Monsignore così non si fa…

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FISCHIO.

Mons. Brandolini, lei è in fuorigioco…

Il Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorso, mons. Brandolini, presidente del Centro di Azione Liturgica (nominato dalla Conferenza Episcopale Italiana!), dalle colonne di Repubblica, usando un tono dall’apparenza devoto e rispettoso, critica negativamente la pubblicazione del Motu proprio: «È un giorno di lutto, non solo per me, ma per i tanti che hanno vissuto e lavorato per il Concilio Vaticano II. Oggi è stata cancellata una riforma per la quale lavorarono in tanti, al prezzo di grandi sacrifici, animati solo dal desiderio di rinnovare la Chiesa».

Servirsi di Repubblica per delegittimare il magistero del Papa è cosa molto grave, specialmente se ciò viene fatto da un Vescovo, ma criticare senza aver capito il senso del documento è ancor più grave…


Monsignor Brandolini, della commissione liturgica della Cei


“OBBEDIRÒ AL PONTEFICE MA È UN GIORNO DI LUTTO SI CANCELLA LA RIFORMA”


CITTÀ DEL VATICANO – «Oggi per me è un giorno di lutto. Ho un nodo alla gola e non riesco a trattenere le lacrime. Ma, obbedirò al Santo Padre perché sono un vescovo e perché gli voglio bene. Tuttavia, non posso nascondere la mia tristezza per l´affossamento di una delle più importanti riforme del Concilio Vaticano II». In effetti, trattiene a fatica le lacrime, monsignor Luca Brandolini, vescovo di Sora-Aquino-Pontecorso e membro della Commissione liturgica della Cei (Conferenza episcopale italiana), quando gli si chiede un commento sulla reintroduzione della Messa in latino tridentina. «Per favore non chiedetemi nulla, non voglio parlare, perché sto vivendo il momento più triste della mia vita di sacerdote, di vescovo e di uomo».


Monsignor Brandolini, perché così contrariato?

«È un giorno di lutto, non solo per me, ma per i tanti che hanno vissuto e lavorato per il Concilio Vaticano II. Oggi è stata cancellata una riforma per la quale lavorarono in tanti, al prezzo di grandi sacrifici, animati solo dal desiderio di rinnovare la Chiesa».

Il ritorno facoltativo al rito tridentino rappresenta quindi un pericolo per la Chiesa?

«Speriamo di no. In futuro si vedrà, ma intanto oggi una importante riforma del Concilio è stata minata».

Perché è così toccato dalla decisione presa da papa Ratzinger?

«L´anello episcopale che porto al dito era dell´arcivescovo Annibale Bugnini, il padre della riforma liturgica conciliare. Io, al tempo del Concilio, ero un suo discepolo e stretto collaboratore. Gli ero vicino quando lavorò a quella riforma e ricordo sempre con quanta passione operò per il rinnovamento liturgico. Ora il suo lavoro è stato vanificato».

Lei, quindi, non accetterà il “motu proprio” di Benedetto XVI?

«Obbedirò, perché voglio bene al Santo Padre. Verso di lui nutro lo stesso sentimento che prova un figlio verso il padre. E poi, come vescovo sono tenuto all´obbedienza. Ma in cuor mio soffro molto. Mi sento come ferito nell´animo e non posso non dirlo. Comunque, se qualcuno della mia diocesi mi chiederà di poter seguire il rito tridentino non potrò dire di no. Ma non credo che succederà, perché da quando sono vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo non c´è stato mai nessuno che abbia espresso un desiderio simile. Sono certo che in futuro sarà sempre così».

di ORAZIO LA ROCCA

La Repubblica, 8 luglio 2007