SI’ ALLE DONAZIONI DI ORGANI, MA NEL RISPETTO DELLA DIGNITA’ DELLA PERSONA

LA CHIESA INCORAGGIA LE DONAZIONI DEGLI ORGANI MA NEL RISPETTO DELLA VITA E DELLA DIGNITA’ DELLA PERSONA: E’ QUANTO SCRIVE IL PAPA IN UN MESSAGGIO ALLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE CHE  HA PROMOSSO UN INCONTRO IN VATICANO SUL PROBLEMA  DELLA DETERMINAZIONE DEL MOMENTO ESATTO DELLA MORTE UMANA

– Intervista con il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo –


La Chiesa incoraggia alla donazione gratuita degli organi ma sottolinea anche le condizioni etiche per tali donazioni, evidenziando l’obbligo di difesa della vita  e dunque l’accertamento della morte clinica del donatore. E’ quanto scrive il Papa nel suo messaggio ai partecipanti alla riunione del Gruppo di lavoro su “I segni della morte”, promossa oggi e domani in Vaticano dalla Pontificia Accademia delle Scienze. Al centro dell’incontro il problema della determinazione del momento esatto della morte dell’uomo. Il servizio di Sergio Centofanti:


“Il magistero della Chiesa – scrive il Papa – ha seguito fin dall’inizio, con costanza e consapevolezza, lo sviluppo della prassi chirurgica del trapianto di organi, introdotta per salvare vite umane dalla morte imminente e consentire ai malati di proseguire la vita per un ulteriore periodo di anni”. Ma se da una parte, afferma il Pontefice – la Chiesa offre “un incoraggiamento alla donazione gratuita degli organi” dall’altra  sottolinea “le condizioni etiche per tali donazioni, evidenziando l’obbligo di difesa della vita e della dignità del donatore e del ricevente” e indicando “i doveri degli specialisti che intervengono in questo procedimento sostitutivo”. Per il Papa è necessario dunque  stabilire “con certezza morale la morte clinica di una persona per procedere al prelievo degli organi da trapiantare”.


Giovanni Paolo II premette che nell’orizzonte dell’antropologia cristiana “il momento della morte di ogni persona consiste nella definitiva perdita della sua unità costitutiva corporeo-spirituale”. Ciascun essere umano, infatti, è vivente proprio in quanto “unità di anima e di corpo”. “Di fronte a tale verità antropologica, risulta chiaro – leggiamo ancora nel messaggio – che “la morte della persona, intesa in questo senso radicale, è un evento che non può essere direttamente individuato da nessuna tecnica scientifica o metodica empirica”. “Dal punto di vista clinico, tuttavia, – aggiunge il Pontefice – l’unica maniera corretta – ed anche l’unica possibile – di affrontare il problema dell’accertamento della morte di un essere umano è quella di volgere l’attenzione e la ricerca verso l’individuazione di adeguati “segni di morte”.


In questo senso “la posizione della scienza, attenta e rigorosa – scrive Giovanni Paolo II – deve … essere ascoltata in primaria istanza”, secondo quanto già insegnava Pio XII, affermando che “tocca al medico di dare una definizione chiara e precisa della ‘morte’ e del ‘momento della morte’ di un paziente che spira in stato di incoscienza” .


Ma “a partire dai dati forniti dalla scienza – conclude il Papa nel suo messaggio – le considerazioni antropologiche e la riflessione etica hanno il dovere di intervenire con un’analisi altrettanto rigorosa, in attento ascolto del magistero della Chiesa”.


Ma sull’incontro in Vaticano del Gruppo di lavoro su “I segni della morte” ascoltiamo il cancelliere dell’Accademia, mons. Marcelo Sanchez Sorondo, al microfono di Giovanni Peduto:


R. – L’Accademia negli anni ’80 ha tenuto due incontri, uno nel 1983 e un altro nel 1988, nei quali si è stabilito che si poteva dire che la morte della persona sopraggiungeva con la morte cerebrale. Ora, a distanza di tanti anni, l’Accademia vuole riverificare questo criterio alla luce naturalmente delle nuove esperienze dal punto di vista medico.


D. – Si tratta di una questione cruciale anche in vista, per esempio, del trapianto degli organi…


R. – Si tratta di una questione cruciale che viene ad essere ancora più attuale proprio per il fatto che oggi si sa che ancora per certi tipi di malattia non c’è una soluzione migliore di quella del trapianto degli organi. Naturalmente sappiamo che alla morte del cervello tutti gli altri organi muoiono, ma sappiamo anche che si può – determinando con precisione la morte celebrale – utilizzare ancora degli organi.


D. – Aborto, eutanasia, clonazione, manipolazione genetica, fecondazione artificiale: l’uomo d’oggi vuole essere sempre più padrone della vita…


R. – Noi siamo stati creati da Dio e non siamo padroni della nostra vita, e quindi noi dobbiamo realizzare la volontà di Dio e vivere tutto il tempo stabilito da Dio. Lui è il Dio della vita: noi siamo invece i suoi “vicari” per collaborare con Lui per la vita.


Dalla RADIO VATCANA


http://www.radiovaticana.org/radiogiornale/ore14/2005/febbraio/05_02_03.htm#sorondo