Fatima? Un’icona anticomunista del Novecento

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Giorgio Rumi rilegge il secolo breve: l’identità mariana come simbolo contro il bolscevismo


MILANO – Professor Rumi, i misteri di Fatima hanno percorso il “secolo breve”…


“Io per la verità lo vedo interminabile e pieno di dolori. Ma quando decise di rivelare al mondo il terzo segreto di Fatima, in un certo senso, Papa Wojtyla ha acceso la luce, altro che ritorno al passato! Non è uomo da leggende o paure, la sua devozione è luminosa e punta a ciò che conta. Ha vinto la linea di Montini: si è passati alla Scrittura, a una lettura più profonda, alla meditazione personale. Perché la Madonna ha un ruolo da mediatrice ma grazie a Dio non è più uno strumento”.

In che senso?


“Lo sa che Padre Gemelli aveva chiesto a Cadorna di mettere il Sacro Cuore sull’uniforme? Al che Cadorna, un uomo religiosissimo, rispose: eh no, questo non è l’esercito del Papa. Il compromesso fu di mettere il Sacro Cuore dentro l’uniforme, il primo venerdì del ’17 duecentomila ufficiali e milioni di soldati fecero la consacrazione scritta…”.


Lo storico Giorgio Rumi sorride, nel ’17 successe di tutto, “il primo agosto c’era stata la lettera di Benedetto XV “ai capi dei popoli belligeranti” per fermare l’”inutile strage”, poi in ottobre accadono due fatti: Caporetto e la rivoluzione bolscevica. Qualche giorno prima c’erano state le apparizioni spettacolari di Fatima. A questo punto anche l’osservatore più prudente qualche pensiero comincia a farlo”.


Del tipo?


“C’era un clima da apocalisse. Benedetto voleva la pace, a Caporetto i soldati stremati gridavano “viva il Papa, viva la rivoluzione”. L’ Osservatore avrebbe potuto scrivere: basta guerra. E invece no, pubblicò un pezzetto che diceva: la difesa della patria è un dovere del cittadino. Ho trovato un bigliettino di Achille Ratti, futuro Pio XI, che scrive: grazie a Dio il Papa non inalbera la bandiera della rivoluzione”.


Sta dicendo che la notizia di Fatima e la profezia sul comunismo in Russia hanno avuto una funzione?


“Io, da storico, mi limito a notare una certa identità cronologica. Si vede una fenomenologia interessante, l’idea della Madre, il cuore, c’è tutto un coinvolgimento emotivo che avrà, quello sì, una funzione precisa a cominciare dal Ventennio”.


Quale?


“Gente come don Gnocchi va volontaria in Russia per combattere il comunismo. C’è un’idea da Crociata, la stessa di chi era andato in Spagna a fianco dei franchisti. Uno dei cardini dell’allineamento al fascismo di gente che magari fascista non era fu proprio l’antibolscevismo. Nel ’17 pochi sapevano di Fatima, ma poi la componente mariana diventa fondamentale, come nell’apocalissi la Donna protegge il bambino dal Drago e si diceva: il drago è il comunismo”.


E nel dopoguerra?


“Inizia la fase della diga anticomunista, la Madonna pellegrina protegge la civiltà cristiana, durante una processione le tirarono pure una bomba a mano! E nel ’48 votavano per la prima volta le donne che avevano una religiosità più intensa degli uomini…”.


La statuetta della Madonna di Fatima andò in pellegrinaggio in tutta Italia nel ’59, a Catania il Paese fu consacrato al “Cuore immacolato di Maria”.


“Continua l’idea dell’emblema anticomunista, si prega per la Russia. Finché se ne parla sempre meno e poi scompare”.


Suor Lucia chiedeva che il terzo segreto fosse rivelato dopo il ’60, Giovanni XXIII lo legge e non fa nulla…


“Sul segreto non saprei. Ma intanto Stalin è morto, è un altro mondo, c’è il concilio Vaticano II, inizia l’ Ostpolitik vaticana, l’immaginario mariano si riduce a gruppi tradizionalisti. Anche Papa Montini rimarrà molto prudente, di fronte a manifestazioni di fede così estroverse, di massa. Non c’era nessun disprezzo aristocratico, è solo che lui voleva una fede scavata nell’uomo, che non ha bisogno di eventi eccezionali. Del resto era prudente pure Giovanni, figlio di contadini che aveva una vena rigorista tipica dei bergamaschi”.


Ma Wojtyla, non ha un atteggiamento diverso?


“Appartiene a un altro mondo, quello della comunicazione globale che Montini aveva appena intravisto. Fatima era troppo grossa per rimanere una questione tra il Sant’Uffizio e la segreteria di Stato. Ma non vedo ritorni “devozionali” nel senso del passato. Giovanni Paolo II ha superato la vecchia fase ed è andato a ciò che veramente conta. A un bel momento ha rivelato il testo, che non aveva nulla di scandaloso, e buonanotte. Anzi, buongiorno”.


Gian Guido Vecchi (C) Corriere della Sera, 16 febbraio 2005