Per capire cosa si progetta nella Compagnia delle Opere…..

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Intervista al Presidente della Compagnia delle Opere


Raffaello Vignali: la Compagnia delle Opere è riformista.
Blair il nostro modello, in Italia Letta e Bersani


Alla domanda: “Chi è il vostro leader politico ideale?”, Vignali risponde:”Noi siamo con Blair anche se da lui ci divide la concezione dell’uomo. Ma il premier inglese è riuscito a dare una prospettiva alla sua gente, alla società. Ha deciso di puntare sull’educazione e l’innovazione e si è mosso di conseguenza favorendo nei fatti la famiglia e la ricerca…”.
Ma la concezione dell’uomo, ci chiediamo, non è fondamentale per intendersi e a maggior ragione per scegliere un leader politico ideale?
La domanda che ci poniamo a questo punto è: il pragmatismo ci salverà?

RIMINI – A livello europeo guarda con attenzione alla leadership di Tony Blair, nel recinto di casa le preferenze vanno agli ex ministri del centrosinistra Enrico Letta e Pierluigi Bersani, “due riformisti coi piedi per terra”. Raffaello Vignali, 41 anni, da uno presidente della Compagnia delle Opere e anima attivissima dell’appuntamento di Rimini, traccia un bilancio del venticinquesimo Meeting che mai come in questa edizione ha dato peso alle materie economiche.
Come la spiega questa scelta?
“E’ in linea con l’urgenza dei problemi che deve affrontare il Paese e dal ciclo dei nostri incontri è emersa la necessità di puntare sul capitale umano, sull’innovazione e sull’internazionalizzazione. E con soddisfazione abbiamo visto la convergenza con noi del segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani nel sostenere le imprese che investono. No alla rendita e alla speculazione”.
Invece voi e la Confindustria, un rapporto non sempre facile…
“Abbiamo sempre cercato una collaborazione con chi fa il bene delle imprese e delle persone. Non ci interessa rivendicare prebende e privilegi. Come non ci interessano le trattative sui contratti di lavoro e una sedia a Palazzo Chigi. Comunque, molti rappresentanti di Confindustria che hanno partecipato al Meeting, come Marco Tronchetti Provera, Roberto Colaninno o Michele Perini, sono la testimonianza di un rapporto che è in corso. D’altra parte molti dei nostri associati hanno ruoli di primo piano anche all’interno di Confindustria”.
Letta e Bersani i vostri preferiti. Come mai?
“Sono riformisti non perché fanno parte di uno schieramento di centrosinistra ma perché non fanno ideologia sulle persone né ragionano secondo schemi o pregiudizi. Ragionano sui fatti e cercano di trovare soluzioni condivise per aiutare questo Paese a uscire dalla crisi. Io condivido pienamente le loro proposte. In particolare la tesi di creare una logica di rete tra imprese. Solo così le nostre piccole aziende possono fare un salto di qualità e di dimensione”.
Epifani vi ha proposto di rilanciare il pubblico insieme al sindacato. E’ d’accordo?
“Ha ragione Vannino Chiti quando ha detto che bisogna smettere di pensare che pubblico sia solo ciò che è gestito dallo Stato. Questa è la nostra posizione. Quello che si chiede allo Stato è di curare le infrastrutture. Per noi, per esempio, le utilities sono una competenza dello Stato e non vanno privatizzate. Su questo siamo in sintonia con la Cgil”.
Sul federalismo cosa è successo al Meeting?
“Chiti ha ammesso che il centrosinistra ha sbagliato a fare una riforma della Costituzione a maggioranza. E ci ha invitato a non fare lo stesso errore, proponendo una scadenza massima di 3-4 mesi per scrivere insieme questi 43 articoli coinvolgendo anche gli Enti locali. Formigoni si è trovato d’accordo”.
Chi è il vostro leader politico ideale?
“Noi siamo con Blair anche se da lui ci divide la concezione dell’uomo. Ma il premier inglese è riuscito a dare una prospettiva alla sua gente, alla società. Ha deciso di puntare sull’educazione e l’innovazione e si è mosso di conseguenza favorendo nei fatti la famiglia e la ricerca. Ha difeso il capitale umano e un welfare accessibile a tutti. Non ha avuto paura di tagliare 100 mila dipendenti statali improduttivi per dirottare quelle risorse alla ricerca. Noi questa tensione politica non l’abbiamo. Mi dispiace non sia venuto a Rimini. Noi lo abbiamo invitato”.

di Roberto Bagnoli

Corriere della sera 29 agosto 2004