Intervista a P. Piero Gheddo: la testimonianza dei cristiani nel mondo

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“Dove siamo oppressi ci sono più conversioni”


Dove i cristiani sono perseguitati ci sono tantissime conversioni. Dove invece, come in Europa, la fede cristiana è vissuta nell’agio e nell’indifferenza dei più, il popolo dei fedeli va sempre più estinguendosi…


 

«Dove i cristiani sono perseguitati ci sono tantissime conversioni. Dove invece, come in Europa, la fede cristiana è vissuta nell’agio e nell’indifferenza dei più, il popolo dei fedeli va sempre più estinguendosi e fatica ad avere una propria identità forte».
È questo il paradosso rilevato da padre Piero Gheddo, giornalista e scrittore, direttore dell’Ufficio storico del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime). Un sacerdote missionario, padre Gheddo, che per anni, e ancora oggi nonostante abbia superato i 75 anni di età, gira il mondo per raccontare attraverso articoli e libri, le storie affascinanti e vere di sparuti gruppi di cristiani sparsi in ogni latitudine.
Padre Gheddo, perché ancora oggi tanti martiri?
«Perché tanti cristiani vengano uccisi è un mistero. Del resto anche Gesù Cristo fu perseguitato e messo in croce. Il martirio però è un segno dell’esistenza di una fede viva. Quando i cristiani hanno una forte identità sono una forte testimonianza per tutti. E in certi ambienti danno fastidio. Nella società occidentale, moderna e democratica, spesso il cristianesimo non fa più notizia, non disturba, non crea scandalo. Mentre in tanti paesi dove i cristiani sono in minoranza, la fede è ancora una presenza che disturba».
In Europa non è cosi?
«Da noi, in Europa, non c’è più una distinzione netta tra il bene e il male e il cristianesimo non è più in grado di porre questa distinzione con forza. Mentre in altri paesi i cristiani dicono ad alta voce cosa sia bene e cosa sia male e per questo vengono uccisi. La testimonianza cristiana, se autentica, dà scandalo perché è una testimonianza contro corrente».
In quali paesi ha visto le maggiori persecuzioni?
«Nei paesi delle dittature comuniste innanzitutto. Penso alla Cina, ma anche e ancora oggi al Miamar. Sono paesi dove c’è una persecuzione sistematica e i cristiani sono cittadini di terza e quarta categoria. Poi il Laos, ma potrei continuare ancora».
I nei paesi musulmani?
«Anche, ma non si può generalizzare. Comunque è evidente che in molti paesi musulmani i cristiani sono costretti a fuggire».
Ad esempio?
«Mi viene in mente la Turchia. Qualche anno fa i cristiani erano il 6-7% della popolazione. Oggi sono lo 0,3%. Ma sono tanti, in generale, anche i perseguitati di altre religioni».


di Paolo Luigi Rodari


Il Tempo 28 giugno 2006