I vescovi toscani sulle unioni di fatto


CONFERENZA EPISCOPALE TOSCANA- Commissione per lo Statuto Regionale: Chiesa Toscana e Statuto Regionale. Documento consegnato in occasione dell’audizione sulla bozza di Statuto regionale presso il Consiglio Regionale della Toscana, giovedì 9 ottobre 2003


PREMESSA


Lo Statuto regionale rappresenta uno strumento significativo della nuova esperienza costituzionale italiana, cui è stato assegnato un ruolo speciale di coesione sociale, quasi “costitutivo” della comunità territoriale.


La Conferenza Episcopale Regionale ha inteso partecipare all’ampia consultazione indetta dal Consiglio Regionale nominando un’apposita Commissione incaricata di presentare le considerazioni dei Vescovi e il sentire delle comunità ecclesiali. Essa intende così ottemperare ad un preciso dovere dei credenti e offrire alla società civile e alle sue Istituzioni il proprio specifico contributo al bene comune…


L’attenzione alla persona nella sua globalità


L’attuale formulazione del Preambolo della bozza di Statuto, pur richiamando aspetti significativi dell’identità regionale, non valorizza adeguatamente l’umanesimo che contraddistingue la società toscana, e che è stato qualificato dal senso della persona umana vista nella interezza delle sue dimensioni. È necessario che sia anche esplicitato il ruolo “alto” della dimensione religiosa e spirituale, considerato invece dalla bozza di Statuto solo in senso negativo, ovvero come possibile fattore di discriminazione sociale (si veda l’attuale formulazione dell’art. 4). E’ impossibile infatti ricostruire l’identità della Toscana nel corso della storia ignorando l’esperienza religiosa e specificamente cristiana, chiaro e fondamentale aspetto della nostra cultura e della nostra società.


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Il tema della famiglia


La bozza di Statuto presenta in tema di famiglia due formulazioni alternative, oltre a una serie di ulteriori modifiche avanzate da più proponenti.


La Commissione della CET chiede che la famiglia, fondata sul matrimonio, sia adeguatamente valorizzata, sostenuta e favorita dalle Istituzioni di ogni ordine e grado sul piano giuridico, sociale ed economico, in quanto primaria esperienza della socialità umana, luogo naturale per la procreazione e l’educazione dei figli, espressione privilegiata (e da privilegiare) della continuità della vita nonché della solidarietà tra generazioni, e perciò primo e fondamentale contributo alla società.


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Offrendo queste ultime considerazioni di più specifico carattere politico-giuridico, la Commissione invita a coglierne la ragione profonda, ossia il senso della persona e della comunità proprio dell’umanesimo di ispirazione cristiana. Al tempo stesso ricorda, con la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II (n. 46), che “un’autentica democrazia è possibile solo in uno Stato di diritto e sulla base di una retta concezione della persona umana”. Essa esige “l’educazione e la formazione delle singole persone ai veri ideali” e insieme “la creazione di strutture di partecipazione e di corresponsabilità”. Mettendo in guardia da atteggiamenti sia di agnosticismo e relativismo scettico, sia di fondamentalismo ideologico o religioso, Giovanni Paolo II è convinto che “in un mondo senza verità la libertà perde la sua consistenza e l’uomo è esposto alla violenza delle passioni e a condizionamenti aperti o occulti”.