Le chiavi della vita in mano ad una gabbia di matti

Figlia di un cane



Maria Lourdes Carlotta, nata in vitro, è stata adottata da una corporation presieduta da un pastore tedesco.
Per dimostrare che «per i bimbi della scienza la famiglia è inutile»

Maria Lourdes Carlotta sarà la prima bambina “figlia d’un cane” e crescerà volutamente “senza genitori”, pur avendoli. Un esperimento, una partorita per la scienza, in barba alla morale e all’amore naturale, alle regole, alla vita stessa, al rispetto dell’essere uomini e donne. Del resto è la cultura dei nostri tempi: andare oltre, spostare il limite della potenza umana sino all’onnipotenza, varcare il muro del “non posso”. Non è stata certo Maria a decidere di essere “figlia di nn”. Si tratta di gente adulta che insegue il Mefistofele del proibito, il mito della “figlia della scienza”, che sogna di indagare i comportamenti umani, dalla testa ai piedi, e se ne infischia del resto.
Per capirci qualcosa in questa storia che sembra uscita da un libro di fantascienza bionica, bisogna cominciare dal principio, dalla nascita. Maria Lourdes è venuta al mondo alcuni giorni fa. L’ha partorita Cristina, una bella ragazza ucraina, ma il suo nascere è stato contrassegnato subito dal timbro della ricerca. La madre, infatti, avrebbe raggiunto un accordo con la Gunther Corporation di Miami, un trust economico internazionale che gestisce una business miliardario e che ha in Maurizio Mian, ricercatore, baffi da vichingo, il suo portavoce. Mian è nella compagine societaria del quotidiano l’Unità con una partecipazione del 20 per cento ed è stato candidato nella Rosa nel Pugno alla camera in Toscana nelle ultime elezioni.
Ha annunciato in un comunicato la sua Gunther Corporation: «Secondo quest’intesa la bambina verrà in pratica adottata dall’associazione e sarà il primo soggetto umano che volutamente crescerà senza famiglia, senza i propri genitori. Insomma, sarà una figlia della scienza e seguirà i canoni di vita elaborati dal gruppo di scienziati e ricercatori che lavorano per la Corporation».


L’ambiente come genitore
Già nel nome che le hanno affibbiato, povera bimba, si svela il destino di “oggetto” che qualcun altro ha segnato per lei. «è stata chiamata Maria Lourdes Carlotta in omaggio a Maria, la bambina bielorussa oggetto di una sorta di contesa familiare fra i coniugi Giusto di Genova e lo Stato bielorusso; Lourdes, per ricordare l’input dato dalla rockstar Madonna alla stesura dei nostri protocolli etico-scientifici quando decise di farsi inseminare da uno sperm donor e concepire una figlia “senza padre”; Carlotta, in ricordo della contessa Carlotta Liebestein che lasciò il proprio patrimonio al cane Gunther permettendo, con questi soldi, la nascita della fondazione che ora porta il suo nome. La bambina dal punto di vista economico potrà stare tranquilla. La Corporation sta mettendo a punto un documento economico che le permetterà di usufruire, per tutta la vita, di congrui sostentamenti materiali. Anche la madre, per il suo impegno fattivo nella realizzazione di questo esperimento, potrà godere di un beneficio economico, consentendo di dimostrare che non è la famiglia a permettere uno sviluppo ottimale al bambino ma è l’ambiente che lo circonda. Ovvero, le condizioni ambientali possono sopperire alla mancanza dei genitori».
Quello che lascia annichiliti in tutta questa vicenda, un groviglio strano di cani, ville, scienza senza tracce di umanesimo, è la linea portata avanti con cocciutaggine dalla Corporation. «La nascita della piccola Maria Lourdes Carlotta darà l’avvio alla “Global Revolution”, una nuova dottrina comportamentale che sogna e spera di poter fondare una società basata sul superamento della coppia intesa come famiglia, un andare oltre da raggiungere attraverso una ricerca finalizzata all’individuazione ed alla sperimentazione di modelli di integrazione alternativi alla coppia stessa, modelli favorevoli alla promiscuità libera e a stili di vita nuovi».
La madre della neonata Maria, Cristina è anche lei, a modo suo, figlia culturale di questo desiderio di novità, tanto che da tempo appartiene al gruppo dei cosidetti “Burgundians” parola incomprensibile che sembra uscita dalle avventure di Asterix. Si tratta di giovani che hanno accettato di vivere all’interno di una comunità, secondo uno stile di vita stralunato e un po’ folle, basato su dettami impliciti che riguardano l’abolizione di qualunque idea di coppia o famiglia, cancellate in favore di una vagheggiata promiscuità tecnologica.


La piscina e tutti i comfort
Maurizio Mian non è nuovo a queste provocazioni. Alle scorse elezioni incentrò la propria campagna elettorale sui “Fly for freedom”, i voli gratuiti organizzati nella primavera scorsa dalla sua Corporation per portare all’estero le donne italiane che intendevano sottoporsi alla fecondazione assistita senza incorrere nei limiti etici e di buon senso posti dalla legge nazionale (la legge 40). A Tempi parla di quest’ultima sua impresa come della sfida scientifica del futuro: «A Miami già da tempo abbiamo fatto partire la sfida dei burgundians. Si tratta di un working title ed il nome è un omaggio al cane Gunther (Gunther era il nome del re dei Burgundi, ndr)».
Andando a guardare bene l’esperimento, però, si resta annichiliti. «Abbiamo preso un gruppo di giovani, dai 18 ai 35 anni, uomini e donne, e li abbiamo messi in una villa con piscina e tutti comfort. Qui loro vivono all’insegna dell’edonismo e del piacere. Dal punto di vista scientifico e di psicologia comportamentale lo studio punta ad approfondire le dinamiche della ricerca del godimento e dell’appagamento del corpo, da leggere soprattutto sotto il profilo delle neuroscienze. Le nostre attività – avverte, senza il minimo imbarazzo Mian – sono al limite della morale, a volte anche al di là della morale, ma ci teniamo a restare nei limiti previsti dalla legislazione. Del resto le operazioni etico-scientifiche della nostra Corporation sono in corso in molti paesi e uno di questi sono proprio gli Stati Uniti. Per adesso non è possibile ma io dico che i bambini che si potranno progettare secondo questi stili di vita, di educazione e di crescita, saranno l’anno zero di un nuovo tipo di società. Qualche volta, purtroppo, questi “esperimenti” vengono fatti male ma per uno scienziato è determinante il modo di portare avanti le ricerche che sono già in corso. Si tratta di capire, di approfondire, di conoscere quelle che un domani potranno essere le dinamiche delle nuove aggregazioni familiari, magari senza famiglia nel senso tradizionale della parola. Certo, devo dire che quest’ultima iniziativa su Maria Lourdes Carlotta come figlia della scienza rompe con la tradizione della Gunther Corporation, che è sempre stata incentrata su un gioco mediatico più simpatico e accattivante, che non toccava quasi mai la gravità dei temi etici e della ricerca».


La cautela di Pannella e Capezzone
Per capire come il limite sia andato oltre, basta pensare che anche i radicali, sempre in prima linea quando si tratta di spostare in avanti i limiti morali posti alla ricerca e alle tecnoscienze, su queste ultime iniziative di Maurizio Mian sono cauti, guardinghi. Daniele Capezzone, l’ex segretario, dice a Tempi di «non essere interessato all’iniziativa che non conosce» e Marco Pannella, il vecchio leader, ribadisce a Tempi di essere a conoscenza dell’iniziativa ma di non conoscerla nel dettaglio. Mian, comunque, non demorde. «La Rosa nel pugno per ora non rientra nell’iniziativa anche se, in futuro, spero di poterla coinvolgere».


di Lenzi Massimiliano – Tempi num.45 del 23/11/2006