Mons. Negri sul discorso del Papa a Verona

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Alcuni temi di riflessione sul contenuto del Discorso pronunciato da Benedetto XVI al 4° Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona


di Mons. Luigi Negri
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Vescovo di San Marino-Montefeltro


 


Davanti a rappresentanti qualificati della Chiesa italiana Benedetto XVI ha dato una straordinaria testimonianza magisteriale. Chiamerei proprio cosi il genere letterario che di cui il papa è stato protagonista di fronte a duemila settecento delegati della chiesa italiana; in una limpida giornata di sole un Benedetto XVI vivacissimo, fisicamente molto forte, con il solito sguardo penetrante, pieno di cordialità e di accoglienza ha detto alla chiesa italiana, coronando un lavoro di intensa riflessione che è stato condotto non solo in questi 3 giorni ma, come è stato notato nell’introduzione presente il papa nell’ultimo anno. Sostanzialmente il Santo Padre ha detto chi è qual è la sua identità profonda, qual è il movimento tipico di questa identità e quali sono le responsabilità storiche di questa missione che la chiesa deve vivere in Italia e non solo per la propria verità e il proprio bene, ma per il bene e la verità della società italiana.
La parte più intensa e commovente del discorso di Benedetto XVI è stata l’ultima, in cui il papa ha tratteggiato le responsabilità inderogabili della missione della chiesa nei confronti della società italiana. Chi è la chiesa? L’identità più profonda della chiesa è di essere stata coinvolta in quel salto di qualità di vita che il Papa ha definito la Resurrezione di Cristo.
Siamo i testimoni del Risorto perché partecipiamo alla Resurrezione di Cristo e quindi è questa identità nuova che ci lega definitivamente al Signore e che fa del popolo cristiano il luogo della prosecuzione della Resurrezione. Il luogo che custodisce questa Resurrezione e la comunica a tutti gli uomini; quindi non esiste possibilità di tergiversazione, la natura profonda della Chiesa è di essere testimone vivente della Resurrezione di Cristo e di vivere la Resurrezione di Cristo come il quotidiano normale: questo è stato uno dei punti più intensi. La chiesa è chiamata a vivere le circostanze della vita, che sono le circostanze della vita di tutti gli uomini con una apertura incondizionata ai problemi, alle difficoltà, alle tensioni, alle gioie, ai dolori. Operante il riferimento al Vaticano II però nella certezza che non viene dalla storia, non viene neanche dai tentativi di comprensione dell’uomo, ma viene soltanto dalla Resurrezione e dalla grazia di Cristo in cui noi viviamo la nostra vita quotidiana. L’imponente tradizione cristiana del nostro paese a cui il Papa ha fatto riferimento, parlando soprattutto della grande tradizione dei Santi, e particolarmente dei Santi della carità, la grande tradizione che arriva fino a noi è la tradizione di incarnazione. Cioè di vita concreta e quotidiana degli uomini, vissuta da uomini che la giudicavano per la fede che avevano ricevuto e di cui erano testimoni. C’è dunque, e il Papa ha formulato con molta chiarezza questo passaggio, un inesorabile dinamismo missionario; l’identità della chiesa italiana è l’identità di un popolo che vive la missione come responsabilità di essere vero con se stesso fino in fondo di esser vero con gli uomini. Ecco questo movimento di compagnia e di accoglienza alla vita degli uomini, nella certezza che quando si lasciassero coinvolgere dal mistero della fede raggiungerebbero un intensità e una profondità di vita altrimenti impossibile e le dimensioni di questa missione sono certamente emerse con chiarezza nel discorso del Papa: sono una inevitabile dimensione di cultura e quindi una capacità di giudizio originale sulla realtà e una capacità di accoglienza incondizionata di tutti gli uomini e dei loro bisogni, nella certezza e per la certezza della Resurrezione. A questo punto, e siamo nella fase conclusiva, o meglio nella fase piena del discorso, a questa missione il Papa ha indicato delle inderogabili responsabilità, ha definito lui, di carattere culturale, sociale e politico. Una ripresa vigorosa della dottrina sociale che deve, appunto, illuminare la mentalità del popolo cristiano e sostenere le sue responsabilità di carattere caritativo e operativo. La chiesa non ha una responsabilità direttamente politica, il Papa ha chiarito il suo pensiero riprendendo un passo fondamentale della Deus Caritas Est, ma ha una responsabilità attraverso i laici che formati adeguatamente dal punto di vista del diritto della fede vivono la loro testimonianza fino alle problematiche di carattere culturale, sociale e politico contribuendo, con questo tipo di azione, al bene della Chiesa e della società. Ecco passare rapidamente davanti agli occhi dei presenti, i termini inderogabili di questa responsabilità: il rispetto della vita, il rispetto e l’incremento dell’amore che si realizza in un matrimonio uno, unico, indissolubile, superando la tentazione di forme deviate di amore che finirebbero, ha detto il Papa, per destabilizzare la società italiana. La difesa della libertà di cultura, della libertà di educazione, particolarmente intenso, commosso, suggestivo, il richiamo alla responsabilità, alla libertà della scuola cattolica, al contributo che ha dato alla storia del nostro paese, alla situazione di inspiegabile discriminazione in cui viene tenuta, dopo tanti anni ancora, dalla incertezza sociale e politica italiana. Particolarissimi vincoli di affezione sono risuonati in modo straordinariamente forte, nel breve, suggestivo saluto formulato a nome di tutti dal Card. Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana: la chiesa italiana è legata alla Cattedra di Pietro e al Vescovo di Roma da particolari vincoli di fedeltà e di affetto. La chiesa italiana si è sentita dire dal Papa, oggi, qual’ è la sua identità che non può essere disattesa, che deve essere continuamente ripresa, e qual’ è la responsabilità che insieme ecclesiale e civile, caratterizza la sua missione in Italia. La missione della chiesa è quella di annunziare Cristo Risorto, speranza del mondo e il Papa, ha concluso, speranza dell’Italia e attraverso l’Italia, speranza di tutto il mondo.


www.diocesi-sanmarinomontefeltro.it 19.10.06