Padre Bartolomeo Sorge fa «direzione spirituale» all’Unione…

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Padre Sorge: il centrosinistra stia attento.
Così rischiano un suicidio politico


Che il superamento del Concordato se lo proponga una forza politica come la nuova formazione radical-socialista è indizio di un «neolaicismo anacronistico», ma «sarebbe un suicidio politico se quella posizione trovasse ascolto nel centrosinistra»: lo afferma il gesuita p. Bartolomeo Sorge, che dirige a Milano la rivista «Aggiornamenti sociali»…

«È inopportuno, sbagliato e grave» proporre il «superamento» del Concordato, che la revisione del 1984 ha bonificato da aspetti «privilegiari» presenti nel testo del 1929 e che risponde bene alle esigenze di «collaborazione» tra laici e cattolici che oggi sono «avvertite da tutti». Che il superamento del Concordato se lo proponga una forza politica sia pure «consapevolmente minoritaria come la nuova formazione radical-socialista» è indizio di un «neolaicismo anacronistico», ma «sarebbe un suicidio politico se quella posizione trovasse ascolto nel centrosinistra»: lo afferma il gesuita p. Bartolomeo Sorge, che dirige a Milano la rivista «Aggiornamenti sociali».
Padre Sorge, lei prevede che questa proposta possa farsi strada nel dibattito politico?
«Penso proprio di no e lo dico non tanto in riferimento alle contrarietà che si sono subito manifestate in tutto l’arco parlamentare, ma come frutto di una riflessione di merito, che mi pare mostri come evidente un consenso amplissimo, in Italia, sul registro della collaborazione fra credenti e non credenti e fra lo Stato e la Chiesa, qual è appunto affermata dal primo articolo della revisione del 1984, dove si dice che lo Stato e la Chiesa s’impegnano a collaborare “per la promozione dell’uomo e il bene del Paese».
Come vede la reazione di Prodi alla proposta abrogazionista?
«La trovo esemplare, nel senso della riflessione che dicevo sopra, perché vedo che il candidato premier del centrosinistra mostra di avere una visione politica rivolta al futuro, che è caratterizzato dal riconoscimento del valore sociale e pubblico della religione, e non al passato, che è legato alla diatriba anticoncordataria propria di una laicità di vecchio stampo individualistico-radicale».
Perché considera antiquata l’ipotesi di fare a meno del Concordato?
«Una riprova fattuale la si può trovare nel «Trattato costituzionale europeo», che all’articolo 52 riconosce lo status di cui le comunità religiose godono nel proprio Paese e dispone che s’instaurino rapporti stabili di collaborazione tra le istituzioni dell’Unione e le Chiese, prendendo atto che le fedi religiose danno un loro importante contributo alla vita delle società».
Riconoscere il valore sociale della religione non comporta stabilire un Concordato…
«Se un’entità statuale riconosce alla religione un valore sociale vuol dire che non la considera un puro fenomeno privato e dunque non la può ignorare e cerca la via di una collaborazione. Ora sta di fatto che in Italia questa collaborazione è già sancita dal Concordato».
Lei fa dunque del Concordato una specificità italiana…
«No davvero, in Europa e nel mondo vi sono altri Concordati più di contenuto del nostro e più classici nella forma. Ma direi che una specificità italiana più che evidente l’avrebbe un nostrano movimento per l’abrogazione del Concordato, e ciò ci risulta chiaro se teniamo conto di che cosa, in termini di pacificazione storica, hanno significato i Patti lateranensi, a conclusione della “questione romana“. La pretesa di mettere oggi in questione il Concordato avrebbe un significato dirompente, di aggressione al sentimento diffuso sul ruolo della religione, in cui si riconoscono oggi, a grande maggioranza, i cattolici e i laici più avvertiti».


di Luigi Accattoli
Corriere della Sera, 3 novembre 2005