Campagna elettorale… vuota e noiosa

Il voto sarà anche utile,
ma la campagna elettorale è vuota

Anestetizzati da una contesa sonnacchiosa e opaca nei contenuti, gli italiani rifuggono i dibattiti in tivù, percepiscono uno scarso agonismo tra programmi elettorali e si trascinano verso un voto stanco e incerto…

Il voto del 13 e 14 aprile potrebbe essere segnato da un astensionismo da primato, complici la noia e il torpore della campagna elettorale. Lo ha scritto Avvenire, lo ha confermato Aldo Grasso sul Corriere, lo pensano due accademici e osservatori della politica come Angelo Panebianco e Alessandro Campi.
Anestetizzati da una contesa sonnacchiosa e opaca nei contenuti, gli italiani rifuggono i dibattiti in tivù, percepiscono uno scarso agonismo tra programmi elettorali e si trascinano verso un voto stanco e incerto. Domenica scorsa lo ha scritto Avvenire; citando – con ironia – la soap opera intorno al duello televisivo tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni come il momento più elettrizzante dell’intera fiction elettorale: l’unico tema ad aver offerto ai quotidiani il brivido di una quasi notizia. "E’ scontro sul duello" titolò Repubblica con (involontario?) gusto del paradosso. Persino Veltroni sembra essere d’accordo con l’idea di una campagna vuota, priva di attrattive, che sfugge alla realtà e ai problemi del paese. Il segretario del Pd ha raccolto con un gesto di assenso il giudizio critico di Avvenire, "sebbene – ha specificato – le osservazioni non coinvolgono direttamente me". Eppure c’è chi punta il dito proprio contro Veltroni e il favorito vincitore Berlusconi. "Sono in gara da anni, tutti loro: Fini, D’Alema, Fassino, Bossi, Veltroni e Berlusconi – dice il professor Campi – Non hanno più né lo slancio né la freschezza di chi è ancora capace di emozionarsi e di crederci".
Vota, vota, vota, ma la campagna elettorale è vuota. Così sul Corriere della Sera Aldo Grasso espone gli impietosi flop delle tribune elettorali, dei talk show, dei dibattiti politici. Il problema – dice il professore – è che i candidati non esprimono opinioni, non si espongono, "ma recitano un copione sempre uguale". Che annoia. Venerdì, per esempio, Matrix è stato il programma più visto. Ma solo perché non c’erano politici. Bensì, a commentare, erano invitati Edmondo Berselli e Nando Pagnoncelli. Dunque opinioni precise e sondaggi, quello che gli spettatori cercano con ansia. Volete sapere, qual è il momento più seguito di Ballarò? "L’incipit di Maurizio Crozza – rivela Grasso- Il giullare che può permettersi di dire qualcosa di significativo sulla politica. Dateci un punto di vista, per favore: questo chiede la gente": Ma insomma perché i leader non parlano chiaro, perché i politici non discutono? Campi dice che Pd e Pdl sono due soggetti talmente giovani da essere stati costretti a puntare tutto sulla presentazione dei nuovi marchi di fabbrica, a discapito dei contenuti: "Per usare un’espressione berlusconiana – dice – hanno dovuto imporre il brand. E dunque niente politica estera, niente temi sensibili, poca dialettica". Le caratteristiche della legge elettorale proporzionale (senza preferenze), poi, non stimolano la contrapposizione tra candidati. Specie nei collegi e sul territorio. Così, dove le elezioni politiche non coincidono con quelle amministrative, non si vedono neppure i manifesti elettorali, la propaganda, la pubblicità con i volti dei candidati in effige. "Non ci sono facce, non ci sono comizi, non ci sono dibattiti – prosegue Campi – nessun tipo di manifestazione tra candidati appartenenti a schieramenti contrapposti. Insomma non si percepisce il clima elettorale, ma trionfa un piattume sonnolento che corrisponde a una carenza progettuale". Deficienza della politica – dice Campi – ma colpa anche della legge elettorale. Panebianco – per esempio – ritiene positivo il carattere pacato ("non fracassone") di questa ultima competizione, ma aggiunge uno schiaffone al così detto porcellum. "Permette a molta gente di essere eletta senza mettersi veramente in gioco – spiega – E questo annulla la vivacità della competizione e offre una sensazione di vuoto, perché delega il dibattito alla sola parola dei leader". Ecco. Non è un caso che domenica, al Sistina di Roma, la risata più fragorosa che il pubblico ha regalato all’Edipo rivisitato da Enrico Brignano fosse per questa battuta: "La tragedia, Giocasta, non è quella del tuo figlio marito (che adesso s’è pure accecato). La vera tragedia è che nun sapemo per chi dovemo votà".

Il Foglio 01 aprile 2008