La bocciatura della Toscana divide An

Imbarazzo tra i liberal del Polo. La Prestigiacomo: scelta giusta. Critici opposizione e radicali. ambigua la posizione del coordinatore nazionale AN, Ignazio La Russa. Coraggioso il governatore del lazio, Storace.

ROMA – Lo statuto della Toscana, che riconosce «altre forme di convivenza» rispetto al matrimonio e affida alla Regione la tutela dei beni culturali, verrà esaminato dalla Corte costituzionale dopo la pausa estiva.


Ma intanto la decisione del governo di impugnarlo – assieme a quello genovese che dà il voto agli stranieri – solleva le critiche dell’opposizione e divide le forze liberali della Casa della Libertà.


Anche all’interno di Alleanza nazionale si apre una frattura. Il governatore del Lazio Francesco Storace e Francesco Pedrizzi plaudono alla bocciatura.
Mentre gli esponenti di An in toscana accusano il governo di aver compiuto un «grave errore». Anche il ministro Altero Matteoli difende la Carta regionale, dopo averlo fatto, invano, in Consiglio dei ministri.
Ma il coordinatore di An, Ignazio La Russa, getta acqua sulle polemiche: «Non c’è alcuna spaccatura nel partito. Ciascuno può avere opinioni personali. Ma l’eccezione di costituzionalità andava sollevata». Tra i favorevole invece anche il ministro Stefania Prestigiacomo, che sottolinea: «L’impugnativa riguarda il metodo e non il merito, ma comunque la convivenza non è un matrimonio».



LE CRITICHE – «Il governo è federalista solo a parole» accusano i Ds, con il coordinatore della segreteria nazionale, Vannino Chiti.
«Devolution per loro vuol dire solo aumento delle spese, degli sprechi e della lottizzazione» rincara il Verde, Pecoraro Scanio.
«E’ un clamoroso autogol» aggiunge il presidente della Regione Toscana «bocciato», Claudio Martini.
Critici anche i radicali: che parlano di «sigillo antiliberale», come per la legge sulla fecondazione assistita.


FAVOREVOLI – «Distinguiamo tra governo e Parlamento – risponde ai radicali Gaetano Pecorella (Fi) – leggi come la fecondazione sono state votate dal blocco cattolico che è anche nell’opposizione. E chiedere alla Consulta di fissare limiti su materie così delicate non mi sembra di per sé illiberale».
Il presidente della Commissione giustizia alla Camera annuncia che il dibattito sulle proposte di legge sulle coppie di fatto andrà avanti: «Ma, avevamo concordato – precisa – di limitare il dibattito ai patti di solidarietà senza riconoscimenti automatici di coppie etero o gay».
Vittorio Sgarbi esulta: «La tutela dei beni culturali è dello Stato. Vogliamo metterla nelle mani di Martini che sta facendo costruire un ipercoop da 1200 metri quadri a ridosso della Fortezza da basso? L’unico potere di controllo è quello lontano e disinteressato». D’accordo il sottosegretario al Welfare Grazia Sestini.
E la Lega con Federico Bricolo respinge le critiche, accusando l’opposizione di essere «paladina dei non valori».


AN – «Saggia decisione» festeggia Storace, già protagonista di un’aspra polemica con Martini.
Il ricorso, dichiara, «era l’unica decisione possibile».
D’accordo Pedrizzi, responsabile An per le politiche della famiglia, che parla di «decisione sacrosanta».
Ma gli aennini toscani protestano. «Il governo ha avuto un’insolazione agostana» accusa Riccardo Migliori, seguito a ruota dai consiglieri regionali.
Con loro il ministro Matteoli rivendica la difesa del testo.
Ma La Russa smussa: «Non siamo una caserma, ma le coppie di fatto non vanno assimilate alla famiglia. E per il voto agli immigrati non si può prendere la scorciatoia di far decidere il singolo comune».


Virginia Piccolillo
CorSera 5-8-2004