Panoramica mondiale delle unioni gay

Diritti e status, così le unioni gay nel mondo


Dai Pacs della Francia ai veri e propri matrimoni di Olanda e Spagna dove le coppie omosessuali possono anche adottare…

MILANO – La Gran Bretagna non è il primo Paese a varare un provvedimento che autorizza le unioni tra omosessuali. La legge britannica stabilisce parità di diritti per le coppie omosessuali. Non è un vero e proprio matrimonio, si chiama unione civile e deve essere sancita, con tanto di pubblicazioni 15 giorni prima, da una firma davanti a un ufficiale di stato civile, alla presenza di due testimoni. Questo una quadro della situazione sulla legislazione al riguardo nel mondo.


OLANDA – E’ stato il primo Paese europeo ad approvare la normativa che, dal 1 aprile 2001, consente a gay e lesbiche di sposarsi e di adottare figli. L’unione civile tra persone dello stesso sesso ha gli stessi effetti in caso di divorzio, per l’alloggio, per i diritti sociali e ai fini patrimoniali. Per sposarsi, almeno uno dei due partner deve risiedere in Olanda.


BELGIO – Una legge simile a quella olandese – ma che non prevede la possibilità dell’adozione – è entrata in vigore il primo giugno 2003.


CANADA – Il 21 luglio di quest’anno è stata approvata la legge che autorizza due persone dello stesso sesso a sposarsi e ad adottare figli.


SPAGNA – Il Parlamento ha approvato quest’anno la legge che legalizza il matrimonio omosessuale equiparandolo a quello tradizionale e consentendo inoltre le adozioni.


FRANCIA – Ha adottato nel 1999, con il Pacs (patto civile di solidarietà), una soluzione intermedia che accomuna coppie dello stesso sesso e coppie di fatto. Il Pacs è un contratto, registrato nel luogo di residenza comune, che può riguardare anche coppie di amici. Coloro che aderiscono al Pacs fanno la dichiarazione dei redditi in comune, beneficiano di uno sconto sulla successione, del diritto di subentrare nell’affitto del domicilio comune, di avere congedi per lutti o incidenti al partner e della previdenza sociale estesa.


GERMANIA – Il 10 novembre 2000 il Bundestag ha approvato la legge sulla «vita in comune» tra omosessuali, paragonabile ai contratti di matrimonio o di concubinaggio. Nel 2002 la Corte costituzionale ha stabilito che i matrimoni tra omosessuali sono legittimi e compatibili con la Costituzione.


DANIMARCA – Nel giugno 1989 è stato il primo paese al mondo a riconoscere «un’unione registrata» tra omosessuali e a dar loro il diritto di ufficializzare il rapporto con una cerimonia civile.


GLI ALTRI PAESI EUROPEI – Il resto dell’Unione Europea offre un quadro differenziato: Norvegia, Svezia, Lussemburgo, Finlandia, Ungheria, Islanda e Portogallo riconoscono le unioni gay, ma con numerose differenze quanto a status giuridico. Il Senato della Polonia ha approvato il 3 dicembre scorso una legge sul matrimonio gay, mentre Svizzera, Croazia e Repubblica Ceca si apprestano a legiferare in materia.


STATI UNITI – La questione dello status delle coppie gay è storicamente demandata alle singole entità statali. Nelle elezioni del novembre 2004, 11 Stati hanno approvato emendamenti costituzionali che proibiscono i matrimoni tra persone dello stesso sesso. A livello federale, l’amministrazione Bush sta spingendo per mettere le nozze gay al bando, con un emendamento costituzionale che specifichi che il matrimonio esiste solo «tra uomo e donna». Nel 2003, la Corte Suprema del Massachusetts aveva aperto la strada alle nozze tra omosessuali residenti nello Stato (finora sono state 3.000), con una sentenza più volte oggetto di ricorsi. Altro Stato «avanzato» è il Vermont, con una legge che estende alle coppie omosessuali diritti e responsabilità simili al matrimonio.


ISRAELE – La magistratura ha riconosciuto di fatto i matrimoni omosessuali, almeno per quanto riguarda le tasse e il diritto ereditario.


SUDAFRICA – La Corte costituzionale si è pronunciata il primo dicembre in favore del matrimonio omosessuale dando un anno di tempo al parlamento per modificare la legge, cosa che rappresenterebbe una prima nel continente africano.


PERSONALE ONU – Una piccola vittoria l’hanno ottenuta i dipendenti omosessuali delle Nazioni Unite che dal gennaio 2004 possono trasmettere l’assistenza sanitaria e altri diritti ai propri partner a patto che i paesi d’origine lo consentano.


Corriere della Sera, 04 dicembre 2005