Noi musulmani d’Italia, contro tutti i terrorismi

La comunità moderata scrive il «Manifesto per la vita». L’impegno con Pisanu per creare una Consulta islamica
Imane Fouganni e Khalid Chaouki, poco più che ventenni, nazionalità marocchina, un’anima e una personalità italiane. Lei è laicissima, lui è il presidente dei Giovani musulmani d’Italia. Una passione e un coraggio da vendere: lei vuole servire lo Stato arruolandosi nell’arma dei Carabinieri; lui aspira a favorire la nascita di un islam perfettamente compatibile con le leggi e i valori italiani.

Sono l’emblema della società civile musulmana che, pur se faticosamente, si sta costituendo anche nel nostro Paese. E che oggi, alla vigilia del terzo anniversario della tragedia dell’11 settembre, proprio mentre la guerra del terrore islamico registra l’apice della sua follia omicida ovunque nel mondo, ha deciso di uscire allo scoperto per dire in modo fermo e forte che i musulmani sono contro questo terrorismo e sono dalla parte dell’Italia e degli italiani. Il loro «Manifesto contro il terrorismo e per la vita» è un documento fondamentale nell’affermazione, sul piano della visibilità pubblica e su quello politico, di un’avanguardia rappresentativa della maggioranza moderata dei musulmani d’Italia.


Una maggioranza moderata fatta di gente per bene in cui si riconoscono tutti i figli di Allah che hanno eletto il valore assoluto e universale della sacralità della vita come il principio discriminante tra il Bene e il Male. Una decisa scelta a favore della cultura della vita, la vita di tutti, ebrei, cristiani, musulmani, che ha raccolto l’adesione di esponenti di rilievo dell’islam religioso, tra cui spicca l’imam della Moschea di Roma, l’egiziano Mahmoud Ibrahim Sheweita, persona di buon senso richiamato a gestire il culto nella sede più istituzionale ma più controversa d’Italia dopo l’allontanamento di ben due imam nel giro di un anno.


Uno spazio religioso in cui si ritrova a suo agio anche il sufi, il mistico dell’islam, Gabriele Mandel Khan che afferma: «I terroristi non sono tali per eccesso di islam, ma per assoluta mancanza di islam. Il Corano proibisce l’assassinio e il suicidio. Oggi tra i musulmani in Italia ci sono troppe voci, ognuno va per la sua strada. Dobbiamo invece essere più coerenti, ci vuole un punto aggregante. Siamo in balia di un mare in tempesta. Abbiamo bisogno di una bussola e di gettare l’ancora dall’arca. Tutti ne sentiamo la necessità».


Mario Scialoja, convertito all’islam, ex ambasciatore in Arabia Saudita, che si è prestato a dirigere la sezione italiana della Lega musulmana mondiale per favorire la stipula dell’intesa tra la comunità islamica e lo Stato, è l’anello di raccordo tra l’anima religiosa e laica. Quest’ultima è foltissima in una realtà dove appena il cinque per cento dei musulmani frequenta abitualmente le moschee. Una laicità dove il riferimento all’islam può variare considerevolmente. «Sono musulmano sul piano del riferimento culturale e della tradizione di famiglia. Allo stesso modo sono musulmani il 70 per cento degli albanesi», spiega ad esempio Roland Sejko, direttore di Bota Shqiptare , il giornale degli albanesi in Italia.


E’ proprio su questa maggioranza moderata dei musulmani d’Italia che il ministro dell’Interno Pisanu scommette per far decollare la sua proposta di una Consulta islamica, quale interlocutore dello Stato. Una proposta che i firmatari del Manifesto caldeggiano. Ritenendo di avere le carte in regola per chiedere il riconoscimento, quali cittadini italiani a pieno titolo, di tutti i musulmani per bene che vivono nel rispetto della legge. Lo chiedono, da anni, anche Imane e Khalid per realizzare il loro sogno di servire nel migliore dei modi l’Italia.


Magdi Allam
2 settembre 2004 – Corriere della Sera