SVEZIA e il «dogma» degli orientamenti sessuali

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SINISTRA TOTALITARIA:
assolto il pastore Ake Green

La Corte di Appellodi Stoccolma ha ora sancito che il principio della libertà di espressione si applica anche a temi controversi e a tesi ritenute impopolari. Decisione contestata dal fronte della rivoluzione sessuale che, attraverso il “Garante del Governo svedese per i diritti omosessuali”, ha manifetato il suo livore…

L’11 febbraio scorso la Corte di Appello di Stoccolma ha ribaltato la sentenza di primo grado che, in base ad una legge istituita dopo la II Guerra Mondiale per proteggere la minoranza ebrea dalla propaganda neo-nazista, ed estesa nel 2003 agli “orientamenti sessuali”, aveva condannato il pastore protestante Ake Green ad un mese di reclusione per un sermone in cui citava le condanne bibliche delle perversioni sessuali, compresa l’omosessualità. Il pubblico ministero aveva chiesto, al contrario, un inasprimento della pena, sostenendo che se è permesso citare i passi della Bibbia che condannano l’omosessualità, non si può usare gli stessi per giustificare la propria condanna morale. La Corte ha invece decretato che la legge anti-discriminazione non deve essere intesa nel senso di impedire critiche ai comportamenti omosessuali o di ridurre in alcun modo i diritti religiosi.


Nella motivazione, i giudici hanno riconosciuto ad Ake Green il diritto di predicare “la condanna categorica della Bibbia delle relazioni omosessuali, ritenute un peccato”, anche se questa posizione risultasse “sgradita a molti cittadini” (cfr. “The Washington Post“, 12 febbraio 2005). In particolare, la Corte ha ribadito che “l’aver reso l’incitamento contro i gay punibile, non significa impedire le riflessioni o il dibattito sull’omosessualità, in chiesa come negli altri settori della società” (cfr. “The Washington Times“, 12 febbraio 2005).


Il lungo sermone del pastore di fede pentecostale, tenuto nel tempio di un piccolo villaggio sull’isola di Oeland, al sudest della Svezia, era incentrato sulla morale sessuale ed in particolare sulla immutabile condanna della Bibbia di tutte le pratiche contro natura e sui rischi spirituali, fisici, psicologici e sociali della diffusione dei costumi di vita immorali. L’omelia venne pubblicata su un quotidiano locale, il che provocò immediatamente la denuncia dei gruppi di pressione omosessualisti.


La Corte di Appello ha ora sancito che il principio della libertà di espressione si applica anche a temi controversi e a tesi ritenute impopolari. Decisione contestata dal fronte della rivoluzione sessuale che, attraverso il “Garante del Governo svedese per i diritti omosessuali”, ha manifetato il suo livore affermando che “questo significa che si può dire qualunque cosa” (“Associated Press“, 11 febbraio 2004).


Ake Green, che in attesa della sentenza si era detto preoccupato, non per la perdita della libertà personale, ma per la minaccia alla “libertà di predicare la Parola di Dio” (cfr. “The Washington Times”, cit.), si è detto compiaciuto del verdetto che però ha definito solo una “vittoria parziale” in attesa della definitiva pronuncia della Corte Suprema sulla questione della libertà di religione.
(Corrispondenza romana) 889/02 del 26/02/05


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SINISTRA TOTALITARIA:
le insidie delle leggi sugli “orientamenti sessuali”


La condanna inflitta in primo grado al pastore luterano svedese Ake Green (cfr. CR 865/01), è un campanello d’allarme sulla nuova ondata di intolleranza che si sta diffondendo in Occidente. Per la prima volta nella storia, a quanto è dato sapere, un religioso è stato condannato, anche se poi assolto in appello, per le sue posizioni in materia di morale sessuale, avendo “osato” citare, durante un’omelia, alcuni passi biblici di condanna dell’omosessualità.


L’avvento delle leggi di tutela di non meglio definiti “orientamenti sessuali”, che vietano ogni forma di discriminazione di tali orientamenti, sta infatti ponendo in tutto il mondo una seria minaccia alla libertà di espressione, compresa quella religiosa. Per questo alcune delle più importanti organizzazioni internazionali impegnate sul fronte dei diritti civili si sono assunte la difesa del religioso. Così, nell’aula giudiziaria nella cittadina di Jonkoping, a fianco di Ake Green c’erano gli esperti legali dello “Sweden’s Christian Jurists Network“, quelli della branca svedese dell'”Helsinki Commission”, gli avvocati dell'”Advocates International” ed i giuristi statunitensi del “Becket Fund”.


La difesa ha avuto buon gioco nel mettere in evidenza le contraddizioni della legge sugli “orientamenti sessuali”. Questi, in sintesi, gli argomenti usati dai legali di Green. I 65 versi tratti dalla Bibbia che il pastore Green ha citato, sono usati nella predicazione cristiana da 2000 anni. Secondo i trattati internazionali il pastore Green, o chiunque altro, ha il diritto di citare la Bibbia nelle proporzioni che meglio crede, senza necessità di conformare il proprio credo religioso sugli standard di morale sessuale imposti al pubblico dall’industria cinematografica o dalla televisione.


La tesi che per un gruppo sia prevista una tutela più grande, e che sia preferito ad altri, è l’antitesi della giurisprudenza sui Diritti Umani. È pacifico che il concetto di libertà di espressione preveda il dissenso, l’indignazione e anche la rabbia nei confronti di coloro con cui si è in disaccordo. Il prezzo che la società deve pagare alla libertà di espressione è il rischio che qualcuno si senta offeso per le opinioni espresse. La libertà di espressione e la tolleranza non sono una strada a senso unico, e non è lecito usare leggi antidiscriminazione per imporre il proprio stile di vita a chi non vuole riconoscerlo o vendicarsi per torti subiti in passato.
Per la giurisprudenza consolidata esiste una “persecuzione” allorquando ci sia la perdita della vita, di un arto, della libertà o della proprietà. Le parole di un sermone non sono una “persecuzione”, anche se delle persone si possono sentire offese per queste. Ci vuole ben altro che delle parole.


I legali del pastore hanno inoltre sottolineato come la legge svedese, e quelle analoghe che si stanno approvando in altre nazioni, creino una grande area di incertezza giuridica, non venendo mai definiti quali siano gli “orientamenti sessuali” che non possono essere criticati. Ogni condotta sessuale infatti è un “orientamento”. Come bisogna considerare, per non finire in carcere, la bigamia, la poligamia, l’incesto, la bestialità, la promiscuità, la pedofilia e l’adulterio? In Svezia, o ovunque esista questa legge, religiosi che predicano in materia di morale, o anche semplici fedeli, rischiano ogni volta una condanna perché una particolare minoranza si è ritenuta offesa e “perseguitata”?
Il processo ad Ake Green sembra proprio il primo episodio di una rinnovata e più ampia offensiva dichiarata dalla “Nuova Sinistra” contro la libertà e i (veri) diritti civili.

(Corrispondenza romana)  890/01 del 26/02/05)