Regione Umbria: là dove la libertà muore…

  • Categoria dell'articolo:Socialismo

L’UMBRIA IMPONE LA VENDITA DELLA PILLOLA DEL GIORNO DOPO


La Regione intima alle farmacie di commercializzare il farmaco ed esclude la «clausola di coscienza». Forum delle associazioni famigliari e Movimento per la Vita: inaccettabile diktat, i farmacisti rispettino la loro coscienza.


 

La Regione Umbria intima ai farmacisti di vendere la pillola del giorno dopo e l’obiezione di coscienza non sarà più consentita. È una frustata per l’associazionismo cattolico, che considera il farmaco uno strumento abortivo e non un semplice contraccettivo e replica in punta di diritto, accusando la Regione di «inaccettabili diktat». La notizia è stata diffusa dall’Ordine dei farmacisti della provincia di Perugia senza alcun clamore. Poche righe, quelle della circolare N. 944 – n. 5/2006, in cui «si comunica che la Regione Umbria, con nota del 24 agosto 2006 del Servizio Affari Giuridici e Legislativi a firma dell’Avv. Marina Balsamo, ribadisce l’obbligo del farmacista di procedere alla vendita della cosiddetta “pillola del giorno dopo”, citando l’art. 38 del Regio Decreto n° 1706 del 1938 da cui si evince che i farmacisti: non possono rifiutarsi di vendere le specialità medicinali di cui siano provvisti dietro ricetta medica; sono tenuti, se sono sprovvisti delle predette specialità medicinali, a procurarle nel più breve tempo possibile».
Poche righe, appunto, ma gravide di conseguenze, politiche e non solo, per il Forum delle Associazioni Familiari e il Movimento per la Vita dell’Umbria che replicano a circolare con circolare. Una lunga lettera inviata alla Regione e agli Ordini dei Farmacisti di Perugia e Terni, scritta «prescindendo da qualsiasi considerazione ideologica o religiosa, ma restando ancorati alle emergenze giuridiche, scientifiche e alla logica della ragione». Seguono alcune pagine di analisi giuridica dell’iniziativa regionale, con le quali le associazioni sottolineano alcuni punti fermi e chiedono di riconsiderare tutta la questione.
Dopo aver contestato la legittimità amministrativa del provvedimento, dopo aver motivato giuridicamente il diritto all’obiezione di coscienza, dopo aver rintracciato i confini della contraccezione d’emergenza e della tutela della vita, i giuristi delle associazioni confermano il diritto del farmacista ad appella rsi alla «clausola di coscienza» per non vendere o procurare il farmaco che possa avere effetti post-fertilizzazione nella donna. «L’ordinamento giuridico in vigore oggi in Italia – scrivono Forum e MpV – riconosce e tutela il diritto all’esistenza del concepito; il principio attivo Levonogestrel, contenuto nei prodotti Norlevo e Levonelle (la pillola del giorno dopo; ndr), qualora assunto dopo il concepimento, può interrompere lo sviluppo del concepito, provocandone l’eliminazione; ogniqualvolta sia in gioco quantomeno il dubbio circa il diritto all’esistenza del concepito costituzionalmente tutelato e garantito, è senza dubbio da accogliersi la possibilità per l’esercente la professione sanitaria di rifiutare la prescrizione o la somministrazione del principio potenzialmente letale; ogni diversa raccomandazione, o peggio intimidazione, da parte di organi regionali, è pertanto giuridicamente illegittima e infondata sia sotto il profilo della competenza sia nel merito». Per Forum e Mpv la nota regionale è «priva di qualsiasi efficacia e non può in alcun modo costituire un vincolo per la Pubblica Amministrazione e per gli esercenti la professione sanitaria». Gli organismi cattolici accusano senza mezzi termini l’Ufficio che l’ha concepita di aver lavorato in modo «tanto inattendibile e sbrigativo, arrogandosi oltretutto funzioni che esulano dalla propria competenza». La “controcircolare” invita infine «i farmacisti, i medici, tutti gli altri esercenti la professione sanitaria e i loro ausiliari a rifiutare inaccettabili diktat e a continuare a seguire la propria coscienza confortati dalla autorevole tutela costituzionale del loro diritto». E soprattutto promette di difenderli, se mai la questione arrivasse in un’aula di tribunale.


di Paolo Viana
AVVENIRE 14 ottobre 2006