La Cina esporta anche mafia

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Massimo Introvigne
Il Giornale
25 giugno 2005



Singapore: uno scambio di idee con i colleghi del Centro studi sulle società segrete cinesi del museo Storico di Singapore, con cui sono in rapporto da qualche anno, è occasione per fare il punto sull’evoluzione mondiale di questo fenomeno, che interessa in misura crescente l’Italia. Le società segrete cinesi sono da sempre studiate dagli storici e sociologi della religione, perché – ben più della mafia o della camorra in Italia – queste organizzazioni criminali hanno un ricchissimo rituale religioso.

Il governo cinese scopre la società segreta per eccellenza, intorno a cui ruotano tutte le altre – la Tiandihui (Società del Cielo e della Terra) o “le Triadi” (con riferimento all’unione di tre elementi: il Cielo, la Terra e l’uomo) – in occasione della rivolta separatista che scoppia a Taiwan negli anni 1787-1788. Le indagini rivelano che la società esiste da decenni, e mescola rivendicazioni politiche – con l’aspirazione alla restaurazione della dinastia etnicamente cinese Ming e il rovesciamento degli “usurpatori” Qing venuti dalla Manciuria – con attività criminali. Emerge anche il rituale, che guida l’iniziato a entrare in una mitica città celeste attraverso una serie di tappe che rievocano la mitologia imperiale Ming. Sulle origini delle Triadi si discute da anni. I nazionalisti che oggi governano Taiwan e i comunisti di Mao hanno visto nelle Triadi rispettivamente una forma embrionale di protesta nazionalista o di rivendicazione sociale. A suo tempo, sia il padre del nazionalismo Sun Yat-Sen sia Mao hanno chiesto pubblicamente l’aiuto delle Triadi per le loro rivoluzioni, salvo poi perseguitarle una volta giunti al potere. Oggi le interpretazioni nazionaliste o marxiste sono considerate anacronistiche, e gli storici si dividono nell’interpretare le Triadi come evoluzione di gruppi di auto-protezione di villaggio nati in epoche contrassegnate da anarchia e insicurezza, ovvero di movimenti religiosi di tipo apocalittico e messianico.


Resta il fatto che fin dall’origine le Triadi hanno avuto una componente criminale: si sono occupate di racket, di fumerie di oppio e di bordelli clandestini, tanto più nell’emigrazione cinese in Asia (soprattutto a Singapore e in Indonesia), poi negli Stati Uniti e in Europa. Dopo la Seconda guerra mondiale e la fine di una certa tacita tolleranza che in diversi Paesi “delegava” alle Triadi la gestione delle comunità cinesi immigrate, l’aspetto criminale ha soppiantato quasi totalmente gli elementi culturali e religiosi. Anche dove rimane, il rituale non è più compreso dalla maggioranza dei giovani affiliati, che trovano nelle Triadi una forma di criminalità organizzata potente e globale. Ramificate in tutto il mondo, le Triadi sono state già oggetto anche in Italia dei primi processi che hanno loro applicato lo schema dell’associazione mafiosa.


La pericolosità delle Triadi non va sottovalutata. Ai tradizionali interessi che coinvolgono racket, droga e prostituzione, aggiungono oggi una gestione del contrabbando che, eludendo qualsiasi discorso di dazi o quote, attraverso i corrotti Paesi dell’Asia Centrale ex-sovietica porta prodotti cinesi verso la Russia e la Polonia. Una volta in Polonia, questi beni sono ormai nell’Unione Europea. Rimane il dubbio che – oggi come ieri – questo tipo di attività delle Triadi, che consente di aggirare i limiti all’esportazione, goda di qualche connivenza presso autorità cinesi che ufficialmente delle società segrete negano perfino l’esistenza.



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