Le parole di Benedetto e la reazione islamica

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Intervista a P. Piero Gheddo


Scossone del Papa per l’islam moderato


Il Papa ha avuto un grande coraggio. Perché con le sue parole ha spronato l’islam moderato a reagire all’assurdità della guerra santa…


 

«Il Papa ha avuto un grande coraggio. Perché con le sue parole ha spronato l’islam moderato a reagire all’assurdità della guerra santa, quella portata avanti dalle frange più fondamentaliste dell’islam stesso. Sono frange finanziate dai paesi islamici che posseggono il petrolio, frange che cercano sempre lo scontro per tutelare interessi privati, fini propri che nulla hanno a che vedere con il bene del popolo».
Così padre Piero Gheddo, direttore dell’ufficio storico del Pontificio Istituto Missioni Estere, ma soprattutto una delle migliori penne della Chiesa oggi, scrittore e giornalista capace di girare mezzo mondo e raccogliere, nelle più sperdute missioni cattoliche, le testimonianze vive dell’evangelizzazione di fine novecento ed inizio XXI secolo.
Padre Gheddo, come giudica la reazione islamica alle parole del Papa a Ratisbona?
«Una reazione che non mi sento di giustificare. Io vengo oggi da un viaggio nel Sudan. Ma recentemente sono stato in Iraq e negli anni passati ho visitato la maggioranza dei paesi islamici del Medio Oriente e della Asia. E vi ho trovato tanti popoli formati da moderati, da gente capace di dialogare con le altre religioni, capace di convivere in pace senza violenza o altro. Eppure, questa parte di islam moderato è costretta di continuo a fare i conti con i capi religiosi e i capi partito che, per tutelare i propri interessi, altro non fanno che fomentare odio ogni volta che gliene si presenta l’occasione».
Secondo lei il Papa avrebbe fatto meglio a non dire nulla?
«Non direi. Il Papa ha denunciato l’assurdità della violenza esistente in una piccola parte del mondo islamico. E lo ha fatto per dare uno scossone innanzitutto all’islam stesso. Perché soprattutto l’islam moderato capisca che è arrivato il momento di reagire e di far sentire le proprie ragioni e la propria voglia di vivere in pace».
Wojtyla, secondo lei, agiva diversamente da Ratzinger con l’islam?
«Giovanni Paolo II la pensava allo stesso identico modo di Benedetto XVI. Quando c’era lui, l’islam non era ancora esploso come problema planetario. Il fondamentalismo, così come lo conosciamo oggi non esisteva. Certo, le Torri Gemelle sono cadute nel 2001, ma a qual tempo il Papa già stava male e non aveva la forza per affrontare di petto il problema. Dunque non vedo discontinuità tra i due pontefici. Semmai Ratzinger sta dicendo le cose che lo stesso Wojtyla avrebbe detto oggi se si fosse trovato nelle sue stesse condizioni».
Come è possibile oggi cercare il dialogo con l’islam?
«Il dialogo va cercato senza offendere. La questione delle vignette su Maometto sono state una modalità sbagliata di dialogo perché offensive. Ratzinger, invece, non ha voluto offendere nessuno. Ha voluto soltanto richiamare il fatto che il vero islam non deve amare la violenza ma il Dio della pace e dell’amore».
L’islam moderato, secondo lei, come ha preso le parole del Papa?
«Dipende da come i giornali locali hanno commentato le notizie. L’islam moderato, tuttavia, è formato da persone intelligenti. Molti sono professionisti, studenti, uomini e donne che lavorano e sono i primi a condannare le prese di posizione estreme dei vari capi religiosi. Credo che l’islam moderato possa accettare la condanna del Papa rivolta contro la guerra santa».


di Paolo Luigi Rodari
IL TEMPO del 16 settembre 2006