La leggenda intramontabile degli Alpini

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Storia delle truppe Alpine

Una grande celebrazione al Sacrario del Grappa, la montagna del sacrificio, ha caratterizzato la prima giornata dell’81ª Adunata degli Alpini che si tiene a Bassano del Grappa. Migliaia di alpini hanno reso omaggio ai Caduti della Grande guerra con una cerimonia solenne. Il Grappa è una montagna simbolo del sacrificio degli alpini e di tanti altri soldati: custodisce i resti di 12.616 soldati, 10.322 dei quali ignoti. Con l’Ortigara, l’Adamello, il Pasubio e il Carso segna il percorso del calvario degli alpini e della storia dell’unità dell’Italia. La celebrazione su questa montagna sacra ha avuto momenti di particolare commozione: quassù tutto parla di sacrificio e di vite perdute, di amor di Patria, di dedizione e dovere, parole oggi desuete in una società frettolosa e distratta. Ma gli alpini non dimenticano.

Storia delle truppe Alpine

Introduzione

Gli esordi del corpo degli Alpini furono difficili perché il progetto di una unità speciale di montagna trovava opposizione nello Stato Maggiore italiano. Ma alle Penne Nere non ci volle molto per dimostrare la loro efficienza e utilità strategica.
Le truppe alpine sono nate nel 1872. L\’idea fu di Giuseppe Perrucchetti, a quel tempo capitano di fanteria, che presentò al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito la proposta di creare unità speciali per difendere i 1540 km di confine alpino del recentemente costituito Regno d’Italia. Il reclutamento doveva avvenire tra gli uomini dalle stesse valli e montagne che si sarebbero dovute difendere.
I vantaggi erano ovvi. Oltre all’abitudine ai rigori della vita di montagna, infatti, questi uomini avrebbero tratto vantaggio da una perfetta conoscenza della zona in cui avrebbero operato.
Il ministro della guerra, generale Cesare Ricotti Magnani, accolse l’idea e furono costituite le prime 15 compagnie, divenute 24 nel 1873 e 36 nel 1878. Gli Alpini adottarono subito il loro caratteristico emblema: una penna nera portata sul cappello, simbolo delle aquile che si annidano sulle cime delle montagne. Il simbolo della penna nera è sopravvissuto fino ad oggi.
La crescita delle truppe alpine proseguì rapidamente: dalle 36 compagnie del 1878, ordinate in 10 battaglioni, si era già arrivati a sei reggimenti nel 1882 e a sette nel 1887; anno in cui furono anche costituite le prime batterie da montagna per fornire alle truppe il necessario supporto d’artiglieria.
IL BATTESIMO DEL FUOCO
Gli Alpini ricevettero il battesimo del fuoco il 1896 a Adua, dove erano presenti con quattro compagnie. Fu lì che il capitano Pietro Cella meritò la prima medaglia d’oro al valor militare del Corpo.
In Africa combatteranno poi ancora tre volte: in Libia nel 1911; durante la conquista dell’Abissinia nel 1935 e contro le forze alleate in Nord-Africa nel 1941.
Nella guerra italo-turca del 1911-12 le truppe alpine svolsero un ruolo importante. Almeno cinque battaglioni vennero, infatti, impiegati a Derna, Assaba e sugli altipiani del Magreb.
Dopo la conquista della Libia, un reggimento degli Alpini fu lasciato nella colonia per presidiare Tripolania. Gli ultimi contingenti furono ritirati nel 1914, poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Durante la Grande Guerra (per l’Italia 1915-1918), gli Alpini furono chiamati per la prima volta a difendere i confini italiani. Per quattro lunghi anni combatterono in un ambiente veramente ostile, a volte solamente per conquistare pochi metri di roccia o per tenere, a costo di gravi perdite, piccole posizioni fra i ghiacciai. Grazie a quelle dure prove, però, e nonostante l’inefficienza degli alti comandi, gli Alpini italiani riuscirono a dimostrare il loro valore, la loro tenacia e la validità del loro estenuante addestramento.
Furono, infatti, le Penne Nere ad ottenere i decisivi sfondamenti sul Monte Grappa, sul Monte Adamello e sul Monte Tonale. Fu la Prima Guerra Mondiale a creare la leggenda di queste truppe scelte, isolate ma imbattibili.
TRA LE DUE GUERRE
Dopo la vittoria del 1918, gli Alpini furono inviati in Albania, nel 1919, per stroncare una ribellione contro le truppe alleate occupanti.
Nel 1935, quando Benito Mussolini decise di invadere l’Abissinia, la Divisione Alpina Pusteria fu immediatamente inviata a combattere sugli altipiani dell’Amba Aradam, dell’Amba Vork e, ancora una volta, dell’Amba Alagi. La guerra durò fino a maggio del 1936, quando le truppe italiane entrarono vittoriosamente in Addis Abeba.
Nel 1939 il Duce decise di occupare anche l’Albania, e gli Alpini si rimisero nuovamente in marcia. Tuttavia, la conquista fu più difficile di quanto immaginavano i gerarchi fascisti. In quell’occasione già si ebbe un primo assaggio della faciloneria e degli errori che di lì a poco sarebbero costati così cari all’Italia. La Prima Guerra mondiale non aveva insegnato niente. Nell’Alto comando continuavano ad imperversare i "non professionisti", gli "improvvisati".
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Durante la Seconda Guerra Mondiale (in Italia 1940-1945), le Penne Nere furono messe duramente alla prova su tutti i fronti.
Combatterono al confine con la Francia, poi in Grecia, poi nuovamente in Africa e, infine, sul suolo russo dove dettero una prova indimenticabile della loro combattività e del loro spirito di sacrificio.
Dopo la terribile ritirata, in cui gli Alpini persero circa 40.000 uomini, l’Alto comando sovietico ammise in un bollettino: " Solamente il Corpo d’Armata Alpino italiano può considerarsi imbattuto in terra di Russia ".
A questo proposito voglio ricordare che questi avvenimenti non sono molto lontani da noi visto che l’ex Presidente Nazionale dell’A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini), Leonardo Caprioli, ha partecipato, dopo il corso AUC alla SMALP, alla ritirata di Russia.
Dopo l’8 settembre 1943 e l’occupazione tedesca del Nord Italia, gli alpini scelsero sentieri diversi. Molti si unirono alle brigate partigiane che combatterono in montagna contro i nazisti e i fascisti; altri invece furono inquadrati nei ranghi dell’Esercito che a sud combatté a fianco delle truppe inglesi e americane. Altri infine aderirono alla Repubblica Sociale che creò una divisione alpina chiamata Monterosa.
Dopo la guerra, le restrizioni imposte dalle potenze vittoriose all’Esercito italiano, riguardarono anche le Penne Nere.
IL DOPOGUERRA
Il 4 aprile del 1949 a Washington nasce la NATO: sigla dell’inglese North Atlantic Treaty Organization. Organizzazione politico-militare. Ne fecero parte originariamente 12 Stati: Belgio, Canada, Danimarca, Gran Bretagna, Francia (uscita dal sistema militare integrato nel 1966), Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo e USA; successivamente vi aderirono Grecia e Turchia (1952), Repubblica Federale di Germania (1955), Spagna nel 1982. L’istituto supremo dell’organizzazione è il Consiglio atlantico, organo essenzialmente politico, con sede a Bruxelles. Dalla necessità di confronto con i Paesi dell’ex blocco sovietico è nato nel dicembre 1991 il N.A.C.S. (Consiglio di cooperazione Nord Atlantico).
Dopo la nascita della NATO, la situazione instauratasi dopo il secondo conflitto mondiale cambiò e gli alpini furono organizzati in cinque brigate, tutte con nomi strettamente legati con la storia del corpo: Taurinense, Orobica, Tridentina, Cadore e Julia.
Ora, a onor del vero, alcune di queste brigate sono state soppresse da alcune menti eccelse durante le ultime ristrutturazioni dell\’esercito. Non vogliamo dire quali, dato che per noi, che abbiamo servito in alcune di queste, rimarranno sempre "operative".
Invitiamo i politici italiani, prima di toccare nuovamente la composizione del Quarto Corpo d’Armata Alpino, a leggere la storia.
Ovunque fossero stati chiamati a combattere gli Alpini, si sono sempre dimostrati soldati coraggiosi e pronti al sacrificio. Ne sono la prova le 207 medaglie d’oro che ne fregiano la bandiera. Alle Bandiere di guerra dei Reparti della Specialità sono state conferite complessivamente 73 Medaglie al Valor Militare: 11 d\’Oro, 50 d\’Argento, 11 di Bronzo e 1 Croce di Guerra e 11 Croci di Cavaliere dell\’O.M.I.
Attualmente, a seguito dell\’abolizione del livello reggimentale (1975), sono state anche riconosciute, in duplicato, 12 Medaglie d\’Oro, 1 d\’Argento, 3 di Bronzo e 12 Croci di Cavaliere dell\’O.M.I..
http://www.smalp155.org


Una storia molto toccante:
L\’Alpino che portava Cristo