Cresce l’intolleranza verso il Cristianesimo

INTERVISTA

Scacco all’ateologo


In Europa cresce l’intolleranza verso il cristianesimo: parla lo studioso Baumier, che ha scritto un pamphlet contro Onfray. «Accuse ridicole e postulati falsi: così s’incrementa una mentalità anticristiana e il cattolicesimo diviene il capro espiatorio».



«Di quale cristianesimo parla Onfray? Non certo del mio o di quello dei cristiani che conosco. La sua pretesa filosofia descrive il fantasma del cristianesimo proprio solo al suo mondo. Onfray lotta contro i suoi fantasmi ed è per questo che il suo libro è spesso oltraggioso e, in termini di riflessione, di un semplicismo sconvolgente». Matthieu Baumier, di cui esce adesso in Italia l’Antitrattato di ateologia (Lindau, pp. 240, euro 18), fa parte di quell’ormai folta schiera di intellettuali francesi, non solo cattolici, che si è rivoltata negli ultimi mesi di fronte alla somma di calunnie anticristiane e antireligiose in generale, di farneticazioni intellettuali e alla fiamma nichilista del famigerato Trattato di ateologia di Michel Onfray. «Il suo cristianesimo immaginario – continua Baumier – assomiglia alle concezioni magiche che precedettero la nascita dei monoteismi. Proprio ciò a cui si è opposto il giudeo-cristianesimo».


Cosa intende quando denuncia il “sistema Onfray”?
«Il libro di Onfray propone un ateismo che è ideologico perché l’autore organizza la sua violenza antimonoteista, e in particolare anticristiana, secondo modalità di pensiero per nulla filosofiche. La questione è quella dell’etica minima dell’intellettuale. Della responsabilità dell’intellettuale che lancia accuse incontrollate nella polis, accuse infondate che trovano un’eco importante nei media e che, in questo modo, finiscono per passare per delle “evidenze”. Il trattato è fondato su confusione di concetti, riduzioni e postulati falsi. Questi tre aspetti formano un sistema».


Dove si situano, a suo avviso, le radici dell’odio anticristiano e in generale antireligioso del libro?
«Il trattato denuncia il cristianesimo come una concezione odiosa dell’uomo, della donna, dell’intelligenza… La violenza di questa visione del cristianesimo si trova già, ad esempio, in diversi libri di Nietzsche come L’Anticristo. Ma anche nella maggior parte dei filosofi materialisti dominanti. Questi modi di pensiero postulano l’esistenza di un “solo e vero mondo” e rifiutano la possibilità di una concezione non materialista della vita. Il filosofo Bernard Sichère ha di recente giustamente osservato che il pericolo attuale è rappresentato non certo dal “ritorno del religioso”, ma proprio da coloro che vogliono impedirci di credere».


Cosa pensa a proposito della “disonestà intellettuale” del libro di Onfray?
«C’è disonestà e malevolenza. Un esempio: Onfray rifiuta con un colpo di spugna semplicista la realtà del paganesimo nazista. Per lui, questo paganesimo è un “luogo comune”. Questa base quantomeno disonesta permette di spianare la strada all’odio: se il nazismo non è pagano, ci sciorina Onfray, è perché Hitler era cristiano… Nell’ultimo capitolo del mio libro, espongo quanto questa interpretazione malevola e ideologica malevolenza sia un pericolo: il saggio di Onfray mette all’indice i cristiani, in particolare i cattolici, come dei capri espiatori, responsabili di tutte le sventure degli uomini. Designare dei capri espiatori, sulla base di argomenti fraudolenti di propaganda, mi pare quantomeno pericoloso».


L’attacco gratuito alla religione le sembra ancora in voga presso alcuni strati di intellettuali francesi ed europei?
«La situazione è complessa. Ma l’attacco gratuito alla religione è diffuso nell’insieme della società europea. Per esempio, in occasione dell’elezione di Benedetto XVI, alcune reazioni sono state inammissibili: una rete televisiva privata, in Francia, ha presentato una marionetta del Papa in uniforme nazista… Attaccare il cristianesimo è diventato una specie di sport senza rischi. Credo fermamente che gli intellettuali cattolici debbano levarsi e rifiutare la violenza fatta alla fede cristiana. Nel 2005, delle chiese sono state incendiate in Francia. Nell’indifferenza generale. Il dibattito sulle radici cristiane dell’Europa è stato anch’esso profondamente choccante: l’ideologia dominante nega la realtà storica. Un anticristianesimo diffuso , che sfocia talora in un’autentica cristianofobia, fa la sua triste avanzata».


Onfray denuncia la “stupidità” di fondo dei credenti e subito dopo, senza tema di apparire assurdo, il “dominio” dei credenti sulla società. Come possono simili controsensi imporsi sull’intelligenza del lettore?
«Con decine di migliaia di lettori del suo libro, in Francia Onfray ha conquistato la copertina delle riviste più lette… Perché una tale eco? La risposta credo si trovi nell’estensione dell’incultura religiosa delle nostre società, un andamento associato talora a un autentico insabbiamento dell’intelligenza. Si cercano risposte semplici di fronte a fenomeni complessi. E cosa c’è di più semplice della teoria del complotto? Il libro di Onfray appartiene alla letteratura del complotto. Sarebbe interessante studiare i punti comuni fra i fantasmi di Dan Brown e quelli di Onfray…».


Perché ha scelto di citare Emmanuel Mounier all’inizio del suo “antitrattato”?
«Constato con gioia che il pensiero di Mounier conosce oggi un importante recupero di interesse. Come quello di Maritain, del resto, malgrado le loro differenze e opposizioni. È probabilmente giunto il momento di rileggerli osservando ciò che questi pensatori apportano al nostro mondo. Mounier ha rifiutato ogni via totalitaria, sia politica che economica, ed è sempre d’attualità. Mounier forse non sarebbe d’accordo, ma credo che il cristianesimo contemporaneo debba affermarsi oggi anche come filosofia, cioè come concezione del mondo e progetto. Il concetto di “persona” sviluppato da Mounier, ad esempio, è l’elemento fondamentale del nostro tempo. Una filosofia cristiana, fondata sulla Rivelazione, dove la fede illumini la ragione, mi pare oggi una necessità vitale. Dovremmo opporre l’umano reale, cioè la persona, e un umanesimo integrale all’individuo disintegrato che si è imposto in Europa. La crisi è nell’uomo. È giunta l’ora dell’appuntamento ritrovato dell’uomo con la sua anima».


Da Parigi Daniele Zappalà – da Avvenire.it