Mons. Caffarra: ‘ma di cosa hanno paura?!?!’

  • Categoria dell'articolo:Socialismo

Radio Vaticana: In Italia è vivo il dibattito sugli statuti regionali che dimenticano alcuni secoli di storia: ai nostri microfoni l’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra

PROSEGUE IL DIBATTITO SUL MANCATO RIFERIMENTO ALLE RADICI CRISTIANE NEGLI STATUTI REGIONALI DI EMILIA ROMAGNA E UMBRIA, RECENTEMENTE APPROVATI IN PRIMA LETTURA.
IN QUESTO MODO, SOTTOLINEANO I VESCOVI EMILIANI, SI CANCELLANO 18 SECOLI DI STORIA
– Intervista con l’arcivescovo Carlo Caffarra –


 


I vescovi dell’Emilia Romagna invitano la giunta regionale di centrosinistra a rivedere lo Statuto approvato nei giorni scorsi in prima lettura e che non contiene riferimenti alle radici cristiane. Questo – si legge in una nota – significa negare 18 secoli di storia cristiana e disegnare un volto deformato della Regione Emilia Romagna”. La tutela della famiglia e della vita sono gli altri punti dello Statuto regionale sui quali si concentrano le preoccupazioni della Chiesa locale. Al microfono di Luca Collodi, mons. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna:


 


**********


R. – Io penso che in primo luogo sia utile chiarire il senso del nostro intervento: aiutare il legislatore regionale ad elaborare un testo – e ne ha ancora il tempo, perché il testo attuale è stato approvato solo in prima lettura – che tenga conto della intera identità della nostra regione. Individuare all’origine della regione Emilia Romagna come fa lo statuto, solo il Risorgimento e la resistenza al nazi-fascismo, significa: primo, negare 18 secoli di storia e, secondo, configurare un volto della regione che è deformato, cioè non reale. Qui veramente il taglio delle radici è stato davvero netto!
 


D. – Mons. Caffarra, perché i politici dell’Emilia Romagna – ma devo anche dire che non è il solo caso, quello dell’Emilia Romagna: penso all’Umbria, alla Toscana e ad altre regioni – hanno così paura di far riferimento alla religione?


R. – Ce lo chiediamo anche noi tutti vescovi. E’ proprio come una sorta di volontà esplicita di togliere una radicazione dentro la vita, che non trova ragion d’essere, perché dall’altra parte questa radicazione nella fede cristiana ha prodotto dei frutti di straordinaria importanza – perché questo è importante sottolineare! – proprio per il bene della società civile! Tutti sanno che l’università è stata inventata qui, a Bologna. Ebbene, chi ha inventato l’università, se non la comunità cristiana? Veramente, non si capisce questa attitudine anti-storica, anti-realista in fondo. Di che cosa hanno paura, alla fine, uno si chiede?
 


D. – Un altro elemento che non troviamo valorizzato nello statuto regionale dell’Emilia Romagna, è il concetto di famiglia …


R. – Sì. Lo riteniamo un punto fondamentale. Proprio ancora una volta dal punto di vista del bene comune della società civile, su questo non c’è chiarezza nello statuto. Si dimentica che la famiglia non è una fra le tante comunità intermedie, ma ha una collocazione di assoluta originarietà e di priorità nei confronti di tutte le altre cosiddette ‘comunità intermedie’!