uniti, nel 1998 alcuni scienziati del Massachusetts tentarono di creare embrioni ibridi di uomo e mucca, ma il tentativo non riuscì. Ora i ricercatori americani lavorano per poter trapiantare sull’uomo organi di animali geneticamente modificati (il coraggioso cuore di babbuino nel petto di Christian Slater in una commedia anni Novanta ora sembra soltanto pallido romanticismo). Per modificare il Dna di un animale e alterarne le caratteristiche, lo si può innestare con quello di altri. E come sanno bene oltremanica, dal super-pollo alla chimera il passo è molto breve.

di Valentina Fizzotti
Il Foglio 21 settembre 2008