Impronte e polemiche. Parla Roberto Maroni

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Maroni: non sono Erode, dico no ai lager

«Il mio primo obiettivo è tutelare chi vive nei campi nomadi in condizioni che troppo spesso di umano non hanno nulla. Nel 95 per cento dei casi il degrado è impressionante. Sono favelas al cubo… Non posso stare a guardare. Anzi, sono determinatissimo a cancellare questa offesa: affermare i diritti dei bambini e permettere loro di andare a scuola»…

 

«Capisco che per molti l’unica linea possibile è il pugno di ferro contro i nomadi… E capisco anche che sarebbe elettoralmente pagante. Ma non è la mia linea, non è la linea del governo». Un’espressione malinconica \’taglia\’ il volto di Roberto Maroni che va avanti con un solo obiettivo: spiegare, spazzare via «pregiudizi», allontanare «incomprensioni», raccontare insomma, a un mese dal terremoto, la sua verità. «La nostra non è un’azione di polizia, di schedatura, è l’esatto contrario… E non mi interessa correre il rischio di pagare un prezzo elettorale. Vede, molti applaudirebbero se il governo entrasse nei campi nomadi e facesse pulizia… Maroni però non è Erode! E non è al Viminale per fare propaganda elettorale. Il mio unico obiettivo è affrontare i problemi nel modo giusto». L’incontro con il ministro è nel suo ufficio al ministero dell’Interno. C’è la scrivania con le foto dei figli, la bandiera italiana, quella della Ue e quella della \’sua\’ Varese, poi c’è un tavolo basso con della frutta fresca e la collezione di piccoli elefanti portati da ogni parte del mondo. Un particolare che \’colora\’ un ambiente sobrio. Maroni parla per settanta minuti e una parola viene ripetuta quasi meccanicamente: pregiudizio. «Mi ha fatto male essere offeso come fossi un becero razzista. Poi, però, passa: oramai sono corazzato contro gli insulti…», ripete sottovoce prima di lanciare un segnale a chi da giorni lo contesta, lo critica, lo accusa: «Leggete la mia ordinanza… Capirete immediatamente: il primo obiettivo è tutelare chi vive nei campi nomadi in condizioni che troppo spesso di umano non hanno nulla… Leggete e confrontiamoci ».
Un tavolo con tutti i suoi accusatori?
Questa porta è sempre aperta; anche a quelli che mi hanno insultato. Non mi interessano le offese e potrei dirle che sarei anche pronto a porgere l’altra guancia pur di vedere la soluzione più vicina. Ma una condizione c’è: devono volerlo il confronto, devono avere l’atteggiamento di chi vuole capire… Poi tutto sarebbe più facile: capirebbero che queste misure sono, in primo luogo, nell’interesse di chi vive non in campi nomadi, ma in veri e propri lager.
Lager?
Esatto lager. Vede abbiamo censito quasi mille campi e nel 95 per cento il degrado è impressionante. Sono baraccopoli, favelas al cubo. Bambini che vivono con i topi… Io non posso stare a guardare; ora devo intervenire per cancellare questa offesa: affermare i diritti dei bambini significa metterli in condizione di vivere in modo umano… Poi c’è la scuola: tanti si sono detti pronti a sostenere la mia iniziativa se affiancata da un progetto di scolarizzazione. Quel progetto c’è, è nero su bianco nell’ordinanza.
Ha una tabella di marcia? Dei tempi fissati?
Completeremo il censimento entro metà ottobre. A quel punto partirà una campagna di comunicazione per spiegare, per far capire… L’emergenza nomadi dovrà essere chiusa entro maggio del prossimo anno. Nemmeno un mese oltre. Il nostro obiettivo? Chiudere i campi nomadi abusivi e creare strutture controllate dal punto di visto igenico-sanitario e soprattutto sicure… Vede, mi rifiuto di accettare che ci siano pezzi di territorio italiano dove si debba aver paura di entrare.
Prima accennava a una campagna di comunicazione…
Guardi questo sondaggio: otto italiani su dieci ritengono che sia giusto prendere le impronte a chi vive nei campi. Beh, mi rifiuto di pensare che siano dei beceri razzisti. E allora la spiegazione è una: la domanda di sicurezza è così forte che anche l’idea di schedatura dei bimbi rom viene accettata. Anzi auspicata.
Lei però dice: niente schedatura, solo censimento…
C’è un altro sondaggio che mi fa rabbrividire: in Italia un italiano su due ha paura dei nomadi. Non è possibile, non è giusto, non si può avere paura di una realtà fatta di persone. E poi in Europa è diverso: sono quindici su cento i francesi che hanno paura dei nomadi e tredici gli spagnoli… Io voglio portare la percentuale italiana alla media europea che è al 24 per cento. E lo voglio fare in tempi rapidi. Voglio correggere il messaggio anche a rischio di far scendere quell’ottanta per cento di consenso basato su un pregiudizio inaccettabile: tutti i nomadi sono delinquenti.
E quelli che lo sono realmente?
Contro quelli la nostra mano sarà ferma. Anzi fermissima. Tutti i clandestini individuati nell’operazione censimento verranno identificati ed espulsi senza esitazioni. Ma non accetto che si parli di operazione di polizia: nei campi stiamo entrando accompagnati dalla Croce Rossa… È giusto muoversi così perchè esiste un sentimento negativo verso l’etnia rom e chi è associato a questo mondo sempre più diffuso da arginare con decisione.
Ministro c’è qualcosa che si rimprovera? Ha una spiegazione alle mille voci contrarie alle sue misure?
Ho incontrato tutti coloro che potevano avere qualcosa da dire e nessuno ha obiettato dopo aver hanno visto l’ordinanza nella sua completezza: bonificare i campi, eliminare le baraccopoli… Forse, però, un errore l’ho fatto: ho sottovalutato le strumentalizzazione legate a quello che stavamo facendo; non ho pensato di prevedere, soprattutto in termini di informazione, la tempesta che stava arrivando. Sia chiaro: una tempesta in un bicchier d’acqua, motivata da polemiche infondate che non fermeranno l’azione del governo.
Era così complicato prevedere?
Bastava leggere per capire che si trattava di un’ordinanza assolutamente equilibrata. Poi, qualcuno nella sinistra, si è mosso e subito è partito il network mediatico informativo a livello europeo. Ma non è un problema solo italiano. Legga, legga questa dichiarazione del presidente del Brasile Lula che denuncia un’«odiosa persecuzione» dei latino-americani in Europa. Non è un no a una nostra ordinanza, è un no a una direttiva europea sui rimpatri approvata dal Parlamento europeo. A me pare che qualsiasi provvedimento teso a regolamentare l’immigrazione venga bollato con troppa superficialità come razzista.
Ministro molti accusano i rom di rapire i bambini italiani. Ma la Caritas dice che negli ultimi 25 anni non c’è stato un caso provato…
Solo perché una certa magistratura verso le popolazioni nomadi ha un atteggiamento di benevolenza che non mostra verso certi italiani. Le racconto un episodio successo negli ultimi giorni a Verona: il procuratore Papalia ha disposto insieme ad altri magistrati l’arresto di otto nomadi rom croati. Le prove erano nette, documentali, c’erano addirittura delle intercettazioni telefoniche…. Questi zingari mandavano dei piccoli a rubare e quando la polizia li prendeva dicevano \’non sono figli nostri\’. È orribile. E ancora più orribile è il fatto che il gip li abbia rimessi tutti in libertà con una motivazione sconcertante: pregiudizi etnici.
Delinquenza e misure Maroni: qual è il legame?
Potrei essere anche disposto a dirle che il 90 per cento di coloro che vivono nei campi non delinqueranno mai, ma ora è il momento di intervenire. Bisogna farlo per evitare che le condizioni disumane in cui per troppo tempo sono stati costretti a vivere possano indurli a delinquere. Io voglio vedere e capire chi c’è in quei campi. È un mio dovere istituzionale oltre che un diritto del governo sapere chi vive in Italia. Ma questo non vuol dire schedare. Questo non vuol dire essere razzista.

di Arturo Celletti
Avvenire 3 luglio 2008

A proposito delle polemiche infondate di  Famiglia Cristiana leggi:
E la Ue parla di discriminazione etnica