Questa Costituzione Europea apre le porte al Superstato…

Di sana e centralista Costituzione…

Fiumi di inchiostro, decine di foto posate e sorrisi di circostanza: ma il Trattato europeo appena firmato nasconde trappole che nessuno vuole svelare. E che spalancano le porte al Superstato
Nel momento in cui leggerete questo numero di Tempi, con ogni probabilità il primo ministro irlandese Bertie Ahern avrà annunciato il successore di Romano Prodi alla presidenza della Commissione Ue: a meno di clamorosi colpi di scena si tratterà di José Manuel Durao Barroso, premier portoghese di centro-destra fino all’ultimo avversato dal tandem franco-tedesco. Al netto dei nomi, però, è un’altra la questione legata alla nuova Europa che ci preme affrontare: ovvero, tutte le cose che non ci sono state dette e raccontate negli alluvionali servizi televisivi e cartacei del weekend che portò all’agognata firma della Costituzione. Già, perché scommettiamo che pochissimi di voi sanno in realtà su quali materie Bruxelles ha competenza sovranazionale: agricoltura, pesca, politica sociale, immigrazione, difesa, politiche di relazione industriale, leggi per l’occupazione e la tassazione indiretta. Alla faccia della federazione di Stati e non del Superstato, visto che basta spulciare un pochino quel testo lungo, delirante e noioso come un comunicato delle Br per scoprire all’articolo 1-6a che l’Unione ha statutariamente una sua bandiera, un suo inno (l’Inno alla gioia), un suo motto (“Uniti nella diversità”) e anche un suo “compleanno”, il 9 maggio. Ma a parte queste facezie, risulta quantomeno inquietante che un organo di fondamentale importanza e di enorme potere come la Corte Europea di Giustizia non abbia come conditio sine qua non per entrarvi a far parte l’essere un giudice: già, questo organismo è infatti imbottito di accademici e politici che in vita loro non hanno né istruito né seguito mai una causa in un tribunale. Questo, oltre a sconcertare, fa sorgere seri dubbi sulla reale finalità della Corte: più che un tribunale, infatti, sembra essere un think tank integrazionista che usa le leggi non per amministrare la giustizia ma per spalancare le porte e facilitare il cammino all’Ue inclusiva e laicista. Vogliamo poi parlare della Commissione Europea stessa, ovvero quel politburo di personaggi non eletti da alcuno guidato per cinque anni da Romano Prodi? Esiste qualcosa di meno democratico di un organismo che non gode, ad alcun livello, di investitura e mandato democratico che si arroga però il diritto di proporre nuove leggi? Ma a preoccupare – e parecchio – è quanto scritto nero su bianco all’articolo 1-5a, ovvero che “questa Costituzione avrà il primato sulle leggi nazionali degli stati membri“. Nulla di nuovo, visto che questa supremazia era stata già introdotta nel 1973. Peccato che questo concetto sia nulla più e nulla meno che un’invenzione della Corte Europea di Giustizia, mai riconosciuto in alcun trattato fino ad oggi e anzi respinto da molte supreme corti nazionali. Nel 1992 la Germania ha dichiarato ufficialmente che la legge comunitaria è applicata nel paese soltanto se non in contrasto con quella nazionale, un atto ricalcato nel 1996 dal ministro della Giustizia francese, per il quale “questa supremazia non si applica alla costituzione francese. Infatti, e non potrebbe essere altrimenti, visto che l’autorità degli accordi internazionali è garantita proprio dall’articolo 55 della nostra carta fondamentale”. Nel 2002, infine, la Court of Appeal britannica – chiamata a discutere sull’annosa questione delle unità di misura da uniformare – sancì ufficialmente che “la legge comunitaria non può soverchiare la sovranità parlamentare”. Purtroppo, leggendo l’articolo 1-5a scopriamo che tutti i governanti europei hanno dato il loro assenso a questo principio di supremazia, che di fatto fa dell’Ue uno stato e non una federazione o confederazione di stati. Il tutto rafforzato, all’articolo 1-6, dalla concessione della personalità giuridica all’Unione. L’articolo 1-11, poi, dice che “gli Stati membri eserciteranno le loro competenze nell’istante in cui l’Unione non abbia esercitato – o decida di cessare di esercitare – le sue competenze esclusive“. Che riguardano, tanto per capirci, le seguenti materie: trasporti, commercio, energia, agricoltura, pesca, esplorazioni spaziali, politica sociale, salute pubblica, politica occupazionale, protezione dei consumatori, politiche d’asilo e per l’immigrazione, giustizia penale e affari esteri. Non male, visto che oltre al famigerato Capitolo dei diritti fondamentali (il vero cavallo di Troia dell’annientamento in nome del laicismo più nichilista) un membro della Corte di Giustizia intervistato dal Financial Times ha assicurato che la Corte riconoscerà legittimità assoluta anche alla politica estera e di sicurezza comune. Hanno i ministeri e le competenze assolute, hanno i giudici e le leggi: non è forse uno Stato questo? O, meglio, un Superstato…

di Bottarelli Mauro  TEMPI
– Numero: 27 – 1 Luglio 2004