Il medico può rifiutarsi di prescrivere il Norlevo

Pillola del giorno dopo: “Il medico potrà rifiutare prescrizioni”


Il Comitato nazionale per la bioetica riconosce che il “levonorgestrel” potrebbe avere un’azione non solo contraccettiva, ma anche successiva alla fecondazione. “È possibile per il medico rifiutare la prescrizione facendo appello alla propria coscienza”

Da Milano Enrico Negrotti
“È possibile per il medico rifiutare la prescrizione della pillola del giorno dopo facendo appello alla propria coscienza”. Questa la conclusione cui è pervenuto il Comitato nazionale per la bioetica (Cnb), cui si era rivolto l’Ordine dei medici del Veneto, riconoscendo che esiste la possibilità che il levonorgestrel (commercializzato con i nomi di Norlevo e Levonelle) esplichi non solo un’azione contraccettiva ma anche successiva al concepimento, se questo è avvenuto. “È stata ribadito il valore della libertà di coscienza del medico – ha osservato il presidente del Cnb Francesco D’Agostino – ma questo non significa negare alle donne l’accesso a tale farmaco”.
Il breve documento, unitario, del Cnb nella prima parte segnala che “in base a evidenze scientifiche” il Comitato ha constatato la “pluralità dei meccanismi d’azione ipotizzabili”. Infatti sulla base di dati noti nella letteratura scientifica, è stato osservato che, accanto all’effetto contraccettivo, esiste la “concreta possibilità di un’azione post fertilizzativa, ricollegabile in particolare alla modificazione della mucosa uterina o della motilità tubarica, ove la fecondazione si realizzi”. Quindi è stata raggiunta l’unanimità sul fatto che “il medico che non intenda prescrivere o somministrare il levonorgestrel in riferimento ai suoi possibili effetti post fertilizzazione abbia comunque diritto di appellarsi alla clausola di coscienza, dato il riconosciuto rango costituzionale dello scopo di tutela del concepito che motiva l’astensione”. Infatti la Corte Costituzionale (sentenza 35 del 1997) aveva rifiutato la possibilità di un referendum che – abrogando parti della legge 194 – avrebbe leso un diritto alla vita costituzionalmente garantito.
Il Cnb ha riconosciuto come legittimo l’eventuale rifiuto del medico di prescrivere o somministrare tale farmaco – ha detto il presidente D’Agostino – per ragioni di scienza e coscienza, in base anche a una esplicita disposizione del Codice deontologico“. Ma, ha aggiunto, ciò “non significa negare alle donne l’accesso a questo tipo di farmaco”, come segnalato in una postilla firmata da alcuni componenti del Comitato.
“La decisione -osserva Olimpia Tarzia (Udc) – avrà senz’altro una ricaduta importante sia in termini educativi, nei confronti soprattutto delle giovanissime che più hanno fatto ricorso al prodotto, sia in termini di garanzia a tutte le donne di essere correttamente informate delle conseguenze dirette del farmaco sull’embrione”.
Il diritto all’obiezione, aggiunge Riccardo Pedrizzi (An), “va riconosciuto anche ai farmacisti”. Un diritto che è chiesto anche dalla proposta di legge presentata da Domenico Di Virgilio (Fi) e che potrebbe essere discusso in commissione prima dell’estate. Dura critica al Cnb viene invece dal ginecologo Silvio Viale (radicali): “L’obiezione di coscienza non ha presupposto scientifico e nessun valore legale. Ma se si vuole togliere i medici obiettori dall’imbarazzo basta abolire la ricetta medica per la pillola del giorno dopo”.


Avvenire 29 maggio 2004