Elezioni e voto cattolico

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Cattolici sveglia. Questa è una elezione chiave come quella del ’48
La linea della sinistra è di disgregare la figura politica dei cattolici italiani, riducendo il fatto cattolico al culto e all’assistenza sociale.


di Baget Bozzo Gianni

Dopo il grande sforzo del governo Berlusconi di collocare l’Italia nel cuore dell’Occidente, ciò che si delinea nel caso della vittoria dell’Unione è il passaggio a quello che potremmo chiamare il “neutralismo italiano“, una scelta che contraddice tutta la storia della repubblica italiana. L’alleanza fondamentale che costituisce l’Unione è l’alleanza tra i Ds e Rifondazione (Rc) con gli altri partiti della sinistra radicale. È questo il vero collante della coalizione, ed è questo fatto a rendere questa tornata elettorale molto diversa da quella del ’96. Senza l’unità con Rc, non sarebbe nemmeno stato possibile a Piero Fassino di raggiungere l’unità interna ai Ds. Questa alleanza ha consentito ai Ds di rimanere forza di sinistra e non di centro. Se avessero contratto alleanza solo con la Margherita e l’Udeur, i Ds non sarebbero stati più considerati un partito di sinistra. Così, all’interno dell’Unione, il collante con il centro rimane solo un aspetto marginale (la stessa Margherita non ha una cultura politica propria e differisce dai Ds soltanto perché assume – su qualche punto – posizioni vicine a quelle della Chiesa). Il centro-destra ha sostenuto la tradizione cattolica del paese nell’unico modo in cui era possibile farlo dopo la fine della Dc, ponendosi come partito laico che assume la tradizione cattolica come cultura del paese quindi come valore nazionale. I Ds non hanno tale riferimento nella loro cultura politica. Il rapporto coi cattolici è di carattere tattico ma non strategico; la linea della sinistra è di disgregare la figura politica dei cattolici italiani, riducendo il fatto cattolico al culto e all’assistenza sociale. Questa differenza tra le due coalizioni non è emersa nel dibattito politico. Perché non si tratta solo di un cambio di maggioranza, ma di un cambio di cultura politica e di orizzonte spirituale. Si è visto, del resto, nel referendum sulla procreazione assistita come sia stato impossibile ai Ds di resistere all’iniziativa laicista dei Radicali, proprio perché nei Ds il laicismo fa parte della cultura fondante e il rapporto con il cattolicesimo fa parte soltanto di una tattica politica.
Queste elezioni sono dunque così importanti come quelle del ’24, del ’48 e del ’94: indicano la scelta di un orizzonte globale del paese. Purtroppo ciò non è affatto chiaro ai cattolici italiani che preferiscono in gran parte percepire il conflitto ma non dichiararlo. Come in tutte le elezioni chiave, compresa quella del ’48, fu il sentimento del popolo a scegliere la strada giusta. Oggi la scelta è molto più confusa, ma per chi ha occhi per vedere essa è drammaticamente chiara.
bagetbozzo@ragionpolitica.it


Tempi num.9 del 23/02/2006