Pragmatismo cattolico o camaleontismo cattolico?

L’amnistia, Pannella e i cattolici “sensibili alle sirene del mondo”

Che il giorno di Natale si vada alla manifestazione di Pannella… non porterà il minimo beneficio a nessuno se non a lui e ai radicali… Sarebbe un caso da ignorare se – al fianco di Pannella – non fosse sceso in campo pesantemente il Corriere della Sera che ha deciso, ormai dai tempi del referendum, di trasformarsi davvero in organo del partito radicale…


1. E poi mi chiedete perché me ne sono andato da (questa) CL ??? di Antonio Socci
2. Vescovi e associazioni tra silenzi e accuse «Il nostro “Sì” è chiaro, incoerenti i politici»Corriere della Sera

E poi mi chiedete perche’ me ne sono andato da (questa) CL ???


Come se non bastasse la situazione (letargica e poco libera) del Movimento, ora vanno pure dietro a Pannella, amiconi della Bonino, tutti capezzoni…. (Carron aiutaci tu !!!)


di Antonio Socci


Di Marco Pannella sarebbe meglio tacere per non alimentare il suo debordante narcisismo (anticattolico) che è all’origine e alla fine di tutta la sua politica. Basta ascoltare quel monumento al suo Ego che è Radio Radicale. Si adatta perfettamente a lui una celebre battuta di un comico americano: “Ma ora basta parlare di me; parliamo di te: che ne pensi di me?”.
Ogni anno, forse infastidito dal fatto che a Natale e a Pasqua si celebra Qualcun Altro, Pannella s’inventa una trovata per mettersi al posto del Salvatore. Vuole essere adorato e venerato lui. Quest’anno ricicla la vecchia storia dell’amnistia. Naturalmente finirà anche stavolta in una bolla di sapone, tanti carcerati saranno di nuovo illusi e poi delusi, ma questo non sembra importare. Ciò che conta è che per giorni, prima di Natale, sui giornali si parli più di Pannella che di Gesù. E che il giorno di Natale si vada alla manifestazione di Pannella… Non porterà il minimo beneficio a nessuno se non a lui e ai radicali…
Sarebbe un caso da ignorare se – al fianco di Pannella – non fosse sceso in campo pesantemente il Corriere della Sera che ha deciso, ormai dai tempi del referendum, di trasformarsi davvero in organo del partito radicale. La campagna del giornale di Mieli è senza precedenti: due editoriali in tre giorni e poi interviste a Pannella, articoli di appoggio ec ec… Liberissimi di fare questa metamorfosi se proprio vogliono perdere copie, serietà e autorevolezza (e perdere clamorose battaglie come quella del referendum). Però gli argomenti usati devono avere una risposta chiara. Nel suo editoriale Pigi Battista (vicedirettore e braccio destro di Mieli) ha rievocato, con Pannella e i radicali, l’appello di Giovanni Paolo II per l’amnistia. Bene. Ha solo dimenticato che da mesi e mesi proprio Pannella e i radicali contestano ai cattolici perfino il diritto di parola e condannano ogni pronunciamento del papa e dei vescovi come ingerenza (arrivarono a sventolare l’idea di far arrestare 40 mila parroci perché sarebbero stati rei di far conoscere le posizioni della Chiesa sulla fecondazione assistita).
Poi, sempre sul Corriere, sono apparsi un articolo e un altro editoriale di Paolo Franchi: entrambi contestano ai cattolici di non essere subito scesi in piazza entusiasti ad acclamare Pannella, portandolo in trionfo alla manifestazione del 25 dicembre. Capito la solfa? Prima pretendono di imbavagliarci (arrivano perfino a chiedere la cancellazione del Concordato per vendicare la sconfitta referendaria) e poi pretendono che andiamo a fare le truppe cammellate dello stesso Pannella…
Tutto questo presentato come un modo per superare lo scontro fra laici e cattolici… E’ sempre la stessa storia. A lorsignori i cattolici vanno bene solo come servi sciocchi e camerieri. Ovviamente l’unica risposta possibile è una sonora pernacchia. Se la faccia Pannella con i suoi radicali la sua “messa cantata” e sia la direzione del Corriere con Giuliano Ferrara a portare oro incenso e mirra.
E però…. Però… qualche cattolico, vittima di subalternità culturale, in cerca di legittimazioni del potere e zuccherini si trova sempre. Sì, i cattolici, che non c’è verso di stanare in difesa dei tanti fratelli di fede perseguitati o sul diritto alla vita, si accodano all’iniziativa pannelliana. Complimenti all’onorevole radicale. E se non sorprende la risposta di quei cattolici spesso sensibili a certe sirene del mondo, stupisce invece che fra gli accodati, fra i capezzoni, spuntino i ciellini… Un triste segno della decadenza dei tempi.
Nientemeno che Giancarlo Cesana sul Corriere della sera ha rilasciato una stupefacente dichiarazione in cui dice di Pannella: “se uno sostiene una causa giusta, va sempre bene” . Giudizio a dir poco ingenuo, immemore che l’inferno è lastricato di buone intenzioni, che nel nostro secolo legioni di persone che sostenevano giuste cause hanno combinato guai immensi. Ma soprattutto ingenuo perché non distingue fra la bontà della causa dell’amnistia, chiesta dal Papa nel 2000, e la trovata pannelliana, tutt’altra cosa, fatta per un progetto politico. Ingenua perché non vede che la Chiesa è oggi sotto ferocissimo attacco di un laicismo nichilista che proprio in Panella ha il suo campione italiano. Ingenua infine perché mostra di aver del tutto dimenticato la lezione di Solovev e Benson (i loro racconti sull’Anticristo) che leggemmo e meditammo bene quando c’era ancora fra noi il nostro amato padre.
Ma poi, come se non bastasse, Cesana aggiunge addirittura: “se (Pannella) riesce dove non è riuscito neanche il Papa, faremo Papa lui”. Evito commenti. Il giorno dopo proprio questa infelice battuta mi è stata spiattellata davanti da Giuliano Ferrara in risposta a una mia lettera sul Foglio quasi come fosse un discorso serio. Mi aspettavo, l’indomani, una precisazione di Cesana che spiegasse di aver solo goffamente scherzato, invece è apparsa una lettera dell’Amicone di Tempi (forse amicone dello spirito dei tempi), notoriamente vicino a Cesana.
Dunque l’Amicone scrive zelante a Ferrara che anche lui vuole rischiare “l’accusa di collaborazione col Nemico” (uhhh che coraggio! Che anticonformismo!), aggiunge che se ne infischia di chi disdice l’abbonamento a Tempi (avendo valanghe di lettori può ben infischiarsene…), ringrazia Radio Radicale e si associa – testualmente – “alla buona allegoria cesaniana di fare Papa quel diavolo di Pannella se solo riuscirà a portare a casa l’amnistia”. Infine definisce “benedetta” la marcia pannelliana a cui lui vuol partecipare.
Personalmente mi sorprende e mi rattrista tanto zelo, non avendo sentito analoga disponibilità da Amicone e Cesana quando (più volte) ho provato a proporre pubblicamente di far qualcosa per i tanti cristiani massacrati (di recente per i tre indonesiani che aspettano l’esecuzione capitale a causa della loro fede). Ma forse Amicone era impegnato a scoprire le bellezze della Cina che ha poi cantato su Tempi…..
Non faccio commenti a questa tragicomica storia. Ci sarebbe da discutere di educazione e “mala educacion”… . Mi chiedo solo una cosuccia: come mai don Giussani non ha mai, dico mai, aderito alle pannellate? Perché non ha mai fatto il servo sciocco di iniziative altrui? Eppure anche in passato il partito radicale ha provato a sedurre i cattolici (sulla fame nel mondo ec ec)…. Ci sarà un motivo? Già sostituire Giussani con Ferrara mi pare insensato, ma nominare Pannella addirittura Papa …..
Spero in Julian Carron…ci soccorra prima del mattino.
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 “Buio e tenebre sulla faccia della terra…”. Ci vuole una preghiera ardente per questo spaesato mondo cattolico alla deriva. Chiediamo a don Giussani e a Karol Wojtyla che ci aiutino da lassù. Che a Natale siamo tutti travolti dal vento potente dello Spirito Santo. Agostino diceva: “Sveglia, cristiano! Dio si è fatto uomo per te!”.
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Fra le persone citate Paolo Mieli, Giancarlo Cesana, Giuliani Ferrara, Pierluigi Battista e Luigi Amicone sono (credo lo siano ancora) miei amici. Così io li considero (come pure è mio caro amico Julian Carron e ne sono fiero). Ma fra amici dirsi la verità è un dovere, no?


Lo Straniero – www.antoniosocci.it/Socci/index.cfm 16.12.2005


 



Vescovi e associazioni tra silenzi e accuse
«Il nostro sì è chiaro, incoerenti i politici»


di Gian Guido Vecchi


MILANO – Dal punto di vista evangelico, trattasi della famosa etica da sepolcri imbiancati: il 14 novembre 2002 stavano tutti in Parlamento a baciare la pantofola a Giovanni Paolo II, «discorso memorabile, alto», e poi chi s’ è visto s’ è visto. «Un’ amara presa in giro», riassunse l’ Osservatore Romano. Niente «atto di clemenza» per i detenuti, né amnistia né indulto, solo un “indultino” «del tutto inutile», ammise lo stesso ministro Castelli. Dopodiché basta, è toccato al «mangiapreti» Pannella riprendere la faccenda. Nel silenzio (anche) dei cattolici? Per il cardinale giurista Mario Francesco Pompedda non è cambiato nulla, anzi, «il gesto di clemenza rientra pienamente nella parola della Chiesa e del pontefice, oltre ad essere una costante delle società civili: visto che si è ricordata la visita di Giovanni Paolo II con una lapide, se davvero si vuole onorarne la memoria sarebbe bene dare seguito alla sua richiesta al di là dei calcoli politici». Certo qualche imbarazzo c’ è, il portavoce della comunità di Sant’Egidio Mario Marazziti è tra i primi firmatari per la «marcia di Natale» e riflette: «L’ iniziativa viene da Pannella, è comprensibile ci sia qualche agitazione, ma non nel contenuto». Se la Chiesa non ha insistito «è perché ha preso atto di un Parlamento bloccato» e comunque «associazioni come Sant’ Egidio hanno continuato ad impegnarsi, è sempre il mondo cattolico a lavorare nelle carceri». C’è chi parla di sensibilità diverse, «non è un mistero che soprattutto vescovi e sacerdoti non abbiano per la pace e la giustizia un’ attenzione così forte come per la bioetica», considera padre Tonio Dall’ Olio, già cappellano in carcere e per 12 anni portavoce di Pax Christi, ora impegnato nell’ associazione Libera: «Paghiamo lo scotto di una tradizione anche nel campo della teologia morale». Un vescovo «contro» come l’ emerito di Foggia Giuseppe Casale rincara la dose: «Mi pare che ci sia stato un addormentamento generale, la base cattolica vive ormai degli input che vengono dall’ alto e se i vertici non sollecitano, anche i pastori stanno zitti. Dove sono i vescovi che parlano? Forse qualche emerito, gli altri non so che aspettano, speriamo che lo Spirito li svegli…». Ma alla fine nella Chiesa si accusa soprattutto «il balletto indecoroso che si è visto in Parlamento», riassume il presidente delle Acli Luigi Bobba. Ovvero l’ «incoerenza» dei politici, «a cominciare da quelli cattolici», sillaba don Raffaele Sarno, cappellano al supercarcere di Trani, del coordinamento nazionale Caritas sulle carceri, «c’ è timore d’ impopolarità, io stesso vedo come anche i fedeli siano freddi su una nuova cultura della pena». Anche lui però lo dice: «È vero, i vescovi non sono più intervenuti, come Caritas li abbiamo già sollecitati: ma ho sentito che la Cei sta preparando un documento…». Del resto, sorride amaro il leader ciellino Giancarlo Cesana, «è stato il Papa a chiedere la clemenza, più di così! Non è un provvedimento amministrativo ma anche un rendere grazie a Dio da parte dell’ uomo, consapevole dei suoi limiti. Che cosa si doveva fare, uno sciopero generale?». No, il problema è che «non funziona in generale una percezione della società e della giustizia. Il declino dell’ Italia è anche mentale». Che alcuni lamentino il silenzio di Benedetto XVI «ne è la prova: lo ha già chiesto il suo predecessore, mica è una linea politica!». Comunque, vada per Pannella, «se uno sostiene una causa giusta, va sempre bene», anche se Cesana non si fa illusioni e ride: «Se riesce dove non è riuscito neanche il Papa, faremo Papa lui». Il professor Luciano Eusebi, docente di diritto penale in Cattolica, ha curato il libro «Non è giustizia» del cardinale Carlo Maria Martini, il grande tema del «ripensamento della nostra tradizione penale», e sospetta «una scusa dei politici»: «Il Papa, la Caritas, i cappellani… La Chiesa non poteva esporsi a un livello più alto. Ma si tratta di scardinare pregiudizi dell’ intera società, anche di alcuni cattolici, ad esempio sulle pene alternative. La stessa mobilitazione della Chiesa spesso non ha un ritorno: perfino il libro sulla giustizia del cardinale Martini ha avuto una scarsa eco rispetto agli altri». E i politici cattolici, che dicono? «E cosa vuole che dica? Siamo finiti sotto, anche Casini ha fatto di tutto ma Lega e An non ci sentivano: la solita idea che si debba fare la faccia feroce per avere un Paese ordinato», sospira l’Udc Bruno Tabacci. Mentre Pierluigi Castagnetti, della Margherita, «aderisce moralmente» alla marcia natalizia e propone: «Il tema rilanciato da Pannella è doveroso, ora non c’ è più tempo ma il centrosinistra deve assumere l’ impegno a riaffrontarlo all’ inizio della prossima legislatura: all’ interno di una riforma del processo penale e del sistema penitenziario». L’ importante è liberarsi dalla sindrome del «politically correct, cui tendono anche i cattolici», avverte il filosofo Giovanni Reale, curatore degli scritti di Karol Wojtyla: «La politica si scrolli di dosso questi ceppi e si apra al significato autentico della polis e dell’ uomo. Quello di Giovanni Paolo II era un gesto d’ amore, detto con l’ umiltà di chi una volta, malato e con un filo di voce, mi disse: la ringrazio, lei che studia Platone, di occuparsi anche delle mie piccole cose. È alla voce di questo grande uomo che bisogna rispondere».


Corriere della Sera – 14 dicembre 05