I delitti chiamati diritti: Trujillo su aborto e sperimentazioni con embrioni

INTERVISTA CON IL CARDINALE ALFONSO LOPEZ TRUJILLO

 

SONO DELITTI NON DIRITTI
   
Aborto e distruzione degli embrioni: «Sono atti contro Dio e l’uomo», dice il presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia, che prepara il raduno mondiale in Spagna.

 

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È la quinta volta che le famiglie cattoliche di tutto il mondo si riuniscono per far il punto sul proprio ruolo nella società e nella Chiesa. Accadrà a Valencia, in Spagna, dal 1° al 9 luglio; negli ultimi giorni arriverà Benedetto XVI, che non ha alcuna intenzione di interrompere la tradizione di Giovanni Paolo II, che partecipò a quattro raduni mondiali e solo la sua salute, ormai precaria, gli impedì di prendere parte all’ultimo, tre anni fa a Manila.

In Spagna si attende oltre un milione di persone. Il tema dell’incontro è la trasmissione della fede in famiglia, ma sarà l’occasione per analizzare lo stato della famiglia a tutte le latitudini del pianeta. A Valencia verrà presentato un documento su quello che il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, definisce «l’inverno demografico», espressione usata anche dal Papa, che colpisce soprattutto le nazioni più ricche della Terra. Lopez Trujillo, 70 anni, è stato il più giovane cardinale creato da Giovanni Paolo II. Aveva 48 anni. Colombiano, è stato arcivescovo di Medellín e presidente dei vescovi dell’America latina. Da 16 anni è a capo del Pontificio consiglio per la famiglia.

Domanda: Eminenza, come sta la famiglia?
Risposta: «È fragile. Molti giovani non si preparano bene al matrimonio e si separano nel giro di poco tempo. Purtroppo accade spesso anche tra gli sposi cristiani. E poi si giudica eccessivamente faticoso diventare padri e madri. Una volta, quando c’era meno ricchezza, la consapevolezza della responsabilità del ruolo proprio dei genitori era maggiore. Infine, ci si sposa troppo tardi. Ma devo anche riconoscere che la maggior parte delle famiglie del mondo procede bene e anche nelle nazioni ricche sono molto generose».


D: Nel vostro recente documento avete scritto che mai come in questo tempo la famiglia è sottoposta ad attacchi violenti. Perché?
R: «Le legislazioni e un’ampia parte della cultura laica stanno smontando pezzo per pezzo la famiglia. Sta sparendo l’idea del matrimonio come bene universale, che fonda una società. Fino a non molti anni fa, la legge partiva dal principio che la famiglia fosse il pilastro naturale di una società. Oggi si tende a dire che la famiglia comprime gli spazi di libertà dei singoli. La cultura non aiuta certo il matrimonio, anzi, in buona parte, gli è ostile».


D:Faccia un esempio…
R:«Alle unioni di fatto vengono riconosciuti gli stessi diritti del matrimonio. Fino a dieci anni fa era una follia giuridica. Il matrimonio non è più un bene pubblico, la legge tende a privatizzarlo e prevede tanti tipi di unione. Significa aver sbaragliato tutta la giurisprudenza naturale su questo tema».


D:Si riferisce alla Spagna?
R:«Non solo, anche al Belgio, all’Olanda, ai Paesi nordici, alla Francia. Esportare queste legislazioni e costringere al dibattito su questi temi molte nazioni del pianeta è un grave errore. Stiamo cambiando le definizioni sulla vita, spariscono maschio e femmina, padre e madre. Tutti diventano “partner” e così mettiamo a posto la tecnica giuridica».


D:La Chiesa è accusata di fare una battaglia di retroguardia e di perdere fedeli, perché anche molti cattolici sono d’accordo. Lei che cosa risponde a queste critiche che vi vengono rivolte?
R:«La Chiesa vuole dialogare e persuadere con argomentazioni razionali, valide per tutti. Le coppie di fatto sono una finzione giuridica: due persone che non si promettono niente, né promettono qualcosa ai figli e nemmeno allo Stato, ma vogliono gli stessi diritti del matrimonio. Per le coppie omosessuali la cosa è ancora più grave. La coppia c’è tra uomo e donna, perché esiste complementarità. Il resto è il vuoto assoluto. Ci accusano di usare un linguaggio severo e drammatico. Non è vero. Noi commentiamo la realtà che abbiamo davanti. Non facciamo proposte nuove, ma spieghiamo cosa dicono la Parola di Dio e il magistero della Chiesa. A volte gli stessi cattolici fanno difficoltà a capire che questa è antropologia biblica».


D:Si dice, tuttavia, che bisogna lasciare la libertà ai non cattolici di comportarsi come vogliono…
R:«Conosco l’argomentazione: io non lo farò mai, ma gli altri… Pensare così significa non accettare il disegno di Dio. Eppure, mi sembra che spesso le ragioni siano anche altre e indotte dalla polemica politica ed elettorale. Io dico che non si può cambiare Governi e mutare anche le visioni etiche, che danneggiano la società».


D:In quale senso?
R:«Si tende a imporre nuovi diritti umani. Sta accadendo per l’aborto, che è un delitto, e invece sta diventando un diritto. Lo aveva già detto Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae. La vita non è più sacra, intoccabile, ma è diventata cosa flessibile nelle mani dell’uomo, che può decidere addirittura quando comincia e quando finisce».


D:C’è ancora la scomunica per l’aborto?
R:«Sì e colpisce la madre, il medico, gli infermieri, il padre se è d’accordo».


D:E i politici che approvano le leggi?
R:«Se sono credenti devono dimostrare la coerenza con i loro atti. Secondo me, se approvano leggi inique e ingiuste che distruggono l’uomo e vanno contro i diritti di Dio, va fatta una riflessione, perché essi non potrebbero accostarsi all’Eucaristia. Nessuno al mondo è autorizzato a contraddire la dottrina della Chiesa sulla protezione della vita a tutti i livelli».


D:Vale anche per chi fa ricerca sulle cellule staminali embrionali?
R:«Certo. È la stessa cosa. Distruggere l’embrione equivale all’aborto. E la scomunica vale per la donna, i medici, i ricercatori che eliminano l’embrione».


D:Lei queste cose le dice ai politici che incontra?
R:«È uno dei miei compiti principali e mi è stato chiesto espressamente dal Papa: spiegare ai Parlamenti la protezione della vita e della famiglia. A volte alcuni cambiano idea».


D:Ha già incontrato Rosy Bindi, il nuovo ministro della Famiglia italiano?
R:«Non ancora, ma sarei lieto di fare questo incontro».


D:Di che cosa siete più preoccupati nell’attuale momento in Vaticano?
R:«Temiamo soprattutto che, di fronte alle legislazioni attuali, parlare in difesa della vita e dei diritti della famiglia stia diventando in alcune società una sorta di delitto contro lo Stato, una forma di disobbedienza al Governo, una discriminazione contro le donne. La Chiesa rischia di essere portata davanti a qualche Corte internazionale, se il dibattito si facesse più teso, se si ascoltassero le istanze più radicali».


D:Il dibattito sull’embrione ha radicalizzato lo scontro un po’ ovunque?
R:«In un certo senso sì. Si accusa la Chiesa di non occuparsi della vita, solo perché siamo contrari alla clonazione terapeutica. La Chiesa è consapevole dei progressi e insieme dei limiti della scienza. Ma la Chiesa difende la vita. Punto e basta. E anche se si provasse il successo delle terapie con le staminali embrionali, mai si può produrre e poi sopprimere una vita per curarne un’altra. Il delirio di onnipotenza dell’uomo sarebbe a questo punto totale, con gravi danni per la nostra convivenza. E non lo dicono solo i cattolici. Ricordo Oriana Fallaci, laica e ammalata di cancro, che ha spiegato che mai permetterebbe ad alcuno di curarla con cellule provenienti da embrioni».


D:Di tutte queste cose parlerete all’incontro di Valencia?
R:«Sicuramente, e anche di molto altro. La Chiesa non ha alcuna intenzione di avviare scontri di civiltà. Né di ferire alcuno. Poniamo un problema ai Parlamenti di tutto il mondo: queste leggi si occupano del bene comune collettivo, oppure si tratta soltanto di favorire gli interessi di pochi?».


di Alberto Bobbio

(C) Famiglia Cristiana – n. 27 – 2 luglio 2006