L’arcivescovo di Bologna accusa: politici locali, siete antistorici !

Mons. Caffarra: “Lo statuto regionale dimentica le radici cristiane”

La regione “rossa” per eccellenza nel suo statuto ricorda solo Risorgimento e Resistenza. Nulla sul cattolicesimo. E monsignor Caffarra prende posizione con decisione, andando a ripercorre proprio la storia della Regione.
BOLOGNA – L’Emilia-Romagna come l’Unione Europea, fondate su valori che non comprendono le radici cristiane. E come il Vaticano ha contestato la scelta di Bruxelles di non inserire il richiamo alle Chiese nella Costituzione, così la Curia va all’attacco della giunta regionale per il nuovo statuto. “Non si capisce – interviene l’arcivescovo Carlo Caffarra – questa attitudine antistorica dei politici dell’Emilia-Romagna”.
La regione “rossa” per eccellenza, un tempo dominio dello Stato pontificio nella sua carta ricorda solo Risorgimento e Resistenza. Nulla sul cattolicesimo. E monsignor Caffarra prende posizione con decisione, andando a ripercorre proprio la storia della Regione. “Perché i valori religiosi fanno paura? Ce lo chiediamo anche noi vescovi, tutti. È proprio come una sorta di volontà esplicita di toglierli. Decisione che non trova ragione d’essere perché la radicazione nella fede cristiana ha prodotto frutti di straordinaria importanza proprio per il bene della società civile locale. Ricordo che l’università è stata inventata a Bologna. Ma chi ha inventato l’università se non la comunità cristiana?”.
“Su questo punto la nostra critica – continua -, lo devo riconoscere, è stata piuttosto pesante. Il taglio delle radici cristiane è stato netto e noi non lo possiamo accettare perché ne va della vita stessa della nostra regione. Indicare solo il Risorgimento e la Resistenza al nazi-fascismo significa negare secoli di storia e disegnare un volto della regione Emilia-Romagna deformato, non reale”.
Il discorso di monsignor Caffarra si muove idealmente lungo la via Emilia in un itinerario segnato dalle cattedrali. E da quella antica solidarietà che è diventata tradizione dei suoi cittadini: “Il senso del nostro intervento è quello di aiutare il legislatore regionale a elaborare un testo, e ne ha ancora il tempo perché è stato approvato solo in prima lettura, che tenga conto dell’intera identità di una regione. Basta che uno prenda la grande strada che parte da Piacenza verso Rimini per incontrare tutta una serie di opere d’arte, le cattedrali di Fidenza, Parma, Modena. Ma oltre all’arte pensiamo che cosa rappresenta oggi la presenza delle comunità parrocchiali cristiane nella loro passione di condividere e rispondere ai bisogni più profondi dell’uomo”.
E non c’è solo la religione tra le “omissioni” della Giunta. I vescovi sottolineano anche le necessità di inserire un riferimento alla tutela della famiglia e della vita. “Lo Statuto regionale – spiega in proposito il presidente della Conferenza episcopale regionale – non chiarisce cosa si intende per famiglia. La Costituzione italiana non lascia dubbi al riguardo: parla di comunità naturale fondata sul matrimonio. Lo statuto, inoltre, dimentica che la famiglia non è una tra le tante comunità, ma ha una collocazione di assoluta originalità e di priorità nei confronti di tutte le altre comunità intermedie con tutte le conseguenze pratiche che ne conseguono”.
La Margherita sembra pronta a venire incontro alle richieste delle Curia, almeno sul preambolo. “Se si riapre la discussione – dice Luigi Gilli, capogruppo – riproporremo quei cambiamenti, e cioè l’inserimento del richiamo alle radici cristiane, che già avevamo proposto in prima lettura e che sono stati respinti”. L’assessore all’Innovazione istituzionale, Luciano Vandelli, ritiene che sia difficile modificare il documento in seconda lettura: difficoltà che potrebbero esporre lo statuto al rischio di non essere approvato durante questa legislatura. Il forzista Gianni Varani, per superare l’ostacolo invoca un accordo tra tutte le forze politiche. Ma Mauro Bosi della Margherita è scettico e ricorda l’astensione improvvisa di Rifondazione e Comunisti italiani al momento del voto: “Come abbiamo visto, gli accordi subiscono gli umori del momento. Già alcune forze sullo statuto si sono defilate all’ultimo minuto”.

Il Corriere della sera 10 luglio 2004