Religiosi alla ribalta…

Firenze la rossa fa causa ai gay che vogliono sposarsi. Ma padre Sorge…

Il sindaco contro le coppie omo. Ma sulla rivista diretta da padre Bartolomeo Sorge S.I.  si legge che quelle stabili fanno bene alla società…

 

Stranezze italiche: un sindaco di sinistra rifiuta il riconoscimento di una coppia gay; i gesuiti, invece, aprono la strada ad un primo riconoscimento della convivenza omosessuale, sia pure con ampi distinguo e non in contrasto con il magistero della Chiesa. Il "caso" di Firenze. Il sindaco Leonardo Domenici, in rappresentanza del Comune, si è costituito in giudizio contro Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro, la coppia gay che il 29 marzo 2007 ha richiesto ufficialmente, prima in Italia, le pubblicazioni di matrimonio. Dinanzi al rifiuto delle pubblicazioni, da parte del Comune, i due hanno avviato una procedura legale approdata alla Corte d’Appello, dinanzi alla quale compariranno il 20 giugno.
RICORSI E CITAZIONI
Il tribunale di Firenze aveva a sua volta rigettato il ricorso – con il quale la coppia aveva contestato il diniego alle pubblicazioni di matrimonio – con la motivazione che la magistratura non aveva il potere di consentire il matrimonio tra due persone dello stesso sesso. La coppia contestata aveva presentato, il 14 novembre 2007, ricorso in appello. E adesso la citazione in giudizio da parte di Dominici, decisione che, affermano Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro, «ci sconcerta», visto che «un Comune dovrebbe garantire diritti e doveri a ogni cittadino», non certo «andare contro in un’aula di tribunale a chi come noi rivendica semplicemente i propri diritti, sanciti dalla Costituzione». Il Comune, da parte sua, controbatte che «la diversità di sesso è un requisito minimo per la validità del matrimonio», e cita una circolare del ministero dell’Interno, che vieta la trascrizione di matrimoni gay celebrati all’estero perché «contrari all’ordine pubblico». «Troppo spesso si confonde il dato puramente morale della questione con il dato del riconoscimento giuridico», commenta Francesco D’Agostino, di Filosofia del diritto all’Università di Tor Vergata e presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica. «Non nego che le coppie omosessuali abbiano un bisogno psicologico di essere riconosciute giuridicamente», spiega il professore, «ma ciò non può trasformarsi in pretesa di riconoscimento giuridico pubblico. Perché, nell’ambi to del privato, la coppia omosessuale può godere di ogni libertà e tutela. Insomma, ragioni sociali oggettive per questo riconoscimento non ci sono; quelle psicologiche e politiche, sono alquanto deboli, ingenerano confusioni e rischiano di inquinare il diritto». Dal mondo della Chiesa, invece, arrivano segnali diversi e controversi. Come dimostra il documento-studio pubblicato dalla rivista gesuita "Aggiornamenti sociali", diretta da padre Bartolomeo Sorge. Secondo un commento pubblicato dall’Unità, esso rappresenta una vera e propria "apertura" verso le unioni gay, partendo dall’assunto che «le convivenze tra due persone dello stesso sesso fanno bene alla vita sociale ed è possibile il loro riconoscimento giuridico». L’importante è «la stabilità affettiva» della coppia.
INDICAZIONI POLITICHE
La "lettura" data dal quotidiano di riferimento del Pd è corretta? Ufficialmente i gesuiti non rispondono, ma ci sono conferme che di apertura si tratta. Poi, nell’ "introduzione"al documento pubblicato dalla rivista, si legge che «se si riconosce, con la Costituzione, una rilevanza sociale di tutti i legami di convivenza in termini di solidarietà e condivisione, questo varrebbe anche per le persone dello stesso sesso». Un’indicazione anche il "politico cattolico", che certo non dovrà mai confondere l’istituto della famiglia e il riconoscimento delle convivenze, ma potrà, in coscienza, avvallare un riconoscimento giuridico del legame tra persone dello stesso sesso, che «trova la sua giustificazione in quanto relazione sociale che concorre alla costruzione del bene comune». I siti gay su Internet sono pieni di riferimenti al suddetto documento, presentato come un trionfale "passo in avanti" della Chiesa. Ed emergono realtà "parallele" dentro lo stesso mondo cattolico.

di Caterina Maniaci
LIBERO 18 giugno 2008


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