“QUALITÀ DELLA VITA ED ETICA DELLA SALUTE”

A DIECI ANNI DALLA EVANGELIUM VITAE,   L’ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA HA DISCUSSO DI “QUALITÀ DELLA VITA ED ETICA DELLA SALUTE”


– Intervista con il vescovo Elio Sgreccia –


 “Qualità della vita ed etica della salute” è stato il tema dell’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita, che si conclude oggi. Tenutasi nel decimo anniversario della Evangelium Vitae, l’Assemblea è stata l’occasione per una rilettura del documento di Giovanni Paolo II. Di cosa sia cambiato, in questo periodo, nel mondo riguardo alla qualità della vita e al rispetto della vita, Giovanni Peduto ha parlato con il presidente dell’Accademia, il vescovo Elio Sgreccia:

R. – Pensiamo al concetto di sacralità della vita. L’espressione qualità della vita in questi ultimi tempi, a partire dagli anni Sessanta, ha assunto una concezione e un concetto di tipo utilitarista. La vita ha una sua qualità quando è in grado di soddisfare i desideri, quando è in grado di coltivare il piacere della vita, quando è nella piena salute. Quando questa condizione non c’è più, si perderebbe la qualità della vita e non varrebbe la pena più di essere vissuta. Questo è il concetto che sottostà alla prassi o alla spinta verso l’eutanasia ed è l’idea che sottostà alla selezione dei feti malati, degli embrioni malati perché non avrebbero una qualità di vita nel loro futuro. In questo caso, la qualità di vita viene ad opporsi alla sacralità della vita. Noi vogliamo fare una riflessione in questa circostanza per vedere quanto c’è di salvabile in questo culto della qualità della vita, nel culto della salute, perché in realtà pensiamo che non si deve fare opposizione tra sacralità della vita e qualità di vita. La vita è sacra perché creata da Dio. E’ sacra perché l’uomo è a immagine e somiglianza di Dio e perché l’uomo è dotato di una dignità superiore a tutti gli altri esseri. Perciò, la vita umana è intangibile e ha già dalla nascita e dalla sua struttura una sua qualità. E questa è la qualità essenziale, ontologica, non alienabile, non obliterabile da nessuno. Naturalmente dobbiamo anche coltivare quella qualità sociale, economica, degna dell’uomo, all’altezza della sua dignità. Quindi non siamo contro la qualità della vita, la cura della salute, in armonia però alla sacralità della vita.


D. – Ma gli uomini e le donne di oggi sono coscienti che sulla questione della vita si sta giocando il futuro dell’umanità?


R. – Questa coscienza non è ugualmente ovunque assimilata. Per esempio, se noi andiamo nelle società dell’America Latina, dell’Asia, dell’Africa, vediamo che la coscienza, l’amore per la vita, l’attaccamento alla vita è ancora forte. Dove è avvenuta l’invasione dell’edonismo utilitarista c’è questa specie di pessimismo e questo culto esagerato del benessere per cui non è più la vita che viene amata, ma il benessere che essa consente e quando non lo consente più sembra che la vita per molti non abbia più significato. Ed è questo che vogliamo chiarificare nella nostra assemblea. Dobbiamo sentire la responsabilità verso la salute propria e la salute del prossimo, dobbiamo fare in modo che tutto questo venga sostenuto non solo nei Paesi sviluppati ma anche nei Paesi in via di sviluppo con uguale atteggiamento nei confronti della dignità dell’uomo. Vogliamo evitare, però, questa specie di deificazione del piacere, che è frutto della filosofia utilitarista che sta pervadendo le società sviluppate.


D. – A questo proposito, nel mondo, nel campo del diritto alla salute, ci sono degli squilibri fortissimi. Cosa si può fare?


R. – E’ appunto su questo che noi dobbiamo incidere, cioè su tutto quello che nel mondo occidentale va per un culto esagerato del benessere. E addirittura finisce per diventare contro l’uomo. Diminuiscono le nascite: per il culto del benessere si rifiuta la famiglia, si rifiutano i figli, si cerca semplicemente il benessere di chi ce l’ha già e quindi si ha paura di affrontare le responsabilità. Tutta questa mentalità finisce poi per essere un ostacolo a quello che si potrebbe fare invece per aumentare la salute, i mezzi per la salute, il dovere di sostentamento della vita nei Paesi in via di sviluppo.


D. – Dieci anni fa, con l’enciclica Evangelium Vitae, Giovanni Paolo II quale messaggio ha voluto lanciare all’umanità?


R. – Il messaggio di fondo della Evangelium Vitae è che la vita ha una sua dignità propria, che le viene dal Creatore, e ce l’ha dall’inizio della vita fino alla fine, dal momento del concepimento e fino alla morte naturale. Ce l’ha in tutti gli uomini: quelli che nascono nei Paesi in via di sviluppo, quelli che nascono nei Paesi sviluppati. Questo concetto antropologico e sacro della vita dev’essere punto di riferimento per un ripensamento dell’organizzazione della società come la stiamo vivendo noi.


Dalla Radio Vaticana, 23 febbraio 2205


http://www.radiovaticana.org/radiogiornale/ore14/2005/febbraio/05_02_23.htm#accademia_per_la_vita