Giù le mani dal Natale

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Aridatece Peppone (e il suo Natale)


Il 15 dicembre Cofferati inaugura il suo presepe, dove vicino alla Madonna e Gesù Bambino sono raffigurati, tra vari personaggi, Prodi in bicicletta e Moana Pozzi (nuda) inseguita dalla morte. Ancora una volta è dalle giunte di sinistra che le feste del Natale vengono trasformate in burletta…
Un Peppone certi imbecilli li avrebbe cacciati fuori dalla sezione a calci nel didietro


 

Aridatece Peppone (e il suo Natale)


Eccolo qua il presepe del compagno Cofferati: c’è Prodi ciclista, e c’è Moana Pozzi nuda inseguita dalla Morte. Alle spalle s’intravvede quell’intruso del Bambinello, chissà se c’entra qualcosa. Non stiamo scherzando: questo presepe è nella sede del Comune di Bologna, palazzo d’Accursio, ed è stato organizzato dal signor sindaco e dai suoi compari. Oltre al premier in bici (gli servirà per fuggire dai fischi?) e alla povera Moana ritratta con le vergogne di fuori (un po’ di rispetto per i morti no?) ci sono altri pilastri della storia del cristianesimo: Freud e Picasso, tanto per citarne un paio. Questo è il presepe della giunta progressista. E poi dicono che uno si butta a destra, diceva Totò.
Naturalmente qualcuno penserà che siamo degli ignoranti perché questo presepe, che diamine, l’ha fatto un artista. Non ne riporto il nome perché non lo ricordo: ma anche se me lo ricordassi non lo farei, un po’ perché non merita pubblicità e un po’ per carità cristiana, si dice il peccato ma non il peccatore. Comunque questo artista Cofferati se lo è scelto con cura. È un signore che ha fatto sapere di essere agnostico, il che non è una colpa, perché credere non è facile né obbligatorio. Ma agnostico – leggiamo sul vocabolario – vuol dire persona che «non prende posizione», «che mostra indifferenza». E invece questo genio delle statuine natalizie ha detto che sono quarant’anni che lavora sul presepe, e ha aggiunto: «Se faccio arrabbiare il cardinale sono contento». Vuol dire che tanto indifferente non è.
Insomma: uno dei tanti presepi dissacratori, o più semplicemente idioti, una vergogna a cui assistiamo da qualche tempo. Anche quest’anno in tutta Italia è un fiorire di manifestazioni «natalizie» in cui il Natale viene nascosto, oppure annacquato. Canzoncine in cui la parola Gesù viene sostituita da Virtù, presepi nei quali accanto alla capanna del Bambino vien messa una moschea, recite in cui si parla genericamente di pace e di bontà ma non si fa menzione di quel neonato ebreo che, comunque la si pensi, ha spezzato in due la storia: avanti Cristo, dopo Cristo.
La giustificazione di questi zelanti distruttori del Natale la conosciamo bene: dicono che non si devono offendere i musulmani, tanto meno i bambini che vanno a scuola. Giustificazione assurda perché gli islamici non sono affatto infastiditi dal Natale: o se ne infischiano, o ricordano che Gesù era per loro, comunque, un profeta. No, non sono i musulmani a distruggere il Natale e, più in genere, la tradizione cristiana: siamo noi occidentali devastati dal politically correct e da quel ben noto vizio dell’autoflagellazione che ci porta a ritenerci colpevoli di tutti i mali del mondo.
Lungi da noi volerla buttare in politica, ma i maestri in questa opera di demolizione delle nostre tradizioni sono gli amministratori e in genere i pensatori della sinistra. È soprattutto nelle giunte di sinistra – perché negarlo? – che le feste del Natale vengono trasformate in burletta; e sono soprattutto gli intellettuali e i giornalisti di sinistra che ci fanno una testa così sulla necessità di non offendere i musulmani, dell’aprirci alle altre culture, di non essere sordi al dialogo. È una sinistra che ci fa rimpiangere, e di molto, i vecchi comunisti di una volta, che avevano tanti difetti ma erano certamente più seri. Un Peppone certi imbecilli li avrebbe cacciati fuori dalla sezione a calci nel didietro.
Ma davvero: non vogliamo buttarla in politica. Il discorso è un altro. Cancellando il Natale, si cancella qualcosa di cui non possiamo fare a meno. Non sto parlando delle nostre tradizioni culturali: di quelle mi frega assai poco. È che il Natale – e, per estensione, tutto il cristianesimo – è qualcosa che ci riguarda ben più di una consuetudine culturale. Di fronte a questa ricorrenza, uno si chiede: ma sarà vero che duemila anni fa Dio si è fatto uomo? E che dopo la morte ci attende un’altra vita? Personalmente me lo chiedo con mille dubbi, ma anche con tutta la speranza che posso. E sono certo che queste domande, almeno una volta nella vita, se le pongono tutti.
Ecco cosa conta del Natale: se è una storia vera oppure no. Ieri ero al funerale di un mio amico di 42 anni. Ho visto sua moglie, fiera e commovente nello stare in chiesa con i due figli piccoli. Provate a consolare questa donna parlando del dialogo con l’islam e dell’integrazione con le altre culture. È altro di cui ha bisogno. Lei come tutti noi, che ogni tanto avvertiamo con un brivido d’angoscia che il tempo si fa breve.
Giù le mani dal Natale e dalla speranza che ci porta, quindi. Se non vi interessa lasciatelo perdere. Ma giù le mani.


di Michele Brambilla
Il Giornale n. 295 del 14-12-06 pagina 1




Bolzano: Gesù cancellato dai canti di Natale.
«Potrebbe offendere i musulmani»


Il principio che sta vincendo è uno solo: non offendere. Gesù bambino nei presepi? Meglio toglierlo. La parola Gesù nelle canzoncine di Natale? Sostituirla con la parola «virtù». Non è proprio la stessa cosa ma meglio non correre rischi. E nella recita di fine anno la natività si può sostituire con la storia di Cappuccetto Rosso.
Il Natale ormai rischia di diventare davvero una festa sui generis. A partire dalle scuole. L’ultima novità arriva da Bolzano. Le maestre della scuola materna «Casa del Bosco» hanno deciso di togliere dalla programmazione della tradizionale festa di Natale una canzone perché contiene un verso su Gesù. Perché? Per non offendere i musulmani e non creare differenze tra i bambini cattolici e quelli di altre religioni. I genitori protestano e dicono «no». Non vogliono rinunciare a niente e chiedono semplicemente che tutto resti così com’era prima che il politicamente corretto sconfinasse e imperasse sulla festa più amata dell’anno. Eccessi di zelo nel rispettare il principio laico della scuola pubblica mal sopportati anche dai politici.
L’unione per il Sudtirolo, partito di lingua tedesca di destra che fa capo alla pasionaria Eva Klotz, sostiene che «la tolleranza nei confronti di altre culture non significa che noi dobbiamo rinunciare alla nostra cultura e ai nostri costumi». Il senatore di An Alfredo Mantovano ha annunciato un’interrogazione al ministro della Pubblica Istruzione «perchè il governo chiarisca se comportamenti come quelli tenuti nella scuola materna di Bolzano, oltre a essere patetici, siano conformi alle leggi dello Stato». Secondo Alessandra Mussolini, «un conto è la tolleranza ed il rispetto per tutte le religioni, altro è la cancellazione di ogni riferimento alle nostre radici cristiane. Di questo passo – dice in una nota – si andrà verso una deriva nichilista che peserà sul futuro del nostro popolo. È un atto molto grave che dovrebbe scuotere le coscienze di tutti. Stiamo andando verso una ghettizzazione e una marginalizzazione dei cattolici veramente insopportabile». Sulla vicenda è intervenuta anche la Svp, che in una nota ha affermato che nella scuola di Bolzano «si percorre la via sbagliata verso la tolleranza».
A rischio però non c’è solo Gesù Bambino. Già da un paio d’anni in molte scuole materne ed elementari di Verona e provincia è sparita la tradizionale visita di Santa Lucia: la signora vestita di bianco che il 13 dicembre, accompagnata dal suo Gastaldo e dall’asinello, arrivava in classe per consegnare i doni ai piccoli e fare festa con loro, è andata in pensione. Meglio togliere ogni significato religioso alle attività scolastiche, troppi i bambini musulmani che i santi non li riconoscono. Sempre per garantire un più efficace processo di integrazione, in una scuola di Verona, la classica recita con la nascita del Bambinello è stata abolita da ogni programma didattico perché offende chi Gesù non lo prega. «Chi non riconosce il Natale, i nostri Santi, le nostre ricorrenze religiose, è libero di non aderire, ma guai a scendere a compromessi cercando alternative poco rispettose della nostra cultura millenaria», dice don Maurizio Viviani, direttore dell’ufficio scuole Scuola diocesano di Verona.
Eppure il baratto, lo scambio meno offensivo vince in tutta Italia. Lo scorso anno a Vicenza alcuni presidi avevano annunciato il boicottaggio del concorso indetto dalla provincia sul «Presepe più bello». «Non vogliamo urtare la sensibilità degli studenti atei e musulmani». Il risultato è che a quel concorso hanno partecipato trentasette scuole su poco meno di quattrocento. Sempre un anno fa a Viareggio era in pericolo «Tu scendi dalle stelle», da soppiantare con «Stella» di Antonello Venditti. Anche in quel caso i genitori avevano detto «no», e sempre per lo stesso motivo: salvaguardare il sentimento religioso di una bambina islamica. La vicenda si è conclusa con un nulla di fatto: i bambini alla fine non hanno cantato un bel nulla.


di Manila Alfano
Il Giornale n. 295 del 14-12-06 pagina 15