Il guru verde da 221mila chilowatt annue

Al Gore, l’unico guru verde che incassa 4600 euro al minuto

Al Gore è una contraddizione vivente, global come il warming (che ha ucciso 18 persone per tempeste gelate nel Midwest americano in questi giorni). E come si muove, da un premio a un altro, da un palco o un jet, diffonde nell’aria il venticello sgradevole dell’ipocrisia…

Al Gore è una contraddizione vivente, global come il warming (che ha ucciso 18 persone per tempeste gelate nel Midwest americano in questi giorni). E come si muove, da un premio a un altro, da un palco o un jet, diffonde nell’aria il venticello sgradevole dell’ipocrisia. Durante i suoi 8 anni alla Casa Bianca l’America ha sopravanzato l’Europa nella produzione di gas e ossido di carbonio. Dopo è arrivato Bush l’anti-Kyoto, e i livelli Usa sono calati sotto quelli del Canada e dell’Ue. Ritiratosi nella sua villona Belle Meade fuori Nashville dopo la sconfitta del 2000, Al Gore vi ha acceso luci e stufe fino a consumare 221mila chilowatt (nel solo 2006), 20 volte tanto la media dei nuclei familiari americani, che è di 10.656. Spendendo 1359 dollari al mese di elettricità, il vice e poi mancato presidente si è votato al “verde”, non della povertà ma del “biglietto”, nel senso del dollaro. Sono arrivati l’Emmy Internation Award e l’Oscar per il film super-ambientalista così discutibile che la Corte Suprema inglese obbliga le scuole a mostrare i testi e il DVD ai ragazzi con l’avvertenza «pieno di errori e frasi non dimostrate». Con il riconoscimento del Nobel per la pace (già dato ad Arafat), Al Gore è finalmente passato all’incasso. I soldi del premio li ha passati ad un ente protezionista, ma ha sguinzagliato il suo agente per le apparizioni pubbliche in giro per conferenze. Strapagate. Al “Fortune Forum” di Londra ha preteso 3300 sterline (4600 euro) a minuto, cioè 100mila sterline (140mila euro) per mezz’ora di intervento. Il pubblico, presente la crema del jet set verde ed attivista, da Bob Geldolf a Jerry Hall, ha pagato anche 50mila sterline (70mila euro) a cranio. E qualcuno, peraltro, ha giudicato la prestazione noiosa nel merito. Pensare che Al Gore viva d’aria (pulita) era comunque da illusi. Bastava seguirne le mosse da businessman, che il Wall Street Journal ha documentato nell’articolo “Global Warming Inc.” Appena dopo aver ricevuto la comunicazione del Nobel, Al Gore ha subito firmato un contratto come partner della Kleiner Perkins. E’ una società d’affari con una dozzina di investimenti in aziende tecnologiche “verdi”, non tutte ben definite. Di due, Altra e Mascoma, si sa che sono coinvolte nella produzione di etanolo, sostanza che è più nota per i sussidi pubblici che ha già ottenuto e otterrà in futuro dalla politica, che non per aver rimpiazzato il petrolio o ripulito l’atmosfera. Al Gore, con i suoi trascorsi di Palazzo e con la sua neoidentità di guru verde, è l’uomo giusto per la Kleiner Perkins, che lo ha assunto al volo.

di Glauco Maggi
LIBERO 13 dicembre 2007