Terrorismo e bugie

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Una bugia cento volte ripetuta non diventa una verità, ma può darsi che qualcuno ci creda. Sentiamo ripetere che la guerra al terrorismo dichiarata da Bush non ha fatto diminuire, ma aumentare gli attentati. Non si considera,anzitutto,che dopo l’11 settembre 2001 è salita l’attenzione mediatica nei confronti del terrorismo:oggi qualunque attentato in Turchia, in Marocco, in Thailandia – tanto più se c’entra Al Qaida – va a finire sulle prime pagine dei giornali italiani, mentre prima dell’11 settembre non sempre era così. Se però dal mondo virtuale dei media passiamo alla realtà, le cifre si rifiutano di collaborare: no,gli attentati non sono aumentati.

Dall’11 settembre 2001 in poi i morti per attentati terroristici dell’ultra-fondamentalismo islamico sul territorio degli Stati Uniti si sono ridotti a zero:vi è certo una situazione di continua vigilanza, ma nessun attentato è neppure andato vicino ad essere realizzato. Stessa situazione in Gran Bretagna. La terra martire per eccellenza del terrorismo ultra-fondamentalista è l’Algeria: centomila morti ammazzati in dieci anni. I morti algerini di terrorismo, circa diecimila all’anno prima dell’11 settembre, sono diventati un migliaio nel 2002 e qualche centinaio nel 2003.


Si dirà che la vera questione è se il terrorismo è aumentato dopo l’inizio della guerra in Irak.La risposta è no. Il numero di morti per terrorismo è ulteriormente diminuito negli ultimi dodici mesi in Algeria (dove non è più aiutato da AlQaida, che usava una rete che passava anche dall’Irak), così come in Kashmir.Stati Uniti e Gran Bretagna continuano a non essere colpiti. C’è di più: dopo l’11 settembre, e anche dall’inizio della guerra in Irak, pochi attentati terroristici importanti sono partitti da basi terroristiche situate in Paesi arabi. Le basi afghane di Al Qaida e quelle della sua filiale irachena Ansar al-Islam, protette e finanziate da Saddam Hussein, sono state smantellate. Ansar Al Islam e diversi gruppi marocchini hanno ancora colpito, in particolasre a Madrid l’11 marzo. Ma le basi dove gli attentati sono stati concepiti e organizzati non sono più in Irak né in Medio Oriente, e in ampia misura neppure in Marocco: sono in Europa – in Germania,in Francia,in Gran Bretagna e in parte in Italia.


Distruggere le basi del terrorismo, in Afghanistan come in Irak e terrorizzare i terroristi spingendoli alla fuga (s’intende nei limiti del diritto e delle convenzioni internazionali) è una strategia che funziona. Chi è impegnato a scappare e nascondersi non può che rallentare la preparazione di attentati. Per inciso, si può pensare quello che si vuole dell’applicazione della stessa strategia da parte di Sharon: quello che è certo è che anche il numero di morti ammazzati da Hamas negli ultimi mesi è diminuito.


Mostrare ai terroristi che si obbedisce ai loro ricatti e si scappa, alimentare il terrorismo con il buonismo e il lassismo nei confronti delle sue basi presenti in Europa:questo sì fa aumentare gli attentati, non la guerra al terrore di Bush.Le strade sono piene di manifesti che proclamano quella dell’Irak “una guerra sbagliata” e l’Europa “una forza di pace”. Se si tratta di quell’Europa soft nei confronti del terrorismo, cui però non sono iscritti per fortuna né il nostro governo né quello inglese, lo slogan dovrebbe essere piuttosto:”Contro il terrorismo una guerra giusta, il lassismo europeo un aiuto ai terroristi”.


Massimo Introvigne – (c) il Giornale, venerdì 14 maggio 2004